Internet è una buona alleanza tra rete e libertà? Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Uzbekistan, Siria, Turkmenistan e Vietnam: è lungo l’elenco dei Paesi dove il lume della democrazia resta acceso solo grazie a pochi attivisti che hanno fatto della Rete il luogo sicuro dove incontrarsi e far sentire la propria voce. L’Iran, la Tunisia, l’Egitto e la Libia sono poi gli esempi di come Internet può non solo essere lo scantinato virtuale dove le sacche di democrazia trovano riparo, ma perfino il motore dei processi di democratizzazione.
Internet: una buona alleanza tra Rete e libertà? le primavere arabe
Le vicende nordafricane di queste settimane hanno due grandi protagonisti: i giovani e la Rete. I social network e gli strumenti del web 2.0 (Youtube, Twitter, Facebook) hanno permesso a migliaia di quei ragazzi scesi ine piazza per rovesciare i regimi che opprimevano le loro libertà e a quelli che in queste ore combattono per la cacciata del Colonnello di conoscere un altro mondo, di farsi conoscere (e far conoscere a noi occidentali la situazione del loro Paese) e di organizzarsi. Una grande rivoluzione sociale, perché nata (anche) grazie ai social network.
Due settimane fa il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, in un discorso alla George Washington University ha chiesto nuovi interventi tecnico-regolamentari per fare in modo che il web possa essere ovunque il veicolo della libertà d’espressione per il popolo. “Per gli Usa – ha spiegato Clinton – la scelta è chiara; noi ci poniamo dalla parte dell’apertura. La libertà di Internet causa delle tensioni, come tutte le libertà, ma i benefici superano i costi”. Un’opinione espressa in modo ancora più chiaro e forte in una recentissima intervista alla Abc.
Nel corso di questa, Hillary Clinton ha usato parole molto chiare. Ha dichiarato: “l’amministrazione Usa intende usare i media sociali per comunicare con i milioni di persone che li usano nel mondo per far arrivare direttamente le nostre proposte politiche”. “Ma soprattutto – ha detto ancora – vogliamo metterci in contatto con queste popolazioni. Sono incredibilmente giovani e piene di energie e cercano di far valere le proprie aspirazioni”.
La repressione nell’era digitale
Le immagini della polizia iraniana che malmena e uccide chi protesta hanno fatto il giro del mondo. Hanno permesso a molti altri giovani di trovare la forza e il coraggio di ribellarsi. Di questa capacità rivoluzionaria di Internet i regimi di ogni latitudine sono ben consapevoli. Lo dimostrano i tentavi delle dittature nordafricane di porre a tacere la Rete nei giorni in cui vedevano (o vedono) vacillare il loro potere.
Mubarak era riuscito a spegnere completamente Internet nelle ore che avrebbero preceduto il suo declino, anche il suo “collega” tunisino Ben Ali aveva provato invano e, in questi giorni, Gheddafi ha ordinato il divieto di accesso ai social network e ad altri siti. Ultimi colpi di coda di dittature che cercano di resistere alla forza della Rete.
Antonio Rita