La Parrocchia di Aci Platani rivivrà l’annuale appuntamento con la festa di Maria del Monte Carmelo, invocata anche con il titolo di Madonna dell’Acqua.
Ancora una volta il popolo platanese, il 10 e l’11 aprile, ottava di Pasqua, si stringerà attorno all’amata Patrona con fede e devozione, in una tra le più antiche feste del territorio acese. Quest’anno la solennità commemorerà un importante evento. Ricorre infatti il decimo anniversario del restauro del preziosissimo simulacro ligneo della Madonna (2011-2021). Cogliamo l’occasione per ricordare questo straordinario avvenimento che, dieci anni fa, tutta la comunità visse con gioia ed entusiasmo.
Aci Platani, origine della statua di Maria del Monte Carmelo
Prima di narrare gli eventi che portarono al restauro, è opportuno riportare alcune precisazioni storiche sulle origini della venerata effige.
Il ritrovamento nel 2015, nell’Archivio di Stato di Catania, di un antico atto notarile, redatto dal notaio Marco Spoto, ci riporta al lontano 19 settembre 1627. Una data in cui i cappellani, insieme ai mastri d’opera della locale chiesa delli Patanej, commissionarono agli artisti Francesco Firrito e Antonio Patania, per conto del signor Josefh Pennese, della città di Acireale, la statua lignea della Madonna del Monte Carmelo.
La pregiatissima opera, ancora oggi, a distanza di quasi quattrocento anni, si venera come Patrona di Aci Platani. Essa doveva essere realizzata prendendo a modello e riferimento l’antichissimo simulacro della Madonna di Mompileri, chiamata Maria Vergine delle Grazie, alla quale bisognava conformarsi. E’ probabile che, subito dopo la realizzazione, l’artistico simulacro, in occasione della festa della Domenica in Albis del 1628, fu consegnato al culto dei fedeli.
Aci Platani, il restauro della statua di Maria del Monte Carmelo
In una fredda serata d’inverno, insieme al parroco di allora don Antonio Pennisi, si pensò di scrivere all’Assessorato ai Beni Culturali della Provincia Regionale di Catania, la richiesta di restauro della statua lignea della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
Nulla lasciava presagire che la nostra istanza, timidamente inoltrata presso gli uffici dell’assessorato, sarebbe stata presa in considerazione.
Dopo appena qualche mese, l’assessore Nello Catalano ci comunicò che l’accogliemento della richiesta. E che, ultimate le procedure burocratiche necessarie, la venerata statua poteva essere consegnata nelle mani di un bravo restauratore. La scelta cadde sul prof. Raimondo Ferlito, persona di comprovata bravura, che vanta anni di esperienza nel campo.
Grande fu la commozione quando, finita la festa liturgica del 16 luglio 2010, con l’aiuto del Comitato dei festeggiamenti, abbiamo consegnato all’esperto restauratore la statua, trasferendo il prezioso simulacro nel suo laboratorio nella vicina Aci Sant’Antonio. Ciò dopo avere ottenuti i nullaosta da parte della Sovrintendenza per i Beni Culturali di Catania e della Curia Vescovile di Acireale. E dopo la stesura di una relazione storico artistica da parte dell’architetto Alessandro Cavallaro.
Ricordo ancora le tante raccomandazioni che seguirono questo momento. In tutti noi era la consapevolezza di vivere un evento storico, consegnando nelle mani di un restauratore il bene più prezioso che la nostra comunità parrocchiale possedesse. Un restauro è certamente un lavoro di grande responsabilità: qualsiasi intervento di modifica sulla statua avrebbe potuto generare una reazione negativa nei tanti devoti. Ma le tante ansie e le mille preoccupazioni si sono subito dissolte alla vista della statua restaurata. Un lavoro attento e minuzioso aveva ripagato la nostra fiducia nel prof. Ferlito.
Tutte le operazioni del restauro
Il restauro ha previsto innanzitutto un’operazione preliminare di disinfestazione. Successivamente si sono compiute varie procedure di recupero, che vanno dalla pulitura al consolidamento e ripristino di alcuni elementi strutturali e decorativi. Inoltre, nel corso dei lavori, si fecero alcune importanti scoperte. La pulitura del manto, ad esempio, ha svelato come interventi precedenti avessero modificato il colore dello stesso. All’origine, infatti, si presentava tutto in argento, con delle decorazioni floreali ad intaglio in oro, tuttora presenti. Questa ridipintura, oltre ad essere di mediocre qualità, fu considerata come un elemento invasivo e deturpante che, la Sovrintendenza per i Beni Culturali, ha giustamente deciso di rimuovere, per ridare al manto l’antico splendore. Dove l’argento risultava mancante furono fatte delle integrazioni con la stessa tecnica originaria.
L’intero manto, infine, è stato laccato con colore blu. Il Bambino Gesù, pur essendo di pregevole fattura, probabilmente non appartiene allo stesso scultore che ha realizzato la statua della Madonna. Trattasi invece di corpo estraneo, adattato successivamente al gruppo statuario. Le due corone che, ad un prima e superficiale verifica, sembravano essere di materiale mediocre ma, dopo un attento e accurato esame, sono risultate di grande valore, tutte in argento dorato. Nell’occasione, grazie al contributo economico del Comitato dei festeggiamenti, è stato possibile rimetterle a nuovo e ripristinare la doratura.
Nel restauro, particolare attenzione al volto della Madonna
Particolare attenzione si riservò al volto della Madonna, trattato nel tempo con colori che avevano ricoperto del tutto quelli dati dall’autore. Si rese necessaria, quindi, un’opera di attenta ripulitura, senza tuttavia intaccare i lineamenti fini ed armoniosi che rendono questa immagine un capolavoro di straordinaria bellezza. A restauro completato, si riportò la secentesca statua agli antichi splendori. Il lavoro restituì un aspetto il più vicino possibile a quello originario, senza tuttavia cancellare del tutto quelle “aggiunte” storiche, entrate ormai a far parte delle abitudini percettive dei tanti devoti.
I giorni precedenti la festa dell’ottava di Pasqua del 2011 si distinsero per la grande attesa dei fedeli, desiderosi di rivedere quel volto materno che da quattro secoli cattura il cuore di ogni platanese. La svelata del simulacro coinvolse emotivamente tutta la parrocchia. Mons. Pio Vittorio Vigo benedisse la preziosissima statua lignea riconsegnata, nel tripudio generale, alla venerazione dei fedeli. Aver ridato splendore al prezioso simulacro, si considera un atto d’amore fortemente voluto da tutta la comunità. Affinché le generazioni future possano, come noi, avere la gioia di ammirare la straordinaria bellezza di questo volto. Così da orientare la propria vita al Signore Gesù e gridare, ancora una volta, come avviene da secoli: “Divoti, ccu vera fidi, evviva Maria!”.
Giovanni Centamore