Energia / Il nucleare è un modello sostenibile?

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L’ultima impennata dei prezzi degli idrocarburi rispolvera una domanda storica: l’energia nucleare può essere un modello di sviluppo sostenibile? La risposta è tutt’altro che scontata. Ogni giorno, per qualsiasi evenienza, consumiamo energia. Accade, sovente, che in qualità di consumatori per eccellenza non ci accorgiamo nemmeno da dove provenga l’energia di cui facciamo uso. Tendiamo ad aprire le orecchie solo quando sentiamo parlare di “impennata dei costi”, dato che ci riguarda molto da vicino. Alla luce dell’ultimo aumento dei costi dell’energia, è sempre crescente il dibattito circa la ricerca di fonti alternative, che possano risolvere anche i problemi di ecosostenibilità.

Energia / Il nucleare è un modello sostenibile? I vantaggi

Ci sono diversi vantaggi nell’investire nello sviluppo della tecnologia nucleare, sia a livello economico che ecosostenibile. I reattori nucleari, una volta avviati, producono una quantità minima di gas serra: i “combustibili” per la produzione di energia, infatti, non sono carbone, petrolio, o gas naturale, ma i nuclei degli atomi. Un altro aspetto positivo consiste nell’elevata capacità di produrre energia, con bassi costi per gli utenti che ne usufruiscono.

Ciò crea, inevitabilmente, una minor dipendenza dal mercato estero e maggior sviluppo economico in un paese, possibilmente verso un’indipendenza energetica. Nell’Unione Europea, ad esempio, la Francia non ha eccessivi problemi di costi energetici visto che, disponendo di 58 reattori nucleari operativi, produce circa il 70% del suo fabbisogno elettrico nazionale. Una quantità più che sufficiente per non essere totalmente dipendente dalle fluttuazioni del mercato dell’energia.

Gli aspetti negativi

Energia NucleareIn molti si focalizzano sugli aspetti potenzialmente distruttivi delle centrali nucleari, non a caso. Prima di tutto, c’è il problema dello stoccaggio delle scorie, che dovrebbero essere isolate in tutta sicurezza, fino al decadimento della radioattività. Questo processo può richiedere anche diverse centinaia di anni. Nel corso della storia, inoltre, ci sono stati diversi incidenti nucleari che hanno avuto conseguenze gravissime sull’ambiente, ma prima di tutto sulla popolazione locale. Il disastro di Chernobyl (Ucraina) è sicuramente il più celebre della storia. La causa fu un grave errore di progettazione di uno dei reattori della centrale, che portò ad un’enorme esplosione ad elevatissima radioattività.

Di recente, nel 2011, un altro incidente nucleare, paragonabile a quello di Chernobyl, è avvenuto presso la centrale nucleare di Fukushima (Giappone), che fu travolta da un maremoto. Occorre poi verificare gli effettivi costi delle centrali nucleari, innanzitutto di costruzione e, successivamente, di smantellamento dell’intero complesso al termine delle sue funzioni. Ci sono poi costi militari, necessari per la messa in sicurezza del territorio, onde evitare furto di materiale radioattivo. Anche in questo caso, quindi, ci sono diversi aspetti negativi. Bisognerebbe fare un bilancio, per comprendere se tali svantaggi siano superiori ai vantaggi o viceversa.

Energia / il Nucleare è un modello sostenibile? La situazione in Europa

La Commissione Europea, a seguito di proposte di alcuni stati membri, valuterà se effettivamente l’energia nucleare potrà essere classificata come fonte sostenibile. L’utilizzo dell’energia nucleare è sostenuto da quei Paesi che, capeggiati dalla Francia, hanno ovvi interessi a promuoverne la sostenibilità, visto che già possiedono o possiederanno, come nel caso della Polonia, centrali nucleari. Secondo quanto riporta Alessandro Masala, presentatore del canale Youtube “Breaking Italy”, la tesi di questi Paesi sarebbe la necessità di liberarsi dalla dipendenza dal gas naturale, quasi esclusivamente russo, e favorire un sistema in cui l’Europa sia energeticamente indipendente. Dal lato opposto c’è la Germania, che ha altri interessi. Berlino, infatti, da anni punta ad una riforma green e ad una abolizione totale del nucleare.

La scelta tedesca, probabilmente, deriva anche dal fatto che la Germania non ha problemi economici riguardo le importazioni di gas naturale, dato che ha rapporti esclusivi con la Russia, specialmente dopo il completamento del gasdotto Nord Stream 2. Il problema, quindi, resta prima di tutto politico. È facile per i Paesi europei, quando trattano di sviluppo sostenibile, nascondersi dietro le belle parole della Commissione Europea, una entità che non ha un reale potere politico, così da sentirsi giusti e politicamente corretti. Ma fin dove saranno disposti ad agire, per difendere i propri interessi economici? La transizione verde comprenderà di sicuro dei costi ed ogni nazione proverà a trarne il maggior profitto.

Perché l’Italia (non) può investire nel nucleare

nucleare modelloIn Italia, la prima centrale elettronucleare venne finita di realizzare a Latina nel 1963: fu la prima di 4 piccole centrali nucleari presenti sul suolo italiano. Tuttavia, nonostante l’energia prodotta da queste centrali fosse in percentuale molto bassa rispetto alla produzione elettrica nazionale, il suo sfruttamento continuò per alcuni decenni. L’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl iniziò a creare tensioni nella popolazione italiana circa lo sfruttamento delle centrali nucleari: fu evidente a seguito del referendum del 1987. In ogni caso, anche a causa dell’invecchiamento delle strutture, le centrali in Italia furono definitivamente chiuse nel 1990. La possibile reintroduzione del nucleare fu stroncata dal referendum abrogativo del 2011, continuando a persistere gli scetticismi della popolazione.

Il territorio italiano è ad alto rischio sismico, il che rappresenta un forte rischio per la messa in sicurezza delle centrali. I rapporti talvolta denunciati tra politica, affari e criminalità organizzata non danno inoltre certo garanzie e si intreccerebbero direttamente con il problema dello smaltimento delle scorie radioattive. Ma può la paura della criminalità organizzata fermare il progresso? Investire nell’energia nucleare a scopo civile, sarebbe un ottimo punto di partenza per l’Italia per rendersi molto più indipendente da altri Paesi. In futuro, la produzione di radioattività sarà limitata passando dalla fissione alla fusione nucleare: quest’ultima, per ora, soltanto in fase sperimentale. La scarsa conoscenza dell’argomento, però, spinge in molti ad avere pregiudizi a riguardo. Gli stessi partiti italiani sembrano preferire di non dibattere su questo tema, data la sua complessità e impopolarità.

Michele Garro 

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