Una giovane donna giunge ad Acireale nel secondo decennio del XX secolo. Siamo nel 1912 e Ginevra Bacciarello, classe 1890, nata ad Ancona, ma trasferitasi ben presto a Roma per esigenze lavorative del padre, giunge nella città jonica fresca sposa dello scultore Luciano Condorelli.
Conosce il suo futuro marito, di cui si innamora perdutamente, all’istituto di Belle Arti di Roma. Qui si diploma con successo nel 1910, divenendo una promessa dell’arte italiana. Decidendo di sposarsi il 28 maggio 1912, con solo rito civile, si trasferisce nella città natia del neo marito. Ma al suo arrivo la attende una piccola città di provincia chiusa nel suo bigottismo, che non vede di buon occhio una giovane artista che indossa i pantaloni, esce spesso da sola, frequenta i bar e rifiuta di indossare il velo nero in chiesa.
Comincia male il matrimonio di Ginevra Bacciarello
Fin dai primi mesi di matrimonio affiorano incomprensioni e malumori tra i due coniugi. Cosa che li porterà anche alla decisione di una vita non sotto lo stesso tetto. Il Condorelli dalla madre e Ginevra, innamorata ma delusa dalla realtà che la circonda e tradita dal marito, abiterà in una casa in affitto in via Currò. Ma, potenza dell’amore, dopo qualche tempo le cose si appianano e i due giovani sposi decidono di iniziare finalmente la loro vita coniugale insieme. Inizia un periodo sereno per Ginevra, intensa vita sociale, attività artistica con alcune opere significative. E la creazione di un circolo culturale fondato insieme al marito e al cognato, dedicato al musicista Vincenzo Bellini.
Dopo appena un anno dal suo arrivo ad Acireale la vita di Ginevra finisce tragicamente. E’ il 9 luglio 1913, il cuore della giovane sposa non batte più. Un colpo d’arma da fuoco ha fatto cessare il suo battito e il corpo viene trovato nella casa di via Currò, al civico 13, avvolto in una veste bianca, chiusa con degli spilli dal collo in giù e ricoperto di fiori. Accanto al corpo, ormai senza vita, un biglietto: “la luna e le stelle accoglieranno l’anima di Ginevra Bacciarello”.
Suicidio? Omicidio? Nessuno indagò, nessuno cercò di fare luce ed avere risposte ai tanti quesiti e lati oscuri di questa assurda morte. Il corpo venne inumato nel cimitero di Acireale, dove tutt’ora riposa.
Nessuno ha disturbato il sonno eterno di Ginevra, e se oggi un veloce e distratto passante percorrendo uno dei viali principali della zona storica del cimitero acese, si soffermerà a guardare la lapide, colpito dalla figura di una giovane donna dormiente, il volto sereno, le mani sul grembo, leggerà un nome, GINEVRA CONDORELLI.
Fu il marito a scolpire Ginevra per l’ultimo viaggio e poi, dopo l’estremo saluto prenderà commiato anche dalla sua città natia, trasferendosi a Roma e divenendo uno degli scultori più apprezzati del ventennio fascista.
Intitolare uno slargo a Ginevra Bacciarello
Calato il sipario sulla vita, per Ginevra inizia il sonno eterno, ma i suoi concittadini acesi non si sono del tutto dimenticati di lei. Infatti Vincenzo Costanzo ha regalato alla sua memoria una interessante pubblicazione, del 1991, dal titolo “Ginevra Bacciarello una vita, una morte, un mistero”.
Conoscitore della vita dell’artista e collezionista delle sue opere, come il bellissimo autoritratto, dopo un lungo lavoro di ricerca, sicuramente non facile, ha restituito corpo e voce a questa giovane fanciulla, scesa nella tomba ancora nel fiore degli anni.
Ma anche oggi c’è chi vuole perpetrare il suo nome alla memoria dei posteri. Infatti la professoressa, scrittrice e giornalista Mariella Di Mauro ha inoltrato formale richiesta al sindaco di Acireale di intitolare uno slargo pubblico alla giovane artista.
La proposta è stata accolta, e oggi attendiamo la cerimonia ufficiale che dedicherà l’area antistante la chiesa della Madonna dell’Indirizzo a Ginevra Bacciarello.
Gabriella Puleo