A Catania il XXII Master di giornalismo della Fisc. Mons. Staglianò: “Coltivare la luce che illumina la realtà da narrare”

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Il tavolo dei relatori: da sinistra Zanotti, mons. Gristina, mons. Staglianò, prof. Vecchio
(20-9-2013) A Catania è in corso il XXII Master di aggiornamento “Monsignor Alfio Inserra” per i giornalisti dei settimanali cattolici. Il saluto del presidente della Fisc, Francesco Zanotti. Da monsignor Antonio Staglianò l’invito a sottrarsi “all’accecamento universale” che comporta la perdita della coscienza umana. Il professor Giuseppe Vecchio ha indicato i beni culturali come elementi di comunicazione capaci di creare comunità.
Il tavolo dei relatori: da sinistra Zanotti, mons. Gristina, mons. Staglianò, prof. Vecchio
Il tavolo dei relatori: da sinistra Zanotti, mons. Gristina, mons. Staglianò, prof. Vecchio

Noi non siamo giornalisti cattolici, ma cattolici prestati al giornalismo. E il nostro compito è formare le coscienze con dei giornali fatti bene, formare informando”. Così Francesco Zanotti, presidente della Federazione dei settimanali cattolici, ha aperto ieri al museo diocesano di Catania il XXII Master di aggiornamento “Monsignor Alfio Inserra” per direttori, amministratori, redattori e giovani giornalisti dei settimanali cattolici, che quest’anno ha come tema “Turismo: Cultura e prospettive occupazionali. Dalla Magna Grecia alla Sicilia 2.0”.

Attenzione a quando si parla. “Abbiamo ricevuto una eredità preziosa, questo della Sicilia è un appuntamento che ci ha lasciato monsignor Alfio Inserra”, ha proseguito Zanotti, “e per noi è importante essere a Catania, in mezzo alla città, e parlare di cultura e turismo perché con la nostra esperienza cristiana possiamo dare quel quid, quel qualcosa in più. Il tratto più significativo del nostro stare insieme è la fraternità tra di noi. Papa Benedetto XVI ci ha parlato di infoetica, dell’attenzione che serve quando si parla. I nostri giornali sono le voci delle comunità diocesane, e sono contento di vedere molti volti di giovani”.

Il nostro direttore Giuseppe Vecchio con Francesco Zanotti (Fisc) e Lorena Leonardi (Sir)
Il nostro direttore Giuseppe Vecchio con Francesco Zanotti (Fisc) e Lorena Leonardi (Sir)

Continuare a “vedere”. Di un “accecamento universale” ha parlato monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato della Conferenza episcopale siciliana per la Cultura e le comunicazioni sociali, evidenziando come tale processo cominci “con la perdita progressiva della coscienza umana, della quale si sa sempre di meno, fino al nulla. La coscienza umana non sa più di sé e non vuole sapere più della realtà, né della verità”. Nella nostra “società vorticosa” la coscienza “non vede se stessa, gli altri, nemmeno la realtà. L’era digitale, così, mette a disposizione degli umani strumenti e tecniche, ma il rischio è che gli umani, vedendo attraverso la tecnologia, perdano la vista, perché in realtà hanno dimenticato la luce”. Non possiamo, ha proseguito monsignor Staglianò, “non registrare il riduzionismo nel mondo della comunicazione: ormai siamo tutti strumenti nelle mani dei dispositivi. A qualunque religione si appartenga, è bene comprendere che la pratica giornalistica non è tecnica narrativa, ma consapevolezza critica, a cominciare dal fatto che chiunque racconti parte da una luce che apre i suoi occhi sulla realtà da vedere”.

Immagine notturna del Duomo di Catania
Immagine notturna del Duomo di Catania

Senza comunione, nessuna comunicazione. Se la “desertificazione spirituale ha fatto sì che l’uomo ha smesso di essere animale simbolico”, rimane il fatto che egli, ha aggiunto il vescovo, “non è riconducibile alle condizioni biologiche della sua esistenza ed è superiore rispetto a qualsiasi ente o entità. L’informazione è comunicativa quando comunica la verità: non è possibile – ha concluso – alcuna comunicazione senza comunione”. I beni culturali sono stati presi in considerazione “come elementi di comunicazione” dotati della “capacità di creare comunità” da Giuseppe Vecchio, docente alla facoltà di Scienze politiche a Catania. Occorre, ha proseguito, “non distruggerli, né limitarci a guardarli ma coltivarli attraverso le professionalità del settore”, e in questo, ha concluso, “i giornalisti hanno una grande responsabilità”.

a cura di Lorena Leonardi
(Fonte: SIR)
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