Vangelo domenica 27 febbraio / Parabola: un cieco non può guidare un altro cieco

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parabola del cieco

Canto al Vangelo domenica 27 febbraio (Fil.2,15d.16a )

Alleluia, alleluia. Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Alleluia

Vangelo domenica 27 febbraio ( Lc 6,39 – 45 )

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.parabola del cieco

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Parola del Signore.

Riflessione sul vangelo domenica 27 febbraio

La Liturgia di questa domenica, presenta il brano del vangelo di Luca nel racconto di Gesù che insegna ai suoi discepoli con parabole.

Il brano si apre con l’immagine di Gesù che mette in guardia i suoi discepoli dal peccato dell’ipocrisia. Attraverso il racconto di alcune parabole, Gesù conduce i suoi discepoli a riflettere sull’importanza dell’umiltà per fare verità nel proprio cuore e poter poi correggere e guidare gli altri,  nella via dell’amore.

Come un cieco non può guidare un altro cieco, perché entrambi cadrebbero dentro una fossa, così chi non segue autenticamente Cristo con cuore sincero e umile, non può vedere la verità di sé e degli altri, essendo spiritualmente cieco.

Guarire dalla cecità del proprio cuore prima di vedere i difetti altrui

E’ necessario infatti, avere prima l’umiltà di chiedere a Dio di aprire i propri occhi del cuore, per vedersi quali si è realmente, senza veli ed ipocrisie. Entrare dentro lo scrigno del nostro cuore, non da soli, ma accompagnati dallo sguardo misericordioso di Dio, che non vuole condannarci, ma risanarci.

Guariti dalla cecità del cuore e fatta verità in se stessi, si potrà vedere successivamente la verità del fratello, facendogli notare la pagliuzza che ha nell’occhio, ma non per condannarlo e giudicarlo, ma per guidarlo nella verità di Dio. Quando si è guariti dalla cecità spirituale e si cammina umilmente con Gesù, si guarderà al fratello con lo sguardo di Dio e non più con lo sguardo che giudica e divide. Un cuore umile e sincero che cammina con Dio,  cammina lungo la strada del proprio quotidiano, costruendo relazioni di pace che edificano e promuovono l’amore comune.

L’uomo che segue autenticamente il Vangelo, nel suo cuore ha trovato quel tesoro che dona senso al suo esistere: Dio. E l’uomo di Dio lo si riconosce dalle sue azioni e dalle sue parole, la sua bocca esprime ciò che dal suo cuore sovrabbonda.

Letizia Franzone

 

 

 

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