Geopolitica / Il business dei migranti in Libia

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Da diversi anni si parla di quanto accada in Libia, in particolare in riferimento al flusso di migranti e del business del quale sono vittime. La situazione libica riguarda il nostro Paese molto da vicino, partendo dagli intensi traffici sullo Stretto di Sicilia per arrivare alle politiche di accoglienza che l’Italia ha adottato in questi anni. La Libia è un collettore per i flussi migratori che arrivano dal sud del Sahara, essendo uno stato in subbuglio.

Il business dei migranti in Libia: l’asse Roma-Tripoli

Il governo italiano finanzia la cosiddetta “guardia costiera libica” con 10,5 milioni di euro all’anno, a partire dal 2 febbraio 2017, quando l’allora presidente del consiglio Paolo Gentiloni firmò, insieme all’allora capo del governo di Tripoli, Fayez Al-Sarraj, il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana“.

Obiettivo dell’accordo era trovare un’intesa tra Roma e Tripoli per una corretta gestione dei flussi migratori. Già nel 2009, il governo Berlusconi stipulò con l’allora dittatore libico Gheddafiun accordo di amicizia e cooperazione’, che prevedeva un versamento dell’Italia di cinque miliardi di euro in venti anni, verso la Libia. Il patto, oggi chiaramente sospeso, prevedeva che il governo libico ostacolasse sul proprio territorio il fenomeno migratorio verso il mediterraneo. Un po’ come succede oggi tra Turchia e Unione Europea.

Libia, Paese nel caos

Dopo la morte di Gheddafi, a seguito delle primavere arabe del 2011, in Libia regna l’anarchia. Altro che “guardie costiere”. Le milizie locali, bande organizzate di guerriglieri, hanno preso di fatto il controllo delle diverse regioni libiche, coste comprese. Queste bande armate si dividono in diversi gruppi, in lotta tra loro per la supremazia sul territorio. Ma ormai da qualche anno, vista l’inesistenza di un vero governo centrale libico, il Paese nordafricano è diventato preda delle mire egemoniche di Russia e Turchia, che non hanno nessuna intenzione di essere soltanto ‘di passaggio’.

La Libia è attualmente divisa in due macroregioni, Cirenaica e Tripolitania: la prima sotto controllo russo, che sostiene in quella zona il generale Haftar; la seconda sotto dominio turco, che invece sostiene il governo di Tripoli (se di governo si può parlare) e il suo presidente Al-Manfi. Da un punto di vista formale, l’Italia è schierata con il governo di Tripoli, con cui tra l’altro ha stipulato il Memorandum del 2017, ma in questi anni la capacità d’influenza in Libia da parte del nostro Paese è andata sempre più diminuendo.

Esiste davvero una guardia costiera libica?

Libia bijaChi è che realmente beneficia dei soldi garantiti dall’Italia? La Libia è un porto sicuro? Nel Paese africano, non esiste una sola autorità che non sia corrotta. La “guardia costiera” è sostanzialmente costituita dai miliziani libici che non sono altro che trafficanti di essere umani, il cui obiettivo è ben diverso dal reale soccorso in mare dei migranti. Per questi criminali, infatti, il giro d’affari in queste operazioni ammonterebbe a circa 300 milioni di dollari l’anno. E i centri accoglienza non sono da meno: da tutto viene tratto un business. I profughi sono considerati merce, che in un territorio senza legge porta potere e denaro. Figurarsi se qualche milizia sappia qualcosa riguardo il rispetto dei diritti umani. La comunità internazionale ha più volte denunciato queste evidenze, che però oggi continuano a persistere, addirittura (indirettamente) finanziate del nostro Paese.

Migranti in Libia: tra business e mercificazione delle persone

I migranti provengono da tutte le parti del continente africano, spesso per cercare di migliorare le proprie condizioni di vita e costruirsi un futuro migliore. Chi decide di emigrare deve affrontare diversi costi per pagarsi il viaggio. In questo caso, per raggiungere la Libia e, successivamente, attraversare il mediterraneo, le tariffe variano a seconda del paese di partenza. Di solito si aggirano sul migliaio di euro. Questi costi si sommano alle tangenti di un altro migliaio di euro (nei migliori casi) per sostare a tempo indeterminato nei centri di detenzione libici.

Dopo aver passato un paio di giorni per attraversare il deserto, di solito ammassati in autoveicoli organizzati dai trafficanti, i migranti vengono poi distribuiti nei vari campi. Chi non riesce a continuare il pagamento del viaggio viene ‘acquistato’ da altri trafficanti e costretto a lavori forzati per ripagarsi il debito. Le donne, invece, vengono inserite nel circolo della prostituzione. Nel peggiore dei casi, i migranti vengono venduti ad altri gruppi di trafficanti d’organi. Oggi il traffico di esseri umani è un libero mercato senza limiti, gestito da diversi piccoli imprenditori.

Bija, il falso guardacoste “re” del business dei migranti in Libia

I trafficanti hanno bisogno delle tangenti necessarie per corrompere le autorità, specialmente la guardia costiera libica. Questo perché l’immigrazione è teoricamente illegale in Libia. Sono gli stessi funzionari libici a fornire documenti falsi ai migranti, per permettere loro di attraversare il mediterraneo. Tra gli esempi più eclatanti di tale corruzione, quello del comandante della guardia costiera di Zawiya, città portuale libica, al-Bija.

Nonostante il suo ruolo dovrebbe promuovere la sicurezza dei migranti che attraversano il mediterraneo, egli è responsabile di episodi di traffico di esseri umani e di violenza, come l’affondamento di barche di migranti con armi da fuoco. Arrestato nell’ottobre 2020 dall’allora governo libico di Al-Sarraj, rilasciato qualche mese fa per mancanza di prove. Si sedette addirittura a tavolo con alcuni delegati italiani per discutere della questione migranti, in un incontro a Mineo avvenuto nel 2017. Bija deve molto a Roma e Bruxelles che hanno profumatamente pagato, in buona fede, per il suo operato da guardacoste.

Il business dei migranti in Libia: La realtà dei fatti

libia migrantiNello Scavo, noto collega di Avvenire ed esperto della questione libica, argomento sul quale si è esposto talmente tanto da ricevere persino minacce, afferma così su Bija:Che le partenze siano frequenti o che debba periodicamente rallentare i flussi per compiacere le suppliche dei governi europei, Bija vince sempre: lo pagano per attrezzare la cosiddetta Guardia costiera, e se anche deve bloccare i barconi, incassa comunque dalle estorsioni a danno dei migranti. Le malelingue della vicina Zuara, dove le alleanze e le inimicizie si alternano al ritmo delle fasi lunari, dicono che, quando Bija cattura migranti in mare, di solito si tratta di disgraziati messi in acqua dai clan nemici”.

Continua Scavo: “Bija e i suoi uomini guadagnano spazio e potere. A quanto pare, senza imbarazzo per i suoi finanziatori. Tutto questo mentre le Nazioni Unite sono tornate a denunciare le spaventose e disumane condizioni dei campi di detenzione per migranti e profughi nelle prigioni a causa della loro sistematica denutrizione. Strutture per le quali la Libia riceve centinaia di milioni di euro dall’Europa e specialmente dall’Italia. Stando alle cifre delle Nazioni Unite, sono circa 3.400 i migranti e profughi bloccati in vari campi di Tripoli”.

Michele Garro

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