Russia / Dall’URSS a una democrazia precaria

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La Russia di oggi, sorta sulle ceneri dell’URSS dopo il 1991, può definirsi una democrazia di stampo occidentale? L’Unione Sovietica, protagonista della Seconda Guerra Mondiale e, più in generale, del dopoguerra, fu la superpotenza comunista che divise con gli americani l’intero pianeta in due sfere di influenza. La sua, si estendeva dall’Asia all’Europa, dai più remoti territori dell’Estremo Oriente a Berlino, divisa in due, e ai sovietici spettava la sua parte Est.

Russia / Dall’URSS a una democrazia precaria

L’Europa orientale, in particolare tutti i Paesi del Patto di Varsavia, fu fortemente influenzata dalle politiche socialiste imposte dal PCUS (Partito Comunista Dell’Unione Sovietica). Questo voleva ‘esportare’ la propria visione del mondo, portando avanti la propria dottrina del socialismo reale. Ma non tutti i paesi furono contenti di ospitare un regime socialista. Lo dimostrano le rivolte in Ungheria e in Cecoslovacchia (1956, 1968), così come i cittadini di Berlino Est che sistematicamente fuggivano dalla propria parte di città per andare a Ovest, motivo per cui l’URSS decise di far costruire il tristemente noto muro che impedisse il libero passaggio. Completato nel 1961, il muro di Berlino divenne simbolo della divisione di due mondi.

1989: il crollo del muro di Berlino

Nel 1989 il muro crollò. Il mondo sovietico, di lì a due anni, finì definitivamente. Le sue eredità passarono alla Repubblica Federale Russa, che chiaramente si distaccò dalla forma Partito-Stato e dalle altre forme caratterizzanti del regime comunista, per ambientarsi, con molta fatica, nel nuovo mondo dominato dalla globalizzazione dei mercati. Gli ultimi anni di vita dell’URSS furono segnati dalla volontà di cambiare registro e cercare un rinnovamento per adeguarsi al mondo che cambiava.

Fu così che il segretario del Partito Gorbacev, instaurò le proprie politiche di maggior trasparenza e liberalizzazione dei mercati, la perestroika e la glasnost. L’introduzione di un cambiamento così radicale rispetto al passato non fece altro che accelerare la decadenza del gigante sovietico. Si può immaginare infatti quale difficile impatto possa avere una politica di liberalizzazione e di concessioni ai privati in un sistema da sempre caratterizzato da una forte centralizzazione e dalla rigida struttura Partito-Stato. Nonché dai piani quinquennali (Gosplan) con i quali l’economia sovietica si trainava dai tempi di Stalin, puntando all’autarchia.

Putin Russia

Russia, questa sconosciuta

La Russia di oggi ha un presidente eletto dal popolo. Quindi una Duma (parlamento) di Stato e un Consiglio di Federazione. Si compone di diverse entità amministrative, gli oblast, e due città federali (Mosca e San Pietroburgo). La Russia non può definirsi uno stato democratico nell’accezione intesa dalle democrazie occidentali. I risultati delle elezioni non sono spesso trasparenti e l’opposizione politica risulta repressa, vedasi caso Navalny. E forse è questo è il più grande problema ereditato dal regime bolscevico. Tuttavia, è bene dire come la stampa russa goda di un certo grado di libertà, esistono giornali che possono esprimere un punto di vista chiaro e oggettivo delle cose, anche se non siamo ai livelli occidentali, ma non potrebbe essere altrimenti.

Russia / Dall’URSS a una democrazia precaria: la politica internazionale

Uno dei maggiori problemi per la Russia e per il mondo intero è certamente generato dal conflitto con le regioni ucraine a confine con la Repubblica Federale (guerra del Donbass), iniziata nel 2014 e ancora in corso. Oggi la Russia fa fatica a mantenere il passo nel nuovo ordine mondiale, dominato dagli Stati Uniti e insidiato dalla Cina, anch’essa comunista (dal 1949), ma mai alleata di Mosca, per diverse ragioni, che la portano semplicemente a siglare degli accordi di massima con il vicino russo.

La Cina sostiene Mosca in Siria e in Medio Oriente, così come la Russia riconosce una sola Cina (in relazione a Taiwan). Inoltre le due parti concordano nel voler limitare una ulteriore espansione della NATO verso Oriente. Tra Mosca e Pechino i rapporti di forza si sono ribaltati completamente negli ultimi 20 anni. Con Pechino in forte ascesa e Mosca che, in continua difficoltà, non è mai riuscita a riprendersi da quel ’91 che ha segnato la fine della sua potenza globale.

Gli idrocarburi, asset strategico

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La Russia era dipendente dagli idrocarburi e dipendente dagli idrocarburi resta. Questo la rende debole in un mercato in cui i Paesi OPEC decidono il prezzo del petrolio attraverso aumenti e diminuzioni della produzione. In particolar modo, come nel caso dell’Arabia Saudita. Ciò che mantiene ancora la Repubblica Federale è un dominio nel mercato del gas naturale, attraverso aziende energetiche come Gazprom, in molti mercati europei. La Germania, ad esempio, importa grandi quantità di gas dalla Russia. Tanto che attraverso il Baltico sono stati costruiti due enormi gasdotti che collegano direttamente i due Paesi: il Nord Stream 1 e 2. Segno che l’economia della Russia si lega sotto molti punti di vista a quella tedesca, contro la volontà statunitense, che però sulla questione ha chiuso un occhio.

In conclusione, è possibile dire che la Russia, sotto tutti i punti di vista, ha fatto un grande salto indietro, come afferma Lucio Caracciolo, direttore di Limes. “Da un punto di vista complessivo, indubbiamente, partendo dal crollo dell’URSS, la Russia è andata indietro. Se dobbiamo considerare l’URSS e la Russia come modi di essere dello stesso impero, è chiaro che nel ’94 questi avevano ancora 400.000 uomini a Berlino. Adesso sono asserragliati a Sebastopoli (Ucraina), che non è esattamente la stessa cosa. La perdita dell’Ucraina ha anche un enorme valore simbolico, considerando anche la storia russa e Kiev come primo centro di quella potenza. Probabilmente Putin passerà alla storia come colui che ha perso Kiev, e non certo per aver preso la Crimea (che già aveva, semplicemente ci ha messo la targa), seppur tutto ciò non certo per sua colpa”.

Michele Garro

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