Natale / La nascita del Bambino Gesù, patto d’amore di Dio con gli uomini

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bambino Gesù

Se tu squarciassi i cieli e scendessi sulla terra!” era il grido dei poveri fin dai millenni che precedono il tempo segnato dalla venuta di un bambino, chiamato Gesù. Dio ha ascoltato quel grido, ha squarciato i cieli ed è sceso sulla terra, nelle vesti di un neonato.
La sua mamma è una giovane fanciulla, vergine. Egli è nato povero in una stalla a Betlemme, oltre duemila anni fa. Con la sua nascita, il mondo ha vissuto un evento unico, irrepetibile nella storia dell’umanità. Da quel giorno il calendario comincia da zero e si contano gli anni a partire da quella notte.

Alla sua nascita, in una grotta a Betlemme, i pastori che dormivano in quella zona furono svegliati da una canto: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, da Lui amati!”.
Incuriositi dal canto celestiale e attratti da una luce nella notte, i pastori si misero in cammino fin dove la luce delle stelle e il suono del canto angelico li guidava. Lì dove giunsero, videro davanti a loro un bambino in fasce, cullato dalla giovane mamma, Maria di Nazareth. Entrambi custoditi da un uomo, raggiante di stupore e meraviglia, Giuseppe, della casa di Davide.

i pastori adirarono Gesù bambino
Rubens, Adorazione dei pastori

Un Bambino chiamato Gesù

Chi è questo bimbo? Cosa sono questi canti gioiosi? Chi è questa donna, folgorante di luce e piena di gratitudine? Chi è quest’uomo che li accompagna?
Il Vangelo di Luca ci racconta come i pastori appresero la notizia. “Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco io vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.

I pastori andarono e videro e credettero e tornando nei luoghi dove avevano lasciato il loro gregge, lodavano e glorificavano Dio per quanto avevano visto e udito, come loro era stato annunciato.
Loro videro e credettero e “beati quanti – pur non avendo visto – crederanno, in virtù della loro testimonianza”, dirà un giorno Gesù a quanti lo seguivano meravigliati dalla sua saggezza.  Tutta la storia che accompagna la vita di questo Bambino ci viene raccontata da testimoni oculari che sono gli Apostoli.

L’angelo annuncia a Maria che  concepirà il Bambino Gesù

Maria, una donna come noi, ha creduto al messaggio dell’angelo. L’angelo la saluta chiamandola  “piena di grazia”, perché Dio l’ha scelta per essere madre. Dio le fa dono di una maternità straordinaria. “Concepirai un figlio, lo chiamerai Gesù”. “L’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”, cioè Dio ti avvolgerà della sua vita, ti colmerà di se stesso. “Quel che nascerà sarà frutto di Spirito Santo”.

Il mistero del Bambino sarà per ogni uomo opportunità di salvezza, perché potrà  accogliere in sé la natura divina. Attraverso la natura umana Dio concede ad ogni uomo di poter condividere la vita divina ed essere come Dio, partecipare della sua vita e della sua natura divina. Ciò che Adamo non ha ottenuto, per aver disobbedito, ogni uomo può averlo da Gesù, il servo obbediente, umile, reso perfetto dall’amore fino al dono totale di sé. Maria accoglie, pur nell’incapacità di comprendere, la grandezza del mistero, che questo evento contiene, e si fida. “Eccomi, sono la serva del Signore! – dice all’Angelo – Avvenga come tu hai detto!”.

Anche Giuseppe accoglie il mistero che avviene in Maria. Lui amava già questa ragazza, l’aveva scelta come sposa, ora non può lasciarla in balia di se stessa, con un bambino che sta per venire al mondo. Egli si offre, come custode. Accetta di essere il protettore, l’educatore per questa creatura che avrà una vita speciale ed unica. Senza Giuseppe, non solo Maria sarebbe rimasta sola, ma anche il Bambino sarebbe cresciuto senza un modello con cui identificarsi, a cui attingere affetto e consigli.

Due genitori per il Bambino Gesù

Tutto questo, che è semplicemente umano e normale, è anche è straordinario e sublime.
Nessun uomo che viene al mondo sopravvive senza le cure e le attenzioni di una famiglia, di un padre e di una madre. Sono entrambi i genitori che amano ed insegnano ad amare tutti i membri della famiglia: i fratelli, i nonni, i vicini di casa, gli abitanti del luogo, i compagni di giochi e tutti quelli che s’incontrano ogni giorno.

La nascita del Bambino non può lasciarci indifferenti, non si può esaurire nel quotidiano tran tran di un giorno di festa, un pranzo, un regalo sotto l’albero, nemmeno nella composizione di un presepio. Belli i pastori e le luci ad intermittenza; così pure le musiche e le melodie, gradite alle nostre orecchie. Ma se il cuore non sussulta di gioia per aver incontrato Dio, se non gli diamo il primo posto, fiduciosi nelle sue promesse, impegnandoci ad amare come Lui ci ama, il Natale sarà solo una tradizione banale, come qualsiasi festa goliardica che noi possiamo organizzare.

La nascita di Gesù patto d’amore di Dio con gli uomini

Se abbiamo letto il Vangelo, sappiamo che la sua nascita è il patto di amore che Dio vuole sancire con l’uomo. Nel Bambino Gesù che si fa carne umana c’è l’uomo. Ogni uomo, ogni bambino nato da donna, che per suo tramite diventa partecipe della sua divinità. Dio sceglie di farsi uomo, perché l’uomo diventi divino. Se non crediamo in questa comunione d’amore con Dio, se non ci fa trasalire di gioia questo dono di vita divina che ci viene offerta gratuitamente, noi sciupiamo questa grande opportunità. Restiamo miseri, carnali, piccoli, limitati, bloccati dalle nostre debolezze, incapaci d’amare, sempre più egoisti ed infelici.

Ma se crediamo in Lui anche noi possiamo essere capaci di amare e di operare il bene, allora anche per noi la vita non potrà essere che un sogno che trasforma le nostre ansie in pace, le nostre paure in esultanza, le nostre debolezze in fiducioso abbandono. Perché Lui può tutto. “Nulla è impossibile a Dio”, dirà l’Angelo a Maria che chiede come può lei che non conosce uomo dare alla luce un Figlio.

La luce vera, che illumina le tenebre delle nostre miserie e dei nostri egoismi, è la fiducia che noi possiamo riporre in colui che ha voluto con noi condividere la vita terrena. Egli è venuto perché imparassimo anche noi ad agire come Lui, a vivere con gesti d’amore tutta la vita. Aboliamo gli egoismi e le passioni e comportiamoci da fratelli come in una vera grande famiglia. Una famiglia in cui Dio è il Padre e Maria è la Madre, per l’umanità intera e non solo per noi e per i nostri amici. Se abbiamo creduto al suo messaggio di salvezza, se lo abbiamo riconosciuto come Figlio di Dio e nostro fratello, anche noi entriamo nella vera vita. E possiamo augurarci ancora reciprocamente: BUON NATALE, FRATELLO, RINASCI IN DIO!

Teresa Scaravilli