Rosario Pittera è stato ordinato sacerdote il 26 ottobre, insieme a don Antonio Agostini, nella Chiesa Cuore Immacolato di Maria di Acireale dal vescovo Antonino Raspanti. Don Rosario Pittera ha svolto l’esperienza pastorale nella Diocesi di Fossano, in particolare nella comunità Papa Giovanni XXIII e nel “Condominio solidale Divina Provvidenza“. Ha conseguito la laurea triennale nell’anno 2021 discutendo la tesi di Teologia Biblica dal titolo Il Pentimento di Dio. Alla scoperta di un Dio “patetico”, avente come relatore don Carmelo Raspa. Svolgerà il suo ministero da vicario parrocchiale nelle comunità San Giovanni Battista e Santa Maria La Nova ad Aci Trezza.
Acireale / A colloquio con Rosario Pittera, ordinato sacerdote Rosario
Chi è Rosario Pittera prima di essere ordinato sacerdote? Quali sono le sue passioni?
Rosario, prima di essere ordinato sacerdote dal vescovo di Acireale, era un ragazzo come tanti altri, ricco di sogni, desideri e passioni, tra cui la cucina che mi ha portato ad intraprendere gli studi alberghieri. Ma la mia più grande passione è certamente la musica e il canto sacro. Una passione che ha trovato terreno fertile in parrocchia, alla celebrazione quotidiana dell’Eucarestia, per poi essere approfondita negli anni della mia formazione al presbiterato in seminario.
Come è avvenuta la sua vocazione?
Nessuna chiamata con eventi soprannaturali. La vocazione al sacerdozio, così come ogni vocazione, risiede nel cuore di ognuno. Nella mia vita lentamente il Signore si è fatto strada, mi ha chiesto di entrare, di stare con me nella gioia e nel dolore. Infine, mentre attorno a me c’era confusione e paura, ha chiesto la mia disponibilità, ha chiesto le mie mani per continuare a benedire, le mie labbra per continuare a parlare. Ha chiesto il mio corpo per continuare a soffrire, il mio cuore per amare, me stesso per continuare a salvare. Tanti eventi, letti alla luce del cammino vocazionale, mi hanno dato la consapevolezza della costante presenza del Signore nella mia vita. La mia vocazione è avvenuta grazie a quanti hanno curato la mia formazione umana e spirituale, e quindi la mia famiglia e il mio primo padre spirituale, allora vicario parrocchiale della mia comunità.
Ricorda qualcosa in particolare che le ha fatto capire quale fosse la sua “vera strada”?
Tra i ricordi che porto più gelosamente nel mio cuore c’è quello di me che, ancora piccolino, mi recavo a messa ogni domenica. Passando per l’antica via che dalla mia abitazione conduceva alla parrocchia incrociavo assiduamente lo sguardo di un piccolo crocifisso a cui, con parole semplici, forse anche puerili ma ricche d’affetto e amore, rivolgevo la mia preghiera “Gesù mio, io voglio essere tuo fratello e un giorno sarò come te”.
Che prete vorrebbe essere?
Voglio essere capace di far percepire la presenza di Dio. Un sacerdote che non si risparmia mai, di quelli che ama gli altri come ama se stesso. Voglio essere Pane spezzato e Vino versato per i fratelli a cui sono mandato. Un sacerdote perennemente innamorato di Cristo e della Chiesa che non si illude circa la personale fragilità, ma sa che il Signore si serve sempre di strumenti inadatti per manifestare al mondo la sua gloria. Voglio essere un sacerdote pronto a prestare le mie orecchie a Dio, perché quanti aprono il cuore dinanzi alla mia misera figura abbiano la certezza che è Dio stesso che li sta ascoltando.
Che ricordi conserva dei suoi anni passati in seminario?
Gli anni in seminario credo siano stati i più belli vissuti nella mia vita. Ricordo con grande commozione ogni singolo momento vissuto, dal primo giorno in cui ho varcato le porte del seminario al giorno in cui, da sacerdote, ho celebrato la mia prima Eucarestia nella cappella maggiore. Ricordo con profondo affetto fraterno i miei compagni di cammino con cui ho condiviso gli anni della mia formazione, ormai per buona parte miei confratelli nel sacerdozio. Ed ancora gli studi di Teologia presso lo Studio Teologico S. Paolo di Catania, affrontati con impegno e serietà fino al conseguimento del baccellierato in teologia con 110 e lode.
Si sente realizzato nella scelta che ha compiuto?
Sono immensamente felice di quello che faccio e che ho scelto di fare per tutta la vita. Credo sia inspiegabile la gioia e l’emozione che si percepisce nel cuore al momento della celebrazione del sacrificio eucaristico. Dinanzi al mistero che si compie sotto ai miei occhi tremano ancora le mani e tra lo stupore rimango senza parole per un dono così immenso.
Anche lei, così come don Antonio Agostini, ha vissuto un’esperienza fuori dalla Diocesi di Acireale molto importante. Dove è stato e di cosa si occupava?
Lo scorso anno il vescovo Raspanti, facendo eco a quanto papa Francesco richiede per la formazione dei sacerdoti, ci ha concesso di vivere un’esperienza di umanità piena dopo i cinque anni di seminario immersi nello studio. La mia esperienza si è svolta a Fossano, in provincia di Cuneo, presso una casa-famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII, associazione fondata dal servo di Dio don Oreste Benzi. Un’esperienza che mi ha aperto un mondo. Sono tornato in Sicilia consapevole di non essere più quello di prima. Ho vissuto in casa-famiglia 24 ore su 24 nel loro caos, con la loro felicità e il loro dolore. Ho avuto la possibilità di instaurare relazioni strette ed intense.
Acireale / Ordinato sacerdote Rosario Pittera
Penso a Matteo, che ho conosciuto appena atterrato a Torino e che successivamente ho accompagnato come suo insegnante di sostegno. Ho imparato a rallentare i miei passi per riuscire a camminare insieme a chi, per muoversi, necessitava delle mie gambe. Ho imparato ad apprezzare il dono di ogni vita umana. Quel ragazzino in sedia a rotelle, con una malattia rara, di quelle che non ti permette di parlare, camminare, mangiare, respirare, dormire, quante cose mi ha trasmesso con il suo silenzio, quanto amore mi ha comunicato con il suo sorriso beffardo, mediante quello sguardo capace di farmi intravedere la bellezza dell’infinito.
E’ felice della parrocchia nella quale è stato chiamato a svolgere il suo servizio?
Dopo il dono fattomi dall’esperienza di Fossano, il vescovo di Acireale ha deciso di concedermi ancora la gioia di servire la Chiesa, una volta ordinato sacerdote, nelle comunità di San Giovanni Battista e Santa Maria la Nova in Aci Trezza. Queste due comunità fin da subito mi hanno riservato un’accoglienza che solo in famiglia si percepisce. Mi sono subito sentito a casa, accolto ed amato da questa bellissima borgata marinara. Alla Vergine Santa, Causa Nostrae Laetitiae, e al glorioso protettore Giovanni Battista affido il mio ministero.
Quali obiettivi ha per il suo futuro?
Continuare a servire la Chiesa, pur nella mia debolezza, e farmi santo. Questo è sempre stato il mio obiettivo ancor prima di essere ordinato sacerdote.
Come pensa che la gente vede il sacerdote?
Purtroppo la percezione della gente nei confronti dei sacerdoti non è mai troppo positiva. E’ scoraggiante vedersi derisi per quello in cui credi, risultare un uomo di poca fiducia nella società.
Qual è la giornata tipo di un sacerdote?
La giornata tipo di un sacerdote non può non essere scandita dagli orari di preghiera dati dalla liturgia delle ore, dalla meditazione giornaliera e dalla celebrazione Eucaristica, che diventa il fulcro della vita. A questo fa coronamento tutto quel tempo dedicato alla catechesi dei vari gruppi parrocchiali e all’ascolto di quanti si accostano per un consiglio, per il conforto, per la richiesta di perdono dei peccati.
In una società in cui la gente si sta allontanando sempre più dalla fede, cosa può fare il sacerdote?
Continuare ad essere testimone. Essere presenza costante e mai vendersi alle cose del mondo, per apparire agli occhi di chi ci guarda “a passo con i tempi”. Vivere pienamente il tempo in cui esistiamo, come sacerdote del 21° secolo, ma avendo come esclusivo obiettivo quello di essere indicatori verso Dio.
Da qualche anno è subentrato il problema della carenza di vocazioni. A cosa è dovuto questo secondo lei?
Il Signore chiama, sempre. Purtroppo l’egoismo, l’autoreferenzialità, il pensare a se stessi piuttosto che agli altri porta i giovani del nostro tempo a ritenere il sacrificio, la consacrazione e il servizio agli ultimi una cosa da retrogradi, non utile al mondo moderno. Eppure credo che siano le cose più “inutili” ad essere le più necessarie al mondo. Persino l’amore viene spesso considerato inutile quando invece è da ritenersi la cosa più necessaria che esista nel cuore dell’uomo. Così la risposta alla chiamata a consacrarsi a Dio per il servizio dei fratelli.
Maria Catena Sorbello