Geopolitica / Il ricatto della Turchia sui migranti

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Per quale motivo e in che termini si può parlare di ricatto della Turchia sui migranti? La situazione a confine tra Bielorussia e Polonia, di cui si sente parlare in questi giorni, rispolvera in Europa il tema migratorio e gli stessi rapporti tra l’Unione Europea e la Turchia, ad oggi suo quinto partner commerciale. A seguito della crisi migratoria del 2015, l’Unione europea firmò, un anno dopo, un accordo con il governo turco di Erdogan. Tale patto, tecnicamente firmato dall’Unione stessa, fu fortemente voluto dalla Germania, che non si riteneva più in grado di integrare migranti, dopo una prima politica di accoglimento che favorì l’approdo sul territorio tedesco di circa un milione di profughi siriani.

Questi, partendo proprio dai loro stanziamenti in Turchia, salendo poi lungo la rotta balcanica, giungevano presso i territori dell’Europa centrale, preferibilmente in terra tedesca. L’accordo del 2016 mirava quindi a contrastare questa enorme ondata migratoria. L’UE si accordò nel versare circa sei miliardi di euro alla Turchia in due tranche, onde evitare che i diversi milioni (non si sanno con certezza le cifre) di rifugiati siriani raggiungessero il suo territorio. Almeno tre milioni di questi erano e sono tutt’oggi presenti nel Paese governato da Erdogan. I finanziamenti dell’UE sono stati erogati dal bilancio dell’Unione Europea per la cooperazione internazionale.

Geopolitica / Il ricatto della Turchia sui migranti. Qual è il vero obiettivo di Erdogan?

Come riportato dai colleghi del ‘Corriere della Sera’, da mesi Erdogan minaccia di lasciare passare milioni di persone verso l’Europa per far pressione sulla comunità internazionale. Nel febbraio 2020 ci riuscì già: il presidente turco aprì le frontiere con la vicina Grecia, che prontamente inviò uomini per “difendere” il confine. Con l’arma dei migranti, la Turchia avrebbe voluto ottenere sostegno da parte dell’UE all’intervento militare in Siria. Le causa di ciò sono le forti perdite dei turchi sul campo.

Il governo turco sostiene nel Paese Mediorientale le forze ribelli al governo di Assad, presidente della Siria stessa. Erdogan vorrebbe che le truppe dell’esercito nemico si ritirassero da Idlib, città siriana nord-occidentale, a confine con la Turchia. La guerra si protrae ormai da dieci anni, con l’esercito di Assad puntualmente sostenuto dalla Russia di Putin e dalle milizie di Hezbollah, un partito islamista sciita libanese. Il presidente turco vorrebbe Idlib libera dalle forze siriane e la immagina come una vasta zona di ricollocamento per i profughi da riportare indietro dalla Turchia.

Una scomoda verità sui diritti umani. Ma l’Europa?

Migranti europaI migranti siriani vivono in condizioni pietose nei campi profughi in territorio turco. La Turchia dà poche garanzie sui diritti umani, non rispettando in questo senso gli accordi con l’Unione Europea. Ma l’UE, oltre che denunciare il trattamento dei migranti da parte di Ankara, cosa fa? Sembra che ancora oggi, dopo sei anni dall’inizio della crisi migratoria, la redistribuzione dei flussi migratori promessa da Bruxelles non sia ancora decollata.

La presenza della Turchia in Libia fa sì che possa controllare questa rotta (oltre a quella che già controlla sul fronte europeo), quindi influire decisamente rispetto a quando aprire o chiudere i “rubinetti”,  dunque avere un’arma di pressione anche verso l’Italia. La Tripolitania, macroregione libica, è nella totale disponibilità della Turchia ormai da qualche anno. Intanto Bruxelles si è resa ricattabile proprio a causa delle sue politiche migratorie mai chiare e ben delineate.

Il ricatto della Turchia sui migranti: lo scambio tra accoglienza e denaro

La questione migratoria tra Turchia e UE è talmente sensibile da rendere i paesi europei vulnerabili di fronte alle scelte di Ankara. Tra tutti gli Stati del Vecchio continente quello che più risentirebbe di tale ricatto è la Germania, e non solo per i motivi sopra citati. Nel Paese tedesco vi è una forte presenza di minoranze turche. È chiaro che in uno scenario in cui Erdogan volesse compiere atti di ritorsione verso Berlino, il governo della Repubblica Federale potrebbe avere seri problemi di mantenimento dell’ordine pubblico. Se la Turchia è uno Stato che fa ben poco per rispettare dei diritti umani, che invece rappresentano uno dei pilastri dell’UE (almeno formalmente), la stessa Unione rimane praticamente immobile piuttosto che cambiare tale situazione. L’arma migratoria rende la Turchia un Paese con cui è difficile trattare.

turchia migrantiSupponiamo, per esempio, che i paesi europei decidano, in vista di tali divergenze ideologiche con il vicino turco, di ridurre o addirittura annullare i finanziamenti verso la Turchia e venendo meno all’accordo. In questo caso, si troverebbero in una situazione di vulnerabilità, dato che la minaccia economica permetterebbe ad Ankara carta bianca sulla gestione dei flussi migratori. È tutto un gioco di costi e benefici. Dove l’aspetto umano ha un ruolo secondario nelle agende politiche degli Stati, anche se è sempre stato così e difficilmente la situazione cambierà in futuro. I Paesi europei dovrebbero cercare una concreta intesa comune sul tema, che permetta un’equa distribuzione dei compiti sulla gestione dei flussi migratori. Oggi si preferisce costruire muri o pagare denaro per tamponare momentaneamente il problema. Ma i nodi, soprattutto quelli sulla pelle dei più poveri, prima o poi vengono al pettine.

Michele Garro

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