Manga / Dagli “anime” giapponesi a moda in Italia

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Dai cosiddetti anime giapponesi a moda in Italia, spopola tra giovani e meno giovani il fenomeno dei Manga. Il termine manga, 漫画 , è formato dai kanji, ideogrammi di cartone e immagine, indica i fumetti giapponesi. Sin dagli anni ’50 e ’60, costituiscono uno dei settori principali dell’industria editoriale in Giappone, raggiungendo nel 2020 il valore di quasi 613 miliardi di yen. Anche in Italia i fumetti giapponesi hanno iniziato ad avere un enorme successo, soprattutto negli ultimi anni. Spesso entrando in libreria, in particolare nei grandi punti vendita, è facile imbattersi in sezioni totalmente dedicate ai manga. Magari al fianco di fumetti italiani, comics americani e graphic novels. Ma come siamo arrivati a questo punto?

L’arrivo del manga in Italia

Già negli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 la rivista Eureka inizia a pubblicare varie storie manga, tra cui Golgo 13 di Takao Saito e storie del “dio del manga’’ Osamu Tezuka.
Ma la prima serie manga viene pubblicata nel 1979 da Fabbri Editori: è ‘’Il Grande Mazinga’’ di Go Nagai, disegnato da Gosaku Ōta. A differenza delle versioni originali, in Italia le prime pubblicazioni venivano spesso alterate dagli editori. Non solo perché le versioni italiane erano ribaltate (nello stile originale di lettura nipponico, i manga si leggono da destra verso sinistra), ma anche attraverso riscritture e censure, minando la qualità delle opere originali.

Soltanto a partire dagli anni ’90, considerata l’età dell’oro del manga in Italia, iniziano le pubblicazioni di massa grazie a case editrici come Granata Press e poi Star Comics, o Planet Manga (una sottosezione di Panini Comics nata nel 1998 che si occupa ancora oggi esclusivamente di manga).

Dagli anime giapponesi a moda in Italia: non c’è “anime” senza manga e viceversa

Anime cowboy bebop

Non si può capire il successo del mercato del manga in Italia se non consideriamo quello dei cosiddetti anime. È un neologismo che deriva dalla parola inglese animation: un “termine ombrello” usato per definire tutte le produzioni animate create e pubblicate in Giappone. L’Italia è stato uno dei primi paesi ad importare anime: tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 furono oltre un centinaio le serie acquistate, inizialmente dalla televisione di Stato. Nel 1976, Rete 2 (oggi Rai 2) trasmise il primo anime della televisione italiana, Barbapapà. Seguono, tra i titoli più famosi, Heidi e Atlas UFO Robot.

Ma la vera e propria svolta si ha nel corso della seconda metà degli anni ’90. Grazie alla crescita del genere nel mercato home video (VHS o DVD) e al lavoro di reti televisive come MTV Italia, che ha iniziato a trasmettere regolarmente animazione giapponese, importando serie specifiche per il suo pubblico di riferimento. Ricordiamo “Anime Night” proprio su MTV Italia, un appuntamento settimanale in prima serata riservato alla messa in onda di serie d’animazione giapponese (spesso in prima visione). Un fenomeno che ha influenzato gli adolescenti dell’epoca, con serie che sono diventate dei classici. Come Cowboy Bebop, Neon Genesis Evangelion, Inuyasha, Ken il guerriero e tanti altri.

Dagli anime giapponesi a moda in Italia: il mercato del manga oggi

Tornando alla produzione cartacea, il settore del manga si è ormai affermato nel panorama editoriale italiano. Basta dare una veloce occhiata alla classifica dei Bestseller di Amazon e notare la presenza di alcuni tra i manga più ricercati. Tra le principali realtà editoriali del manga in Italia, citiamo Star Comics, Panini Comics, J-Pop (un’etichetta editoriale di Edizioni BD nata nel 2006), Sigle che hanno importato titoli di enorme successo, prima in Giappone, poi anche sul territorio italiano. Se ci allontaniamo dai titoli mainstream, tra i distributori che hanno portato in Italia autori giapponesi di nicchia, dedicati ad un pubblico più adulto e maturo, troviamo la collana Showcase di Dynit e Doku di Coconino Press. Eppure le edizioni di queste collane si differenziano dai classici manga. Non solo per il prezzo più alto, ma anche nel formato e nella maggiore cura editoriale.

Manga, anime e Coronavirus

Manga giapponesiSenza ombra di dubbio, tra i motivi per cui i manga hanno riscosso questo successo negli ultimi anni, soprattutto tra i giovanissimi, troviamo il decollo popolare di internet. Nonché le conseguenti iniziative pubblicitarie online e la possibilità degli editori di poter contare su tantissimi canali di comunicazione. Oggi è molto più semplice seguire le uscite in tempo reale. Grazie ai siti web dedicati, i social media come Facebook, Instagram, TikTok e la creazione di community virtuali nella quale poter confrontarsi. Una spinta verso il successo dei manga (come negli anni ’90) è dovuta all’aumento di anime su piattaforme come Netflix e Amazon Prime. Questi “giganti” del web hanno acquisito negli ultimi anni i diritti di distribuzione di molti anime di successo. Per citarne alcuni, L’attacco dei giganti, Demon Slayer, My Hero Academia, The Promised Neverland.

Infine, ulteriore complice è stata la pandemia che ci ha costretti a stare a casa. Ha avvicinato molti ragazzi sia agli anime che ai manga e ha permesso invece agli adulti, che si erano allontanati da questo mondo, di riavvicinarsi. Se si tratta di una moda passeggera, lo svelerà solo il tempo. Sicuramente però, non si può negare come oggi il manga goda di una certa notorietà, non soltanto tra adolescenti.

Pia Huang

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