“Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do’, ti siano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai” (Dt 6, 4-7)
La Chiesa ha inserito questa breve lettura del Deuteronomio nella preghiera di Compieta, dopo i primi vespri della domenica e delle solennità liturgiche del calendario gregoriano. Un testo breve, chiaro e impegnativo.
Il Signore chiede al suo popolo di riconoscerlo come suo unico Signore e di amarlo con tutto se stesso. Ma anche di trasmetterlo ai figli, in tutte le ore del giorno e della notte e in tutte le situazioni della vita, a casa, per strada.
Se questo è il desiderio del Signore, espresso in tale forma e così totalizzante, come non dargli ascolto? Come non accoglierlo ed esaudire questa sua richiesta?
Ascoltare e amare
E’ pur vero che questo appartiene all’ Antico Testamento. Ma è altrettanto vero che questo testo lo ritroviamo anche nelle parole che Gesù ripete nel suo peregrinare per le vie della Galilea.
Al maestro della legge che gli chiede qual è il più grande dei comandamenti, Gesù ripete le parole del Deuteronomio ed aggiunge: <Il secondo comandamento è questo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è nessun altro comandamento più importante di questi due>. (Cfr Mt 22, 34-40; Mc 12, 28-33; Lc 10,25-28)
Nel cammino sinodale che la Chiesa tutta sta percorrendo, mi pare che tutto quello che c’è da fare sia proprio imparare ad ascoltare ed imparare ad amare, amare ascoltando e ascoltare amando. Non si tratta di due attività separate ma di una modalità di ascolto sostenuto dall’amore.
L’ascolto è la modalità più diffusa e più completa della comunicazione. Quella che ci permette di entrare in relazione con gli altri e con ogni altra realtà creata, di cui l’uomo può godere e servirsi. Pertanto l’ascolto coinvolge tutta la persona, se pensiamo all’ascolto della natura, il vento, il mare, il volo degli uccelli, il profumo dei fiori, lo sguardo dell’altro su di noi e viceversa, il calore del corpo, il battito del cuore.
Dio ci chiede di amarlo così, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le nostre forze, cioè con tutti i nostri sensi, con tutte le risorse del nostro corpo e della nostra mente.
Ascoltare e amare come Dio ci chiede
E, per amare in tal modo dobbiamo avere consapevolezza delle nostre risorse e la volontà di usarle come Dio ci chiede. Perché Dio non ci comanda, Dio ci indica una strada, uno stile, una modalità ma ci lascia liberi. Saremo solo noi a decidere se seguirlo o fare a modo nostro. E da questo dipenderà lo svolgimento della nostra vita, se saremo beati o se saremo disperati.
Infatti la beatitudine non è uno stato transitorio come l’euforia di un momento, la beatitudine è la consolazione del cuore, che si avverte e rimane indelebile. Anche il solo ricordo riempie il cuore di benessere, di gratitudine, di consolazione, come solo Dio sa dare a chi di Lui si fida e a Lui si affida.
A questo punto non ci resta che imparare ad amare con lo stile di Dio le creature che intrecciano il nostro cammino. Con sguardi di tenerezza, di compiacenza per la loro esistenza, di compassione per le loro sofferenze, di condivisione per le loro fatiche.
E così prende forma anche il <come> , dell’ama il prossimo tuo come te stesso. Cioè, usa con gli altri la misura che usi per te stesso: rispetto, compiacenza, lealtà, stima, solidarietà, vicinanza, compassione.
In un cammino sinodale, se tutti i compagni di viaggio, si esercitano nello stesso modo all’ascolto e all’amore, insieme manifesteranno una Chiesa in comunione. Una Chiesa accogliente, una Chiesa in festa per ogni suo nuovo figlio, e per quel figlio che ritorna a casa.
Teresa Scaravilli