I Florio / Storia della famiglia che cambiò la Sicilia

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La famiglia dei Florio è certamente una delle più influenti nella storia della Sicilia. Le loro vicende, durate quasi 150 anni, si intrecciano con la storia del Regno d’Italia. Protagonisti di importanti investimenti in tutti i campi, dall’editoria all’ittica fino alla cultura, hanno avuto successo sostanzialmente in tutto: del resto la loro fama li precede. I Florio sono figli del proprio tempo: purtroppo la loro storia termina violentemente con l’affacciarsi della Prima Guerra Mondiale.

Sicilia / Storia della famiglia Florio

La storia della famiglia inizia nel 1783, quando, a seguito del terremoto di Calabria, Paolo Florio si trasferisce in Sicilia. Apre una drogheria nel cuore di Palermo, in cui vende spezie e altri prodotti esportati dalle colonie. La bottega di Via dei Materassai si rivela un investimento redditizio. Nel giro di pochi anni, non esisteva a Palermo una drogheria paragonabile a quella dei Florio. La varietà e la qualità dei loro prodotti li resero molto noti ai numerosi imprenditori inglesi, nonché ai membri della corte dei Borbone. Alla morte di Paolo, viene nominato erede universale il figlio Vincenzo, di 8 anni. Per alcuni anni, lo sostituisce nella guida dell’attività lo zio Ignazio.

La nascita di un impero

Quando Vincenzo diventa maggiorenne, è ormai un ricco mercante che può permettersi di trattare di tutto. Il suo capitale gli consente di ampliare il giro di affari ed iniziare ad approfittare delle ricchezze naturali della Sicilia. Nutre grandi speranze per il futuro. Comincia ad investire, costruendo un piccolo impero economico. Osa fondare le Cantine Florio a Marsala, sbaragliando la serrata concorrenza degli inglesi. Finanzia le tonnare di Favignana, il Banco Florio, i battelli a vapore e molto altro. Viene anche nominato senatore del Regno d’Italia. Ha successo in qualunque settore: è un giovane ambizioso che sembra tenere il mondo nelle sue mani.

L’apice di una dinastia

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La tonnara Florio a Palermo

Proprio mentre l’Europa è al centro del mondo, i Florio raggiungono l’apice della loro storia. Grazie al figlio Ignazio, la famiglia acquista l’intero arcipelago delle Egadi. Ma non solo: l’idea di conservare il tonno sott’olio gli consente di ampliare ulteriormente il loro patrimonio. Fonda la Società di navigazione generale italiana insieme ai “nemici” di sempre, i Rubattino. I Florio ottengono così il monopolio dei trasporti nel Mediterraneo.

Belle époque: la quiete prima della tempesta

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Palermo è a tutti gli effetti una capitale europea. Vive un vero e proprio risveglio culturale per la Sicilia. I Florio sono guidati da Ignazio junior, il mecenate, il quale porta a termine spettacolari opere architettoniche, come il Teatro Massimo Bellini, Villa Igiea. Palermo respira un’aria diversa: non c’è evento pubblico senza la presenza dei Florio. Ignazio sposa la bellissima Donna Franca, la “regina di Palermo”. In quegli anni la storia coincide con il mito: c’è fiducia nel progresso e nella pace. Per i Florio e l’Italia saranno gli ultimi anni di splendore prima del tracollo.

Persone o personaggi?

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Ritratto di Franca Florio del pittore Boldini

Franca e Ignazio Florio hanno vissuto una vita sopra le righe nonostante le difficoltà finanziarie dei primi del Novecento (Guerre mondiali e crisi del ’29). Su di loro è andata crescendo negli anni un’aura mitologica. La bellezza di Donna Franca è quasi una leggenda. Molti pittori e scultori come Canova non hanno potuto resistere alla tentazione di immortalare la “Stella d’Italia”. All’inaugurazione del Teatro Massimo, Gabriele D’Annunzio rimase folgorato dalla sua bellezza. Da lì in poi la chiamò “l’unica”. Altri ancora sostengono che Franca abbia giocato in una sera lo stipendio di dieci operai, quelli che il marito non riusciva più a pagare.

La mitica Targa Florio

Un altro motivo di orgoglio per la famiglia è sicuramente la celeberrima Targa Florio. Consiste in una gara automobilistica su terra battuta che si svolgeva negli aspri monti palermitani e coinvolgeva piloti da tutto il mondo. Le cronache dell’epoca parlano di una corsa leggendaria, fatta di sorpassi mozzafiato. Il percorso era lungo 148 km ed era formato da ben 900 curve. L’obiettivo di Florio? Mostrare l’abilità al volante. Ogni anno la gara registrava una calorosa partecipazione da parte del pubblico. Chi vi ha partecipato da bambino, ricorda ancora  con commozione l’avvenimento.

Il tracollo

Con lo scoppio della guerra, i Florio non hanno lo stesso potere che detenevano in passato. Il vino Marsala perde molte commesse all’estero a causa della concorrenza dei vini scadenti. Emergono le gelosie e i rancori per il monopolio ventennale dei trasporti nel Mediterraneo. Aumentano i debiti con le banche: i Florio sono costretti a vendere tutti i loro possedimenti. Ormai è il nord Italia a dettare le strategie di sviluppo industriale. La Sicilia è definitivamente una regione marginale. Ignazio jr tenta di resistere alla rovina aprendo una nuova compagnia di navigazione e una tonnara. Ma fu tutto inutile: il tracollo era ormai inevitabile.

Falliti?

Ignazio e Franca Florio hanno venduto tutte le loro terre ed i loro gioielli. Non hanno voluto che niente rimanesse. Con grande dignità, i membri della famiglia si sono ritirati prima a Roma, poi di nuovo a Palermo. L’unico edificio rimasto in mano loro è lo storico Castello dell’Arenella. Si dice che gli zar di Russia Nicola I e Alessandra rimasero talmente affascinati dalla sala in fondo al corridoio da riprodurla a San Pietroburgo. I coniugi Florio vi trascorsero gli ultimi anni della loro vita. Il passatempo di Ignazio era quello di sedersi alla finestra ogni sera alla stessa ora aspettando il passaggio della stessa barca che un tempo era stata sua.

In un’epoca in cui chi falliva si uccideva, i Florio hanno scelto di vivere con dignità e umiltà. Tutto ciò che hanno potuto pagare, lo hanno liquidato personalmente. La loro storia leggendaria ha ispirato numerosi documentari e libri. Forse è per questo che non sono stati dimenticati e mai lo saranno.

Cristina Di Mauro

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