La rinuncia del Papa. Mons. Antonino Raspanti: “Scelta di libertà e fede, ma stabilità immutata”

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A pochi giorni dell’annuncio della rinuncia al Pontificato e al ministero di Vescovo di Roma da parte di Benedetto XVI, abbiamo intervistato il nostro Vescovo, mons. Antonino Raspanti.

Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale
Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale

– Eccellenza, come ha accolto, lei personalmente, tale notizia?

“Inizialmente sono rimasto molto sorpreso, emozionato, e l’emozione e la sensibilità mi ha fatto sentire mille sensazioni che andavano dallo sgomento, allo smarrimento. E i quesiti, i perché… Alcune ore le ho trascorse così. Poi il lunedì sera e soprattutto l’indomani una serenità è entrata nel mio animo perché ho guardato al punto focale della vita della Chiesa che è lo Spirito Santo e al fondatore e capo Gesù, per cui mi sono rasserenato molto e ho una certezza, che il Signore guida autorevolmente sempre la Chiesa e che quindi questo non significava un traballamento dell’istituzione ecclesiale, quanto piuttosto un atto di discernimento, poi di coraggio, di umiltà da parte del Pontefice che constatava di non avere più le forze.”

Quale segno e messaggio si possono cogliere in questo forte gesto deciso nell’anno della fede?

“Un segno non è facile e l’interpretazione del fatto… Ne abbiamo sentite tante e ognuno dice la sua… Per quanto mi riguarda mi ha rimandato alla fede, mi ha rimandato ad una certezza a non lasciare condizionare la mia fede da singoli avvenimenti storici, ad incertezze storiche ed al fluttuare degli eventi che nella storia inevitabilmente si susseguono. La fede è come la barca di Pietro: attraversa questi flutti, queste ondate nella storia, le attraversa perché guidata da Cristo. Dunque, io direi un rafforzamento, una conferma della nostra fede, una comunione intorno a Cristo e al suo vicario in terra che è il Santo Padre.”

– Si può cogliere dietro questo gesto, magari non consueto, un ammonimento, magari tacito, da parte del Papa verso i suoi figli più diretti?

“Questo lo hanno detto in molti… io non so se si possa cogliere con certezza. Si può, certo, ma non è detto… si può cogliere anche l’altra, l’altra intendo dire quello che ha detto il Papa, che non ce la fa e dunque non se la sente, e dunque questo potrebbe anche aprire a sviluppi – sul ministero di Pietro, sul successore di Pietro – ecclesiologici diversi. E cioè appunto che il Santo Padre, che è il Vescovo di Roma, in qualche modo va interpretato in modo più elastico circa questo “assolutamente a vita”, perché oggi forse a differenza di ieri le tecnologie, la medicina riescono a portare un uomo molto avanti negli anni, ma non certo con le forze che ci vogliono per reggere la Chiesa, e d’altra parte essendo la Chiesa, le comunicazioni nel mondo, essendo insomma i tempi cambiati, credo che il ministero come quello del papato sia sottoposto ad uno stress di lavoro veramente enorme. Per cui se mettiamo insieme queste due cose si può aprire questa ipotesi di un nuovo percorso che non so cosa aprirà nel futuro, non lo posso prevedere.”

– In un’epoca di estrema efficienza ed attivismo in cui l’uomo è il protagonista, il gesto di Benedetto XVI può essere colto come invito a ricordare quella categoria, teologica e umana insieme, della “debolezza”, quale consegna di sé all’unico Signore della storia?

“Indubbiamente è questo un tratto caratteristico di quest’uomo che è diventato Papa e può diventare un ammonimento per tutti. Cosa voglio dire: che lui è una persona che pensa che il principale valore di evangelizzazione sulla terra è appunto pregare, coltivare la contemplazione, la conoscenza approfondita intima, personale e razionale di Cristo, e questo è cruciale e forse la parte principale nel governare la Chiesa, nel diffondere il Vangelo. Questa è la sua opinione. Diventando Sommo Pontefice, indubbiamente quest’uomo porta su quel luogo e quindi diventa messaggio per tutti questa sua ipotesi, questa sua idea. E in questa idea, la creaturalità, la debolezza, la fragilità umana, vengono in primo piano perché sono invitati ad abbandonarsi a deporsi con piena fiducia, con piena fede a confidare nel Pastore della Chiesa che è Cristo. Questo è un monito per tutti? Certo che è un monito per tutti, perché è la condizione umana di tutti noi e… diventa una particolare legge per il papato del futuro? Penso di no… non si può dire, penso di no però perché è un atto di libertà e come lui è stato libero di far questo, credo che mantenendo le caratteristiche della unicità di Vescovo di Roma sugli altri Vescovi, anche il Vescovo di Roma futuro e i futuri devono continuare ad essere liberi di fare scelte sovrane. Significa di non dimettersi… non di dimettersi… di non dimettersi… in qualunque situazione si trovi. Voglio dire che occorre preservare la particolarità e l’unicità del papato il quale in tutti gli uomini che lo vivono – tutti i papi – deve poter essere sovrano e non condizionato e non sottomesso a condizioni precostituite. Quindi, come il precedente pontefice ad esempio, che ha fatto una scelta che sembra opposta all’attuale, perché nel suo animo ha fatto un discernimento ed ha colto che per lui era necessario piuttosto andare avanti fino in fondo, così, con altrettanta libertà e dunque diritto, ha fatto questo papa a dire, a giudicare nella sua libertà di coscienza davanti a Dio e davanti alla Chiesa, che il suo vigore veniva meno e dunque occorre nuovo vigore per governare la Chiesa. Dunque quello che io vorrei dire e sottolineare è questa libertà sovrana del Papa. Oggi c’è un delirio di onnipotenza dell’uomo contemporaneo che attraversa tecnologie dove  sembra di dominare tutto senza limiti. Questo gesto del Papa evidenzia invece che l’uomo è sempre una creatura con dei limiti, questo lo sottolinea con forza.”

– Un messaggio per la gente comune?

“Di non disorientarsi, di non sentirsi defraudati di qualcosa, di non pensare che l’unica cosa ferma che rimaneva era l’istituzione della Chiesa come baluardo di sicurezza e invece ora cambia… In realtà non è cambiato… è una scelta storica ma possibile, cioè non è che la Chiesa adesso con questo gesto del Papa – il Papa ha fatto una cosa che prima era vietata fare e adesso lui si è permesso di farla – no, era e rimane una possibilità. Dunque la Chiesa non è mutata, non è cambiata, la sua credibilità e la sua autorevolezza rimane tale e quale ed è casomai soltanto indebolita, non dal fattore umano creaturale, ma dal fattore umano colpevole, cioè là dove la Chiesa eventualmente, come il Papa accennava, dà una controtestimonianza di uomini, dividendoci tra noi, non amandoci, non amando il mondo, non aderendo con radicalità al Vangelo… Cioè le uniche cose che possono indebolire l’autorevolezza della Chiesa sono la minore fedeltà a Cristo e alla Parola del suo Vangelo e non gesti come questi che invece sono gesti in piena fedeltà al Signore. Quindi vorrei da questo punto di vista rassicurare il popolo e i credenti soprattutto e anche i non credenti, che da questo punto di vista non è cambiato assolutamente niente. Tutto rimane esattamente come prima, stabile come prima, con una situazione nuova per noi che da secoli non si verificava, ma sostanzialmente è una situazione invariata.”

Eccellenza, c’è qualche iniziativa in programma nella nostra diocesi per sottolineare il passaggio dalla fine del ministero di Benedetto XVI con l’inizio del nuovo?

“Il 28 febbraio si celebrerà la santa messa nelle Chiese Madri dei comuni della diocesi. Per Acireale si celebrerà in Cattedrale e qui renderemo grazie al Signore per questo Papa e pregheremo per lui.”

Letizia Franzone

 

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