Da molti anni, tra le città italiane, più realtà sperimentano forme di inclusione sociale indirizzate a quelle fasce di popolazione che vivono ancora quotidianamente tra molteplici disagi e, per offrire un’idea di concreta, possiamo mettere in luce opere come i cosiddetti Orti Sociali situati nel popoloso quartiere catanese di Librino.
Buone Pratiche / Inclusione sociale, un problema diffuso
I centri urbani più grandi d’Italia, da sempre, presentano aree più o meno grandi caratterizzate da difficoltà di varia natura. All’interno di queste, la possibilità di muoversi in ambienti dove vige legalità è spesso labile per i cittadini, che loro malgrado vivono marginalizzati e non sempre per degli ovvi motivi. Tantomeno dei buoni motivi. Le cause sono variegate e diverse tra loro, ed i “mix” di elementi che le costituiscono sono tutt’altro che superficiali. Ovviamente, la presenza di gruppi della criminalità organizzata rappresenta uno dei fattori principali. Questa, legate a sottoculture antistatali tutt’altro che quiete, causano a loro volta impossibilità a tutti quegli apparati principali e collaterali delle istituzioni che tentano di penetrare all’interno.
Servizi di base come quello scolastico molte volte non sopperiscono ai bisogni locali. E nonostante siano voluti da buona parte degli abitanti, questi diventano poi il bersaglio di atti di vandalismo di ben più pochi. Il fattore criminalità viene poi favorito dalla inazione delle passate amministrazioni locali. Lasciati a loro stessi, gli abitanti nelle zone sono marginalizzati e inevitabilmente diventano preda di un sistema che si autoalimenta. E’ il caso del quartiere San Basilio, a Roma, o di Lambrate a Milano. Nonostante questo, gli attori che cercano di operare per portare serenità in questi territori sono molteplici ed instancabili.
Buone Pratiche / Inclusione sociale, da dove arriva Librino
Il quartiere di Librino nacque dall’esigenza della città di Catania, quali quella di espandersi in modo tale da ospitare più persone possibili, durante gli anni ’70. In quel periodo la città godeva di aspettative mirabili, tanto da vedersi associato il titolo di Milano del Sud. E come figlio di tali aspettative, il progetto sulla costruzione del quartiere prese forma con grande entusiasmo iniziale. Tanto almeno da coinvolgere anche gruppi esteri di architetti quali la compagnia giapponese del celebre architetto Kenzō Tange nella stesura del progetto. Era stato quindi pensato come un agglomerato di insediamenti moderni, pronti a fare da contraltare a quell’immagine.
Purtroppo nel giro di pochi anni la vicenda sulla costruzione del quartiere sboccò su ben altre aspettative. Il terreno si era rivelato troppo argilloso per ospitare le grandi strutture pianificate. La prossimità con l’aeroporto di Catania-Fontanarossa non aiutava a sostenere il valore immobiliare delle abitazioni. Così le costruzioni che cominciarono a fioccare prevalenti erano condominii popolari in mano a cooperative edilizie locali.
Nel corso del tempo, le amministrazioni locali si susseguirono senza dare le dovute attenzioni all’area, che diventò un vero e proprio fermento di speculazione edilizia. In più il fenomeno dell’abusivismo ai margini dei quartieri confinanti Fossa della Creta e San Giorgio, che già preesisteva al progetto stesso, andò accentuandosi sempre di più. Solo recentemente, negli ultimi 10 anni, il quartiere ha cominciato a ricevere un minimo di attenzione.
Buone Pratiche / Inclusione sociale, le condizioni di Librino
Ad oggi quindi i problemi derivati da una cattiva gestione del territorio sono molteplici. Se il problema della viabilità e dei collegamenti infrastrutturali con Catania sono mediamente coperti da interventi amministrativi, altri problemi di dominio pubblico sono lasciati a se stessi. Uno di questi è una vera e propria emergenza abitativa. Secondo una dichiarazione di Sunia Catania per La Repubblica, nel settembre 2021 erano 5200 le domande insolute presentate al comune di Catania per la richiesta di un alloggio di edilizia sociale. Alcune di queste risalirebbero anche a più di 10 anni fa.
Non sono poi solo i diffusi atti di vandalismo contro le strutture pubbliche come le scuole a peggiorare le condizioni di vita dei residenti del rione. Strutture come Torre Leone, ex Palazzo di Cemento, e le relative zone circostanti, subiscono disservizi ogni giorno. E non sono solo i frequenti guasti alla rete fognaria a causare disagi. Mancanza di parapetti, scale pericolanti, marciapiedi dissestati e tombini scoperti anche per le vie principali hanno già causato incidenti in passato. Il più tristemente famoso in tempi recenti coinvolgeva un bambino, caduto in un pozzetto scoperto di canalizzazione energetica condominiale lo scorso maggio. Comitati e sindacati inquilini locali non hanno mai smesso di denunciare assieme agli abitanti queste ed altre mancanze di manutenzione e sicurezza strutturale.
Buone Pratiche / Inclusione sociale, l’esempio di Librino
Le realtà attive che operano per portare un po’ di sollievo all’interno della zona non sono poche. Il comune di Catania nel 2016 aveva dato il via ad una serie di progetti di riqualificazione volti alla creazione di scuole e iniziative di inclusione sociale. Tra questi il progetto ad oggi ha preso una forma concreta è quello riguardante la creazione di Orti Sociali Urbani. L’area di 2,5 ettari di terreno in questione situati in via San Teodoro fu suddivisa in 72 lotti. Di questi fu prevista l’assegnazione gratuita tramite avviso pubblico a famiglie, condomini, scuole e associazioni del quartiere. Le aspettative alla base di questo progetto erano molteplici. Il più evidente è avvicinare i cittadini ai princìpi e alle pratiche della sostenibilità ambientale: ciascun orto, anche il più piccolo ed appartato, contiene e rappresenta una sfida per uno stile di vita più sostenibile.
Gli orti urbani, infatti, costituiscono un habitat ideale per promuovere processi di cambiamento verso comunità sempre più sostenibili. La pratica, inoltre, contribuisce a ridurre l’anidride carbonica rilasciata dalle attività localizzate nelle città. Produrre il proprio cibo all’interno dei confini urbani significa evitare trasporti sulla lunga distanza. Ma gli aspetti positivi dell’esperienza degli orti urbani riguardano anche le funzioni sociali e didattiche che essi assolvono, avvicinando i giovani alla conoscenza, al piacere del coltivare la terra e in generale all’ecologia. Il progetto è effettivamente per estensione uno dei più importanti nella sua categoria in Italia. Nel gennaio del 2018, alla consegna dei primi 13 lotti fu il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a presenziare l’evento, in occasione della sua visita a Catania.
Buone Pratiche / Inclusione sociale, gli Orti Sociali
Recentemente, dato l’inutilizzo degli spazi comuni tra gli appezzamenti, è nata all’interno di questo ecosistema una collaborazione tra associazioni di volontariato locali. ‘U Criscenti, questo il nome del progetto, si pone l’obbiettivo di creare una nuova rete di attività sociali tra attivisti e residenti nel contesto degli Orti. L’ambizione è quella di portare avanti processi di rigenerazione urbana dal basso, sfruttando gli spazi comuni dell’area ad oggi ancora inutilizzati. L’auto-organizzazione guidata tramite il know-how di professionisti su più fronti che ne consegue porta i cittadini a responsabilizzarsi su numerose tematiche. Non solo quella della riappropriazione del territorio, ma anche della cura dei beni comuni e dell’ambiente, l’integrazione e l’agricoltura a Km 0.
Per la sua portata, al progetto “U’ Criscenti” è stato riconosciuto un posto tra i 37 vincitori italiani del “Creative Living Lab“, l’avviso pubblico promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’ente proponente è la Onlus creata dai volontari della Caritas diocesana di Catania, Talità Kum. Opera dal 2007 per garantire attività educative, sportive e ricreative per minori e accompagnamento alla genitorialità per le famiglie del quartiere Librino di Catania. Altre associazioni che hanno favorito lo sviluppo del progetto sono Musica Insieme, che avvicina ragazzi e bambini di Librino al mondo della musica contro la dispersione scolastica. A.D.A.S., l’Associazione per la difesa dell’ambiente e della Salute, che fornisce gratuitamente consulenza medica, legale e tecnica nel settore ambientale, della salute e della tutela dei diritti, ed ancora Nuova Acropoli.
Ma anche altri progetti riescono a coinvolgere gli abitanti e canalizzare gli sforzi della comunità. Non lontano dagli orti si erge infatti il campo di rugby San Teodoro Liberato, un impianto sportivo comunale prima abbandonato e degradato, recuperato dall’associazione sportiva dilettantistica di rugby I Briganti.
Buone Pratiche / Inclusione sociale a Librino, non solo Orti
Il processo di recupero, partito nel 2012, è stato costellato di difficoltà, date le numerose resistenze alle attività di recupero ed emancipazione che l’associazione proponeva. Nonostante i numerosi atti vandalici e, nel 2018, la completa distruzione della Club House dell’impianto a causa di un incendio doloso, gli sforzi dei Briganti non si sono mai fermati. Sostenuti da più e più enti della sfera catanese, ad oggi il campo prosegue nelle sue attività. Ad oggi, l’associazione offre anche la possibilità per gli abitanti del quartiere di usufruire della Librineria, la prima biblioteca del quartiere, presso le sue strutture.
L’A.S.D. nasce nel 2006, all’interno di uno spazio associativo che lavora nel quartiere dal 1995, il Centro Iqbal Masih. Promuove, con l’aiuto di altre associazioni ed enti civici, l’avvio allo sport di gruppi di ragazzi nella municipalità e nella città di Catania. Anche con provvedimenti del tribunale dei minori o segnalazione dei servizi sociali. Nel corso del tempo l’A.S.D è divenuta una realtà apprezzata nella sfera sportiva catanese. Attraverso lo sport, anche agonistico, quale strumento di relazione e di emancipazione, ha inciso sulle abitudini dei ragazzi e delle loro famiglie. Il motto coniato insieme al primo gruppo di ragazzi che ha seguito le attività è rimasto fino ad oggi “Ama l’ovale ed odia il razzismo”.
Le iniziative sul campo del recupero e dell’inclusione sociale, all’interno di realtà molte volte derubricate malamente come covo di criminalità e “di periferia”, esistono. Sono loro a portare un po’ di sollievo alle famiglie, le persone che senza colpa vengono relegate ad un ruolo di marginalità indebita. E serve parlarne, affinché il loro prezioso lavoro possa portare altra linfa lì dove troppi ignorano l’esistenza di disagi reali, e mai troppo discussi.
Andrea Chiantello