Quest’anno ricorrono i centodieci anni dal secondo viaggio in Sicilia di Edmondo De Amicis, scrittore fecondo cui, fatta l’Italia, fu affidato il compito di fare gl’Italiani insieme a Dante, Manzoni e Collodi, tutti autori a nord di Roma (ma il Sud non aveva prodotto nulla che meritasse un analogo riconoscimento?).

De Amicis è l’autore, quasi dimenticato e perfino tacciato di sadismo, del libro Cuore, che ha formato generazioni di ragazzetti delle Medie coi racconti mensili di piccoli eroi morti nell’adempimento generoso di un imperativo morale; oggi la incultura imperante nei gossip suggerisce modelli rutilanti e meno lacrimevoli ispirati alla logica del successo a tutti i costi.
Formatosi nell’ambiente risorgimentale della scuola militare e ammiratore di Garibaldi, De Amicis crede nell’educazione e nella scuola come via primaria per risolvere i problemi della società: integrazione, sviluppo economico, giustizia, partecipazione, e sollecita costantemente gli italiani alla concordia, alla comprensione reciproca, alla solidarietà, alla condivisione della responsabilità politica, all’equità e all’onestà. Dopo un viaggio in transatlantico (1882) durante il quale ha toccato con mano la disperazione degli emigranti che traversano l’oceano, stipati nella stiva, si “converte” al socialismo moderato.

Nei Ricordi d’un viaggio in Sicilia tra descrizioni entusiaste di paesaggi naturali, bellezze architettoniche e siti archeologici, dedica acute osservazioni e considerazioni, con equilibrio e libertà, ai problemi economici e sociali della Sicilia senza nascondersi alcuni errori della politica unitaria: la vendita dei beni espropriati alla Chiesa che produsse un nuovo e improduttivo feudalesimo, l’incomprensione dei bisogni delle plebi contadine del meridione, l’imposizione di leggi uniche che non tenevano conto delle notevoli differenze culturali, economiche, sociali tra una regione e l’altra. Questo resoconto del viaggio da lui compiuto nel 1905, non solo ci descrive la Sicilia qual’era prima del terribile terremoto del 1908, ma anche ci riserva una notizia sorprendente: nel 1905 la Sicilia era già collegata con l’Italia da treni che attraversavano lo Stretto di Messina trasportati dai traghetti.
Roba vecchia di più di cento anni e OGGI ? Oggi quei traghetti che fino a qualche anno fa permettevano ai pendolari e ai turisti italiani e stranieri di attraversare lo Stretto anche con auto al seguito senza scendere dal treno, non ci sono più: oggi si arriva, con treni tartaruga, a vedere la costa distante solo tre chilometri, si scende dal treno con bagagli e valigie e, a piedi, si va a cercare biglietto e traghetto privato, un “Caronte”, che ci lasci sull’altra sponda e là giunti, sempre a piedi e con le valigie, si va alla ricerca del secondo treno che finalmente ci porterà a destinazione. La logica liberista dell’economia e delle dismissioni non solo ci nega l’alta (e la media) velocità, ma allontana ancor più dei terremoti l’Italia e l’Europa dalla Sicilia e in cambio ci ripropone ogni venti anni l’improbabile sogno del Ponte sullo Stretto.
Sicilianissima