Aci Trezza / Tradizioni del paese dei Malavoglia

0
306
Aci Trezza tradizioni del paese dei Malavoglia faraglioni

La frazione di Aci Trezza annovera alcune caratteristiche tradizioni, tra le quali quella nota di essere il paese dei “Malavoglia”. Si tratta del nome della famiglia di pescatori protagonista del romanzo scritto dal siciliano Giovanni Verga, esponente del verismo, dato alle stampe nel 1881. E’ la storia di una famiglia di pescatori ubicata nel paese marinaro della costa nord-orientale del catanese. In seguito al naufragio della barca Provvidenza e la conseguente perdita del carico di lupini, nella famiglia andò lentamente logorandosi la speranza di reperire un buon guadagno. Lo sforzo eroico del pater familias, padron ‘Ntoni, e dei suo familiari furono vani. La narrazione assume sia toni epici che elegiaci, ma racconta soprattutto la storia di un popolo, facendosi specchio della sua gente e dei suoi costumi.

Il museo “La casa del nespolo”

Il Museo “Casa del Nespolo” è ospitato in una vecchia abitazione del centro storico di Aci Trezza, a fianco della chiesa di San Giovanni. La struttura architettonica è quella tipicamente siciliana della metà del XIX secolo, con cortile, un piccolo orto e l’ingresso caratterizzato da un arco in pietra lavica a tutto sesto. Aci Trezza tradizioni del paese dei Malavoglia Case del nespoloAll’interno, il museo è composto da due stanze: una dedicata al film “La terra trema”, l’altra dedicata agli strumenti della pesca e alla vita quotidiana degli abitanti del paese all’epoca dei Malavoglia. E’ possibile trovare gli orari e i giorni di apertura del Museo “la Casa del nespolo” cliccando qui.

Aci Trezza / Tradizioni del paese dei Malavoglia: “U pisci a mari”, la festa sull’acqua

Il 24 giugno di ogni anno, durante il periodo di celebrazione del patrono, San Giovanni Battista, si rinnova ad Aci Trezza una tradizione che risale all’inaugurazione della statua lignea del Battista. Si tratta della pantomima del pesce a mare, u pisci a mari, rito propiziatorio, parodia della pesca del pesce spada che si svolgeva nello stretto di Messina. Questa pesca rappresenta, per il popolo protagonista, l’incessante confronto con gli elementi naturali, nonostante sia culturalmente legata ad una ben più ampia area del bacino del Mediterraneo.

La festa oggi

La festa è oggi caratterizzata da bancarelle stracolme di oggetti, carrettini traboccanti di arachidi e ceci tostati e assordanti fuochi d’artificio. “U Raìsi”, colui che dirige la pesca, si avvia sulla spiaggia ostentando, in modo caricaturale, calzoni corti, un cappellaccio, stracci rossi ed una fascia purpurea a tracolla. Con fare minaccioso, muove una canna di foglie fresche sulla mano destra ed un ombrello sulla sinistra. Alcuni pescatori intanto, vistosamente ornati in rosso, con marcata gestualità iniziano “la calata della barca”. Il loro compito è quello di arpionare “u pisci”, mentre un valente nuotatore s’immerge nel tratto di mare, teatro della pantomima, nascondendosi tra le numerose imbarcazioni. In uno scenario scandito dalle urla della gente: ha così inizio la pesca. Aci Trezza Tradizioni paese Malavoglia U pisci a mari

U Raìsi, dall’alto di uno scoglio, avvista la preda, lancia segnali, urla frasi arcaiche ed incita i marinai a catturarla. Il pesce allora, dopo vari tentativi, viene preso e viene levato a bordo, ma riesce a scappare. Successivamente i pescatori inveiscono, lanciano insulti e u Raisi, disperato, si getta in acqua. L’inseguimento del pesce pertanto si ripete ma, questa volta, la preda viene ferita e catturata, macchiando di rosso il mare. Due pescatori tengono quindi saldamente il pesce-uomo che tuttavia, a pochi metri dall’approdo, fugge definitivamente, scomparendo tra i flutti. Infine, tra l’entusiasmo generale, i pescatori capovolgono la barca e ritornano a terra in un gioco di spruzzi che coinvolge tutti gli spettatori. Nell’occasione, il canto tradizionale intonato, recita così:

A luvanti, a luvanti, a punenti, a punenti. A sciroccu, a sciroccu.
Pòttulu ‘n terra, pòttulu ‘n terra; ca semu ricchi!
Pigghia ‘a mannara, pigghia ‘a mannara; ca semu ricchi!
Scialaràti, scialaràti, m’arruvinàstuvu; mi facìstuvu pèrdiri ‘a pruvirenzia!
Pisci friscu, pigghiatu ora ora. ‘U tagghiamu a Trizza stissu

Arianna Pastore

Print Friendly, PDF & Email