Aci San Filippo / Nuovo destino per l’Eremo di Sant’Anna?

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Aci San Filippo Eremo

L’Eremo di Sant’Anna fu fondato nel 1751 da Fra’ Rosario Campione ad Aci San Filippo, frazione del comune di Aci Catena. Accanto, un’autentica terrazza che si affaccia sul mare Ionio, nel mare omerico che bagna l’intera costa. Qui i miti greci sono di casa, ma la connotazione principale del luogo è il silenzio che si percepisce tutto attorno. L’impianto originale era composto da una chiesetta con due piccoli vani, immersi nella vegetazione a cui si aggiunse, in seguito, una grande cisterna per la raccolta delle acque. Ad inizio ‘800 si aggiunsero altri vani, la biblioteca e diversi laboratori.

L’altare maggiore in rame e cesello con intarsi di marmi policromi, nonché il tabernacolo, furono eseguiti da Fra’ Vincenzo Musumeci e Fra’ Raffaele Badalà. Fra le opere presenti nella chiesa, sono da ammirare le tele rappresentanti la Madonna col bambino e S. Anna. All’interno dell’Eremo si trovano inoltre il chiostro ed il giardino mediterraneo.

Aci San Filippo / Eremo di Sant’Anna: una breve introduzione storica

Sicuramente è uno dei più affascinanti e poco conosciuti monasteri della zona etnea, ed è parte integrante del nostro patrimonio storico e artistico. Dopo la morte dell’ultimo eremita nel 2005 è gestito dalla Basilica di Aci San Filippo con la compresenza delle suore Carmelitane.  E’ un luogo caro anche al pubblico poiché nei pressi vennero girate alcune scene dei film “Don Giovanni in Sicilia” e “Storia di una capinera” tratto dall’omonimo libro di Giovanni VergaQuesti borghi siciliani sono affascinanti, tutti carichi di identità, storia e bellezza. Ma bisognerebbe sfruttare al massimo, e non sprecare, le opportunità di questi luoghi. Spesso abbandonati e desolati. Da ripopolare. Abbiamo posto delle domande ed una riflessione a Padre Enzo Calà, rettore dellEremo di Sant’Anna, che nonostante gli impegni ed il tanto lavoro all’Eremo, si è dimostrato dal primo momento, disponibile.

Padre, possiamo credere in un progetto basato sullo sviluppo culturale?

“I luoghi non sono mai dei meri agglomerati urbani, ma realtà dinamiche e in continuo divenire, in quanto vissute dall’essere umano. La vita e la funzione di un luogo sono intimamente legate alle necessità di chi le abita”, afferma il rettore dell’Eremo. Continua: “Ormai, da decenni, si assiste ad un progressivo svuotamento dei luoghi, in quanto gli uomini e le donne che li vivono, in particolare le giovani generazioni, hanno la necessità di spostarsi verso centri maggiormente produttivi, a causa di una crisi lavorativa particolarmente avvertita nel meridione d’Italia. A ciò si aggiunge che, oltre a ragioni lavorative, si sente la necessità di avere luoghi di aggregazione, ove sviluppare la personalità dell’individuo. 

Queste esigenze hanno contribuito ad un progressivo abbandono dei piccoli centri in favore delle grandi città. Questo trend ha subito un lieve arresto, anche grazie a programmi ed interventi mirati alla riscoperta delle bellezze paesaggistiche e artistiche dei piccoli paesi, i quali spesso conservano veri e propri tesori a cielo aperto e fruibili da tutti. Ma ciò non basta. Per ridare valore ai piccoli centri non è sufficiente un fenomeno turistico, il quale, seppur da apprezzare, in realtà non comporta nel lungo periodo una vera ripopolazione. L’esempio, d’altronde, è sotto gli occhi di tutti nelle grandi città turistiche d’Italia: visitate da tutti e abitate da pochi”.

Quale soluzione propone?

“La soluzione è quella di puntare ad una rivalutazione che tenga conto delle necessità della persona. I luoghi devono essere funzionali ai bisogni dell’uomo. Ma quali sono i veri bisogni dell’uomo? La domanda, che è oggetto di riflessioni antropologiche e sociali da tempo immemore, non è scontata. È scontato ridurre l’uomo ad un bisogno di svago e lavoro. L’ essere umano ha primariamente bisogno di riscoprire sé stesso, nella sua individualità, al fine di raggiungere la piena realizzazione come singolo e nelle formazioni sociali”.

eremo di sant'anna Aci San Filippo / Può anche l’Eremo di San’Anna, ad oggi luogo magico ma trascurato, essere rivalutato e apprezzato?

“Da questo punto di vista, l’Eremo di Sant’Anna rappresenta un esempio riuscito di centro di aggregazione funzionale ai bisogni particolarmente spirituali dell’uomo. Da qualche anno, infatti, al suo interno non si tengono solo le ordinarie celebrazioni liturgiche, ma anche percorsi di fede e spiritualità che coinvolgono uomini e donne, di ogni fascia d’età, di tutto l’hinterland etneo. Al suo interno opera una piccola comunità religiosa, denominata Fraternità Mariana Totus Tuus, che propone occasioni di formazione per religiosi e laici, fornendo la possibilità di vivere tempi di ritiro spirituale individuale e comunitario, incontri per coppie di fidanzati e coniugi, percorsi di catechesi, momenti di preghiera e quant’altro. L’Eremo non è un luogo trascurato, ma è un centro di spiritualità e aggregazione vissuto giornalmente, oltre che dalla comunità religiosa che lo abita, anche da numerosi laici che lì hanno trovato una valida alternativa al fragore cittadino”.

L’interessante riflessione e i successivi spunti offerti di Don Enzo Calà si concludono con una chiusa da attenzionare. “Bisogna saper raccogliere le sfide odierne e proporre una realtà che sia funzionale ai bisogni veramente importanti dell’uomo. Come ha saputo fare l’eremo di Sant’Anna, che offre un luogo di preghiera, lavoro e riscoperta del rapporto con Dio, con se stessi e i fratelli”. 

                                                                                                       Giorgia Fichera

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