Un convenire ricco di significato per le Suore Serve della Divina Provvidenza, la chiesa di Catania e il mondo, quello celebrato in occasione del primo centenario della congregazione attraverso una solenne concelebrazione eucaristica lo scorso 14 settembre, nella Casa madre di via Monreale, a Catania. Un sobrio ma sentito momento di lode e ringraziamento a Dio, particolarmente impreziosito dalla ricorrenza di 50 anni e 60 anni di professione religiosa di alcune consorelle.
Anniversario / 100 anni per le Suore Serve della Divina Provvidenza
Ma il principale ringraziamento proviene senza dubbio dal territorio compreso nella provincia di Catania che ha trovato in queste donne delle autentiche madri a tempo pieno. Madri senza pretese di gratitudine, senza fronzoli rispetto a curricula, provenienze e drammi delle persone che bussavano alla porta di collegi e case famiglia loro affidate. “Madri, non zitelle”, si era raccomandato Papa Francesco nel maggio 2013 incontrando gli ordini femminili. Una vocazione proficua e provvidenziale pienamente incarnata dalle Serve della Divina Provvidenza. Come vuole il carisma che da un secolo irrora d’amore un territorio ove ancora troppe persone a disagio sociale non saprebbero altrimenti dove posare il capo o trovare un ristoro morale e materiale dignitoso, senza l’assistenza di questa madri.
I 100 anni di un “sì” per le Suore Serve della Divina Provvidenza
“La nostra Congregazione nasce grazie all’intuizione e al “Sì” di una donna del popolo catanese, Maria Marletta. Agli inizi del secolo scorso, attratta dall’Amore di Dio, Padre Misericordioso e Provvidente, decide di consacrare la propria vita al Suo servizio, e, con audacia e fermezza, lascia la sua famiglia per dedicarsi ai bambini e ai giovani che la Provvidenza le fa incontrare. Venendo man mano a contatto con giovani donne private del diritto di avere una famiglia, raccoglie le loro confidenze, le ascolta nelle loro storie di grande povertà morale e spirituale.
In lei si fa strada con forza il desiderio di dare una risposta ai bisogni che man mano vede emergere. Prende corpo nel suo intimo il sogno di offrire loro un cuore di madre e una casa, perché comprende e sa bene cosa voglia dire essere privati del supporto familiare, e soprattutto del diritto fondamentale di sentirsi amati e amare” ha ricostruito nell’occasione la madre generale, suor Vita Parisi (nella foto).
Un sogno, una vocazione
Il sogno ben presto si tramuta in progetto di vita e per lei è l’inizio di una avventura che oggi compie cento anni. “Avventura non priva di difficoltà, incomprensioni e sofferenze; ma la fede di Maria Marletta è grande: forte come una roccia, mai vacilla. Gesù è per lei forza; è suo amico, la sua guida; è il suo sposo; e con il coraggio e l’audacia che scaturisce da questa intima unione, aiutata dalla sua fedele amica Maria Carnazza, dà inizio ad un’opera del tutto nuova nel suo genere a Catania” sottolinea la madre generale.
Gli inizi delle Suore Serve della Divina Provvidenza
Era il 14 settembre del 1921, quando, all’imbrunire, aprì la prima casa famiglia nella zona di Cibali. Come racconta lei stesa nel suo diario, nella casa mancava tutto, ma il cuore era ricco di fiducia nella Provvidenza. Lei e le prime ragazze accolte in quella casa sentivano non solo l’odore di calce, ma soprattutto quello, mai prima sperimentato, di una comunità familiare. All’apertura di quella prima casa ne seguirono altre, a Catania e provincia. I bisogni degli inizi dell’Opera erano tanti: le richieste di aiuto aumentavano di giorno in giorno. Questa nascente realtà doveva quotidianamente fare i conti con la povertà di mezzi di cui disponeva. Nella preghiera, tuttavia, Maria Marletta trovava forza e luce per andare avanti: certa che mai Dio l’avrebbe abbandonata.
Forte di ciò, continuò la sua avventura con le prime compagne. Nella povertà di mezzi, pensò bene di affidare l’Opera nascente nelle mani di un grande uomo. Lo stesso che Dio aveva scelto per sostenere e portare avanti il suo piano di salvezza, piano che in Maria Immacolata aveva avuto inizio il giorno dell’Annunciazione. San Giuseppe è l’uomo scelto da Dio per custodire ed educare Gesù. San Giuseppe e Maria Immacolata furono scelti dalla fondatrice per portare avanti la sua Opera, che lei sempre amava definire “opera di Dio”. Con fede tenace nell’aiuto della Sacra famiglia di Nazareth, Maria Marletta non si risparmiò, aiutata dalle tante giovani che, avvicinandosi alla sua opera, ne rimanevano attratte.
Un secolo di opere
Con generosità e creatività, lavorò al servizio di bambini e giovani in pericolo morale, donando alla chiesa di Catania una nuova famiglia religiosa, cui diede il nome di “Suore Serve della Divina Provvidenza”. La sua opera ha attraversato un secolo di storia. Tra questi, 18 anni anche oltre oceano, essendo state le sue figlie chiamate a servire una comunità parrocchiale in America latina. “Madre Marletta ha lasciato questa terra il 25 settembre del 1966. Noi, sue figlie, oltre a custodire il carisma come dono prezioso, abbiamo continuato a viverlo con impegno, al servizio di bambini, ragazzi e giovani privati di un valido sostegno familiare. Tra le molte opere, sono recenti i molti laboratori e la Bottega di San Giuseppe, che hanno restituito la dignità del lavoro a tanti.
Pur nella povertà numerica che ogni giorno sperimentiamo, sentiamo il bisogno di scrutare i segni dei tempi per discernere la volontà di Dio nell’oggi della nostra storia. Consapevoli della bellezza del dono ricevuto, avvertiamo tutta la responsabilità che esso comporta. E’ un tesoro che portiamo in vasi di argilla – afferma la madre generale. – Ma come strumenti docili nelle mani dell’Artigiano divino, con la semplicità e l’umiltà testimoniate dalla Madre Fondatrice, cerchiamo, insieme ai tanti laici che ci collaborano, di custodire e incarnare il carisma con fedeltà creativa.
“Un tesoro in vasi d’argilla”
Proviamo a farlo – prosegue – nei luoghi in cui Dio ci chiama a operare, donando un servizio di accoglienza ai piccoli di oggi: fratelli e sorelle che, senza il supporto della famiglia d’origine, e anche a causa della carenza di valori umani e cristiani, rischiano di rimanere ‘ai margini’ della società e di smarrirsi in mezzo alla complessità. Il nostro servizio – conclude – è solo una goccia nell’oceano, ne siamo consapevoli. Il Bene fatto lo conosce Dio e i bimbi, ragazzi e giovani che attraverso la nostra opera hanno fatto e fanno l’esperienza dell’Amore Provvidente di Dio Padre, che mai abbandona i suoi figli.
Siamo certe che Lui, padre tenero e amorevole, continuerà a benedire gli sforzi e le fatiche di ogni giorno, perché l’opera è Sua. Al sacrificio di Cristo, uniamo il nostro e il vostro desiderio di futuro. A lui, il solo che può donarci molto più di quanto osiamo chiedere, domandare e sperare”.
“La protezione dell’Avvocato”
“Per sempre e in eterno sarò tua, compagno della mia vita, confessore, direttore spirituale, professore (…)” scriveva Maria Marletta. “Ero sicura della protezione dell’Avvocato, Gesù Benedetto, l’ala preziosa da cui mi sono sentita sempre protetta. Considerare le ragazze e i poveri come signori e padroni” era un altro dei suoi precisi convincimenti. Serve nelle opere e nello Spirito, a imitazione di Gesù che “spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo” le ha definite mons. Salvatore Consoli, presiedendo la Santa messa di anniversario.
Grata a questo polmone silenzioso e vitale per il territorio, anche la redazione della Voce dell’Jonio tutta non può che unirsi calorosamente al ringraziamento, certa di come, citando mons. Consoli, “occorra consegnare il passato alla Misericordia di Dio, il futuro alla Provvidenza. Vivere il presente in atteggiamento di abbandono e di serenità, come autentiche spose di Cristo”.
Mario Agostino