Il 26 luglio viene celebrata la solennità del martirio di Santa Venera, Patrona principale, Compatrono è San Sebastiano, della Città di Acireale. Ci si riferisce alla Santa Martire anche con altri nomi, tra cui Veneranda e Veneranda-Parasceve, che rimandano al giorno della sua nascita il venerdì. Questi nomi hanno molteplici collegamenti con le tradizioni sia latine che ebraiche. Per entrambe le culture, infatti, il venerdì era il giorno precedente al sabato e di preparazione in funzione di esso; durante il sabato veniva sospeso ogni tipo di lavoro e quindi era assolutamente necessario preparare tutto il giorno prima. Da qui i nomi Veneranda (nata nel giorno di venerdì) e Parasceve (nata nel giorno di preparazione al sabato).
La tradizione, oltre ad affermare storicamente la sicilianità della Santa, fa cenno anche alla sua appartenenza al Comune acese, sostenuta dagli antichi reperti archeologici di terme romane ritrovati in territorio di Acicatena, nella chiesa di Santa Venera al pozzo, risalente al secolo XI- XII.
Si narra che Santa Venera abbia compiuto delle opere di misericordia tra cui la cura dei malati grazie alle acque termali.
Proprio in questo luogo, domenica 28 luglio, verrà celebrata la ricorrenza del martirio della Santa durante la celebrazione eucaristica all’aperto delle 19,30.
Don Roberto Strano, prevosto della Basilica di San Filippo d’Agira, sottolinea l’importanza, la validità e l’attualità del messaggio lanciato dalla martire: “Nonostante gli anni trascorsi in Cattedrale, con il suo secolare simulacro, ogni volta che ammiro l’antico mezzobusto conservato nella nostra chiesetta di Santa Venera al Pozzo, l’emozione aumenta sempre più. Non ci si può abituare alla grandiosità dei simboli che la Santa tiene nelle mani: il Vangelo ed il Crocifisso. Essi, sono segni antichi e sempre nuovi per costruire la “civiltà dell’amore”, gesti eloquenti che parlano più con l’esempio che con le parole; immagini che si portano scolpite nel cuore”.
L’esempio lasciato dalla Vergine e Martire è fondamentale per noi uomini e donne del terzo millennio. In un’epoca in cui le donne erano scarsamente considerate, la Santa si è fatta evangelizzatrice, portatrice del Messaggio d’amore che Gesù Cristo ha lasciato ad ognuno di noi. La sua volontà, dedizione e coraggio deve essere per noi dimostrazione del fatto che non è importante il periodo storico in cui si vive o la considerazione di cui si gode, ma l’amore e l’impegno che si mette nell’evangelizzazione.
Ilenia Consoli