Dalla colonne di Politico.com, l’editorialista Fredrik deBoer, evidenzia come la Corte Suprema americana abbia riconosciuto che nel matrimonio amore, fedeltà, devozione sacrificio e famiglia non sono concetti guidati dal solo genere, quindi ora “perché dovrebbe essere limitato a soli due individui?”. E poi, a cascata, tutta una serie di considerazioni con l’obiettivo della piena parificazione
Ma dopo aver dato il via libera alle nozze tra persone dello stesso sesso, perché il prossimo passo non dovrebbe essere il riconoscimento della poligamia? Domanda e argomentata risposta sono opera di Fredrik deBoer dalle autorevoli colonne di Politico.com all’indomani della sentenza con cui la Corte Suprema ha decretato la legalità del matrimonio omosessuale in tutti i 50 Stati Usa. “Con la sentenza della Corte Suprema” – scrive deBoer – “il liberalismo sociale ha raggiunto uno dei suoi obiettivi principali. Un diritto apparentemente impensabile vent’anni fa è stato ora ampiamente applicato ad una nuova classe di cittadini”.
L’editorialista evidenzia come la Corte abbia riconosciuto che nel matrimonio amore, fedeltà, devozione sacrificio e famiglia non sono concetti guidati dal solo genere, quindi ora “perché dovrebbe essere limitato a soli due individui?”. Il ragionamento sviluppato dallo scrittore si snoda suadente, giocando con efficacia sul parallelo tra le motivazioni per cui è ammesso il matrimonio omosessuale e quelle speculari che rendono possibile legalizzare anche la poligamia. Un equivalente messo in luce anche nel parere dissenziente del giudice della Corte Suprema John Roberts: “E’ sorprendente la quantità del ragionamento che si applicherebbe con uguale forza per l’affermazione di un diritto fondamentale al matrimonio plurimo”. La differenza tra i due matrimoni, dice deBoer, sta soltanto nel permanere del disagio dei progressisti a fronte di un tabù ed è “giuridicamente debole, come fino a poco tempo fa l’opposizione al matrimonio omosessuale”.
Le obiezioni contro la poligamia, quindi, sono soltanto una forma di resistenza e di rifiuto agli appelli di coloro che vorrebbero codificare legislativamente rapporti non tradizionali. E avranno vita breve. Pertanto, accettando senza eccezioni il diritto di adulti consenzienti di impegnarsi in qualsiasi tipo di rapporti sessuali e romantici che abbiano scelto, se persone libere e consenzienti scelgono di formare relazioni con più partner, “come si può continuare a negare loro il diritto alle tutele giuridiche offerte dal matrimonio?”. Prendendo come dato di fatto il poliamore, continua deBoer, la questione che adesso si pone è se concedere a chi lo pratica lo stesso riconoscimento che si concede ad altri adulti: “l’amore fonda il matrimonio e il diritto di sposarsi è esattamente questo, un diritto”.
Anche i “convenzionali” argomenti contro la poligamia, come la possibilità di abusi o il formare una comunità patriarcale fondata sulla disuguaglianza, sono liquidati con pochi tratti: anche nel matrimonio tra uomo e donna ci sono abusi e prevaricazioni causate da dinamiche patriarcali, quindi “se abbiamo intenzione di vietare i matrimoni perché alcuni sono luoghi di sessismo e abusi allora avremmo dovuto iniziare con il vecchio modello un-marito-una-moglie”. Argomento suggestivo, vero? E che dire degli eventuali problemi legati alla gestione dei rapporti e alla divisione dei beni tra più persone in caso di morte o divorzio? “Il confronto con il matrimonio tradizionale è ancora istruttivo”, insinua l’autore, sottolineando come dopo decenni di giurisprudenza e di organizzazione giuridica dedicata al matrimonio, i tribunali riservati a questi casi sono quelli caratterizzati dalle contestazioni più aspre e, in fondo, “è a questo che servono i contratti prematrimoniali”. La sintesi del lungo editoriale è che la capacità e la possibilità di unirsi in matrimonio, anche plurimo, si fondano sulla libertà dell’individuo e sul libero e informato consenso che, bontà sua, esclude animali e bambini: “gli animali non sono in grado di esprimere il consenso, i bambini non sono in grado di capire cosa significa il consenso”.
Benvenuti nell’emozionante nuovo mondo del pendio scivoloso, annuncia con enfasi Fredrik deBoer nella sua perorazione alla causa del matrimonio poligamico. Quello “slippery slope” tanto evocato quanto ignorato, sì da aver fatto la fine del pastore che gridava al lupo. E le pecore fanno una brutta fine.
Emanuela Vinai