Nella Sala stampa del Comune di Acireale si è svolta la conferenza di presentazione del II Corso di Lingua e Cultura siciliana ‘Aci e Galatea‘ “A tutela dell’identità siciliana”. Il corso prenderà il via sabato 23 marzo 2024 alle ore 10 nella Sala Cosentini della Biblioteca Zelantea di Acireale. (Via Marchese di Sangiuliano n.17). La durata del corso sarà di otto incontri, sei dei quali si terranno nella sala della Accademia dei Zelanti, in piazza Duomo, nella sede del palazzo di Città. Avrà termine il 18 maggio prossimo, nella Sala Cosentini della Biblioteca Zelantea.
Il Corso è organizzato dall’associazione culturale “Terre di Aci” in collaborazione con il Lions International, Distretto 108YB Sicilia. Il patrocinio è della Città di Acireale, dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale e dell’Accademia della Lingua siciliana.
Nel solco della Legge regionale n. 9 del 31 maggio 2011, ha la finalità di promuovere e valorizzare la storia ed il patrimonio linguistico siciliano. La Lingua siciliana è riconosciuta e qualificata come tale dall’UNESCO e da linguisti e filologi ma non dallo Stato italiano. E’ dotata di uno straordinario patrimonio letterario, che per quantità e qualità è pari a quello delle lingue ufficiali di tanti Stati.
Pertanto, il Corso si propone di affrontare lo studio della lingua siciliana e di pari passo la storia millenaria della Sicilia, che non è stata terra di occupazione ma terra ospitale per quanti popoli hanno qui trovato e costruito la loro patria.
Con lo scopo di far conoscere e divulgare l’impegno e i risultati ottenuti nel cammino di una promozione della lingua siciliana nel contesto europeo e nel mondo culturale.
Presentazione del corso di lingua siciliana: intervento avv. Di Mauro
In sala stampa è intervenuto l’assessore comunale alla Cultura, avv. Enzo Di Mauro, che ha porto il saluto dell’Amministrazione e del sindaco ing. Roberto Barbagallo, assente per altri impegni.
Di Mauro ha espresso l’auspicio che le iniziative culturali indirizzate al recupero della Lingua siciliana possano essere propedeutiche per un recupero e per la continuità della nostra identità.
Sono intervenuti anche il presidente dell’Accademia dei Zelanti e dei Dafnici, dott. Michelangelo Patanè, il direttore del Corso, avv. Carmelo Sardella, il dirigente scolastico prof. Salvatore Musumeci, il poeta e cantautore prof. Alfio Patti.
Altri interventi
Carmelo Sardella focalizza le motivazioni che hanno portato a ripetere il corso anche quest’anno. Determinante la richiesta di quanti avevano partecipato alla scorsa edizione e di altri che chiedevano di parteciparvi. I nuovi iscritti al corso sono persone animate da interessi culturali e studenti del liceo.
Il presidente Michelangelo Patanè evidenzia come sono stati messi di buon grado a disposizione i locali dell’Accademia Zelantea per lo svolgimento delle lezioni. Sottolinea anche quanto sia importante nel panorama culturale parlare di Lingua e di identità siciliana, per far conoscere tradizioni e usi del popolo siciliano. Rimarca la validità del corso, dato il successo della scorsa edizione, e il superamento del tetto degli iscritti nell’edizione che oggi prende ufficialmente il via.
Il dirigente scolastico Salvatore Musumeci ha detto che bisogna continuare il percorso già avviato con la prima edizione del corso. E precisa quanto ancora bisogna fare per riuscire ad avere un riconoscimento normativo importante a favore e per la tutela della lingua siciliana.
Occorre, intanto, rimuovere il pensiero che la Sicilia sia stata da sempre e per sempre una colonia. La Sicilia ha avuto un ruolo importante nell’area del Mediterraneo, dando culla a quanti popoli hanno voluto sbarcare nel proprio territorio.
Sicuramente non vi sono stati saccheggi, ma in Sicilia si è avuto un interscambio di cultura che ha portato tanto benessere da rimanere, come oggi si vede, un parco archeologico a cielo aperto di grande dimensione. Non a caso in Sicilia, anche se di origine greche, sono nati buona parte dei grandi pensatori, matematici e filosofi, come pure grandi protagonisti della letteratura greca.
L’intervento del poeta Alfio Patti
«Le parole hanno una storia perché vengono da lontano, e nel contempo fanno storia perché si muovono e migrano. Le parole si fanno poesia e spesso la poesia canto». Così ha esordito il poeta Alfio Patti, durante la conferenza stampa.
La letteratura siciliana, a partire dal Regale Solium di Federico di Svevia fino ad arrivare ai nostri giorni, ha prodotto milioni di versi, poesie, immortalando per sempre l’idioma siciliano nei manoscritti, nei libri, nei giornali. Il passaggio dal latino al volgare incomincia in Sicilia, nella Scuola Poetica Siciliana.
Lo sostengono illustri poeti come Dante che nel suo “De vulgari eloquentia”, libro I, cap. XII, scriveva: “che tutto quanto gli Italiani producono in fatto di poesia si chiama ciciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità”.
Anche Petrarca scriveva di “I ciciliani, che fur già primi, e quivi eran da sezzo”, e cioè che nella poesia eravamo stati i primi ed eravamo diventati ultimi. Ultimi perché caduti sotto il giogo angioino (1266): con il regno svevo andava via anche la cultura e la letteratura dello “Stupor mundi” e in Toscana fioriva una nuova letteratura.
Riguardo al Latino e al Volgare italiano Dante riteneva che “l’italiano valeva quanto il latino”.
«Con le mie lezioni, – conclude – attraverso poeti che scrivevano nell’idioma siciliano, tenterò di far conoscere che con il siciliano possiamo descrivere tutto. Occorre conoscere prima di parlare. Molti pregiudizi sul siciliano si diffondono e sono artatamente costruiti da coloro che vogliono impedirne la conoscenza».
Giuseppe Lagona