Aci Platani / I cento anni della parrocchia “Santa Maria del Monte Carmelo”

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chiesa aci platani

Il 19 dicembre prossimo, la Comunità di Aci Platani sarà chiamata a fare memoria di un evento storico molto significativo che ha segnato la vita della popolosa frazione acese: il 100° anniversario di istituzione della Parrocchia “Santa Maria del Monte Carmelo” (1921 – 2021).

Dopo secoli di intensa attività pastorale, con decreto firmato il 19 dicembre 1921, mons. Salvatore Bella, terzo vescovo di Acireale, elevò a dignità di parrocchia la chiesa Madre di Aci Platani, insieme ad altre 42 della diocesi.

Certo è curioso sentir parlare di elevazione a parrocchia solo all’inizio del ventesimo secolo. La nostra chiesa, infatti, resa sacramentale da mons. Faraone nel lontano 1571 (450 anni fa), nei secoli precedenti, nei vari registri figurava come parrocchiale. In alcuni casi anche con il titolo di chiesa Madre, perché nel suo territorio erano presenti altre chiese minori: quella di San Giuseppe, della Madonna della Pietà, della Madonna di Porto Salvo e le chiesette di Sant’Andrea in contrada Baracche e di San Mauro Abate in contrada Anzalone (nel fondo dei signori Paternò – Alessi del Marchese Raddusa). A queste si aggiunge quella dell’ Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, attigua alla stessa chiesa Madre, utilizzata dai confrati nell’esercizio delle loro funzioni religiose.

Aci Platani, i cento anni della parrocchia

Insieme a quella di Aci Platani, buona parte delle nuove parrocchie erano già chiese sacramentali da tanto tempo. Il decreto, firmato cento anni fa, le rese autonome, con una chiara fisionomia canonica e civile. Tuttavia, i platanesi ebbero amarezza per la tardiva elevazione a parrocchia del proprio luogo sacro. La nostra chiesa Madre, ricca di anni e di storia, meritava molto tempo prima questo giusto riconoscimento, così come era avvenuto per le altre chiese presenti nel territorio delle Aci.

La Parrocchia di Aci Platani da secoli ha avuto una propria identità storica e religiosa. Ecco perché ci sembra più giusto considerare come momento d’inizio del proprio cammino comunitario la data del 27 settembre 1571. Quando mons. Faraone, vescovo della Diocesi di Catania, avendo visitato, un anno prima, la chiesa Madre di S. Filippo, dopo aver preso visione delle filiali, tenendo conto delle distanze che intercorrevano tra la chiesa Madre e le tante chiese presenti nel territorio, concesse soltanto a quelle di Santa Lucia e Santa Maria del Carmine alli Patanei, la possibilità di amministrare i sacramenti.

L’elevazione a parrocchia comportò comunque dei vantaggi alla comunità. Oltre a conferire ai pastori, che operavano nella nostra chiesa, maggiore sicurezza economica, dava ai parrocchiani il beneficio del disbrigo delle pratiche relative al conferimento dei sacramenti, in particolare quello del matrimonio, nella propria chiesa.

Aci Platani, una piccola parrocchia è diventata una grande comunità

Nel 1921 la popolazione della parrocchia era di 3.300 anime, di cui 500 abitavano nelle frazioni di Anzalone e Baracche. I Sacerdoti che in essa operavano, oltre a Padre Re, erano i cappellani don Sebastiano Centamore e il giovanissimo don Angelo Calabretta (successivamente vescovo di Noto dal 1936 al 1970), a cui era stata affidata la cura della chiesa di San Giuseppe, dove ogni domenica era chiamato a celebrare la Santa Messa. Nelle chiese di Anzalone e Baracche il sacerdote Matteo Scuto di Acireale celebrava le messe domenicali.

Gli anni che seguirono l’istituzione della parrocchia furono segnati dal grande fervore apostolico, grazie alla preziosa azione pastorale di don Giuseppe Re. Egli, dopo essere stato Amministratore della chiesa, divenne il primo Arciprete Parroco di Aci Platani. Sacerdote di nobile profilo morale e figlio della comunità platanese, svolse il compito affidatogli con zelo ed amore paterno. Attento conoscitore della Dottrina Sociale della Chiesa, si distinse per il suo impegno pastorale al servizio della collettività. Con un’attenzione particolare nei confronti dei più bisognosi e dei tanti lavoratori, che occuparono sempre un posto speciale nel suo cuore di parroco. Le sue premure furono rivolte anche ai giovani e ai ragazzi. Per loro ebbe la felice intuizione di aprire l’Oratorio festivo.

Si adoperò nel dare nuovo vigore all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, che in quegli anni viveva un periodo di profonda crisi. Pose le basi per la ricostruzione della nuova Torre campanaria dopo la parziale demolizione del settecentesco artistico campanile, avvenuta nel 1915. L’ambizioso progetto ebbe inizio nel 1928 e si concluse nel 1935, con la costruzione della cella campanaria che, ancora oggi, ospita i sacri bronzi.

Giovanni Centamore

 

 

 

 

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