“I giovani diventino una priorità della politica e dell’azione collettiva nazionali”.
È l’appello alle Istituzioni e alla società civile che lancia il Tavolo ecclesiale dipendenze – costituito da Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Casa dei Giovani, Cdo Opere sociali, Comunità Emmanuel, Comunità di Sant’Egidio, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), Nuovi Orizzonti, Salesiani per il sociale Aps, in collaborazione con la Caritas Italiana –, nel documento “Tempo di sogni. Costruire il futuro con i giovani”, un insieme di riflessioni e proposte in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe 2021, che si celebra sabato 26 giugno.
Con l’emergenza sanitaria da Covid-19 “abbiamo reso” adolescenti e giovani “invisibili e inutili”. Ma soprattutto “la pandemia ha ulteriormente messo ai margini della società i giovani e i più fragili. Quelli che già scontavano un ingiustificabile disinteresse per la propria condizione”.
In questo scenario, non si è registrato “un calo dei consumi di sostanze stupefacenti, sono invece cambiate le modalità di acquisto e di consumo. I giovani hanno scoperto sempre più i nuovi mercati online, sono divenuti esperti navigatori nel dark web”. Un cambiamento che “impatta notevolmente sulla possibilità di aggancio precoce da parte dei servizi, peggiorando una situazione già di per sé critica”.
Gli effetti della pandemia sulle dipendenze dei giovani
La paura del futuro, lo sgretolarsi delle certezze, la tensione in famiglia, il malessere diffuso, insieme con l’offerta di sostanze e l’esposizione all’offerta anche tra i più giovani. Ancora, il policonsumo – alcol, droghe vecchie e nuove, psicofarmaci -, la sperimentazione di nuove sostanze sono tra gli effetti collaterali della pandemia per parecchi giovani.
“I dati relativi al consumo di sostanze illegali da parte dei giovani in età scolare tra i 15 ed i 19 anni – gli ultimi disponibili, ripresi dalla Relazione al Parlamento – ci dicono che 1 ragazzo su 3 dichiara di aver usato almeno una volta sostanze illegali”, si legge nel documento.
“Senza favorire rimozioni e senza anestetizzare il negativo”, “l’accompagnamento dei giovani da parte degli adulti può essere sintetizzato con tre verbi: suscitare, prendere sul serio e ricordare”.
Chi accompagna “deve invitare il giovane a sognare, deve suscitare il desiderio di guardare più in là”. Per il Tavolo ecclesiale dipendenze, “c’è bisogno di un nuovo patto sociale e generazionale che consenta di generare quella coesione sociale che è alla base delle possibilità di sviluppo di ciascuna comunità locale. Perché il futuro non è altro che il frutto delle possibilità che si costruiscono nel presente”.
Una legge incapace di risposte adeguate alle dipendenze dei giovani
Per quanto riguarda il settore specifico delle dipendenze, “se è vero che negli ultimi cinque anni i minori in carico al servizio sanitario per problemi di dipendenza sono raddoppiati, è purtroppo altrettanto vero che l’intero sistema di cura e riabilitazione per le dipendenze patologiche è scritto per altri, o meglio per un’altra epoca, quella della fine degli anni Ottanta”.
Siamo infatti ancora fermi alla legge 309 del 1990″, nata come risposta all’eroinomane “classico”. Legge “incapace, come dimostrano i dati, di rispondere in modo adeguato alle esigenze di un fenomeno che è invece in costante evoluzione”.
Del resto “è evidente l’assoluto disinteresse, ormai più che decennale, di una politica sorda alle istanze che pervengono quotidianamente dalla rete dei servizi del pubblico e del privato sociale accreditato”.
La pandemia “ci sta mostrando tutta l’inadeguatezza del nostro sistema di intervento educativo e riabilitativo, in particolare con le fasce più giovani”. Di qui la necessità di “investire” su alcune “priorità”. Innanzitutto, “riscrivere immediatamente, in modo condiviso con tutti gli attori del sistema, il modello di intervento, ricostruendo i luoghi del confronto, iniziando dalla Conferenza nazionale sulle droghe attesa ormai da più di 11 anni”
Poi “ricostruire al più presto i luoghi della relazione per e con i nostri giovani. Garantendo sin da subito percorsi educativi strutturati e in presenza. Percorsi capaci, seppure nel rispetto delle necessarie misure di sicurezza anti-Covid, di restituire ai ragazzi, almeno in parte, il tempo perduto”.
Sostegno alle strutture che si occupano di giovani con dipendenze
Inoltre, “accompagnare le famiglie, supportandole per attraversare questo periodo d’ombra caratterizzato dalla mancanza di certezze. E quindi di incapacità a fornire risposte educative coerenti ai nostri figli”.
Ancora, “fornire adeguato accompagnamento e sostegno alle strutture educative specialistiche, diurne e residenziali, che si occupano di minori con dipendenze. E anche con problemi comportamentali e con patologie psichiatriche. Strutture che in questa fase hanno dovuto approntare, nel silenzio e nell’abbandono generale, nuovi percorsi educativo-riabilitativi. Percorsi capaci di tenere conto delle mutate esigenze e dell’emergenza sanitaria, prevedendo, prevenendo, le possibili fasi successive”.
Infine, “sviluppare in modo diffuso una qualificata rete di prossimità nei luoghi del consumo, dell’abuso della dipendenza con equipe territoriali capaci di ascolto, counseling, accoglienza e presa in carico precoce. Cosa peraltro stabilita nei Livelli essenziali di assistenza, ma ancora disattesa nel nostro Paese”.
“I giovani e i giovanissimi stanno già scrivendo il futuro”, conclude il Tavolo ecclesiale dipendenze . “Abbiamo bisogno di loro -sottolinea – perché i nostri sguardi sono limitati e le nostre parole, da sole, suonano vecchie. Abbiamo bisogno di loro per provare a costruire insieme un mondo più giusto e sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico”.
Gigliola Alfaro