Acireale / Autonomia differenziata: alla Zelantea riflessione sul futuro della Repubblica  

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Il pomeriggio del 16 maggio, nella Biblioteca Zelantea di Acireale, si è svolto un importante incontro sul tema dell’autonomia differenziata. I relatori hanno dato spunti di riflessione in merito alla necessità di conciliare l’autonomia locale con l’unità nazionale. Garantendo che le differenze regionali non diventino un fattore di divisione, ma piuttosto una risorsa per rafforzare l’unità del Paese.

Acireale / Autonomia differenziata: contesto e preoccupazioni

L’evento è stato promosso dall’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici (presidente Michelangelo Patane), dal Comune di Acireale e dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale presieduto da Anna Maria Cutuli. L’evento ha visto la partecipazione di noti costituzionalisti come Ida Nicotra, professoressa ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università di Catania, e Luigi D’Andrea, professore ordinario di diritto costituzionale presso l’Università di Messina.

L’autonomia differenziata è al centro di un acceso dibattito politico, soprattutto per i timori riguardanti l’aumento delle disparità tra le regioni italiane. Sottolineiamo la prima differenza fra regioni a statuto ordinario (che sono 15) il quale può essere adottato e modificato tramite leggi statali ordinarie ed hanno autonomia limitata di esecuzione. Mentre le regioni cosiddette a statuto speciale, che sono 5 (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna) hanno un’autonomia maggiore sia nelle competenze politiche che economiche.

Ricordiamo che modifiche ed adempimenti nello statuto devono passare attraverso un procedimento legislativo che coinvolge sia il Parlamento nazionale sia, in alcuni casi, il parere della regione interessata. La Sicilia, con il suo statuto speciale, non è direttamente interessata dalla riforma, che riguarda le regioni a statuto ordinario, ma il tema ha comunque suscitato preoccupazioni. Secondo alcuni studi, infatti, la Sicilia potrebbe perdere fino a 1,3 miliardi di euro l’anno, aggravando il bilancio regionale. Il timore è di diventare un’Italia in cui alcune regioni ricevano finanziamenti e altre no, aumentando così le disuguaglianze tra le regioni. Aumentando così la frammentazione e la diversità: saremo un’Italia concretamente a vocazione unitaria?

Il quadro costituzionale tra autonomia differenziata e disparità

La riflessione della docente Ida Nicotra ha evidenziato che progresso ed evoluzione sono due dati di fatto legati alla cultura storica e sociale. La Costituzione italiana del 1948 aveva come obiettivo fondamentale l’unità del Paese, con una struttura fortemente centralizzata. L’unità era un obiettivo appena raggiunto da tutelare, con una ripartizione dello Stato e nuovi assetti. Tuttavia, con la riscrittura del Titolo V nel 2001, sono stati introdotti elementi di decentramento e autonomia regionale. L’articolo 116 della Costituzione consente di attribuire ulteriori forme di autonomia alle regioni ordinarie, differenziandole dalle regioni a statuto speciale.

Si è rafforzato ulteriormente l’elemento dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica, che rappresentano ancora oggi principi fondamentali. La Repubblica è una e indivisibile, ma promuove il decentramento e l’autonomia. L’idea di una democrazia liberale cerca di mantenere un equilibrio tra unità, autonomia e decentramento.Questo principio è stato sostenuto soprattutto dalla Democrazia Cristiana e dai partiti laici minori nell’Assemblea Costituente, cercando un bilanciamento tra i due principi.

Acireale / Autonomia differenziata: principi di sussidiarietà e solidarietà

Le regioni ordinarie sono nate nel 1970, mentre quella a statuto speciale, per motivi storici e culturali, sono nate prima. Con la Separazione della costituzione repubblicana i territori acquistano maggiore consapevolezza di un principio fondamentale che emerge dalle carte internazionali e politiche comunitarie. Le carte delle autonomie locali hanno sempre più spazio in un’ottica di autonomia più legata a sussidiarietà e solidarietà. Questo principio fa capolinea tra Stato e autonomie territoriali e pone al centro il decentramento, correlato a un’autonomia responsabile.

Il principio di sussidiarietà, peraltro strettamente legato alla dottrina sociale della Chiesa, prevede che le funzioni amministrative siano attribuite al livello più vicino ai cittadini. Questo principio è cruciale per garantire una gestione responsabile e vicina ai bisogni della popolazione. La riforma del Titolo V ha anche introdotto l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle regioni, rafforzando la responsabilità politica a livello locale. La prossimità del servizio al cittadino è compito del governo locale, che deve dare e aiutare il principio della responsabilità politica di chi opera sul territorio e del cittadino stesso.

Sostenere costituzionalmente il decentramento significa dare funzioni alle regioni, ai comuni e alle province non svolte dallo Stato, affinché possano meglio occuparsi degli aspetti più importanti. Ma resta una giurisdizione esclusiva che copre alcune materie: cittadinanza, emigrazione, politica estera, difesa, militari, e moneta. I livelli di governo sulle funzioni passano infatti in generale, è bene ricordarlo, da tre livelli: locale, statale ed euro-unitario.

Acireale / Autonomia differenziata: l’iter legislativo e le sfide

Il cambiamento costituzionale nell’articolo 114 definisce la Repubblica come un’entità che ingloba lo Stato e non solo come Stato. I livelli di governo servono a rendere migliori i servizi, le forniture e le opere pubbliche per la collettività, promuovendo l’idea di responsabilità governativa. Nella riscrittura totale del Titolo V, l’articolo 116 introduce l’autonomia differenziata nella costituzione. Esso stabilisce che le regioni italiane sono speciali e ordinarie, conferendo alle regioni ordinarie una quota di autonomia non maggiore ma differenziata e specializzata, che non le rende tutte uguali.

L’articolo 111 consente all’Italia di limitare la propria sovranità a favore di tre corpi citati: diritto internazionale, Unione Europea e Costituzione. Questa nuova dimensione è il tema centrale di come attuare l’articolo 116, comma 3. Questo articolo è stato attuato o eliminato con revisioni iniziate con pre-intese condivise dal governo centrale e con tre regioni: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che hanno chiesto queste materie nel governo del 2018. Queste intese, tuttavia, hanno sollevato diverse problematiche, soprattutto riguardo alla loro ratifica parlamentare. L’autonomia differenziata richiede un equilibrio delicato tra le esigenze delle regioni e i principi costituzionali di unità e indivisibilità della Repubblica.

L’articolo 118 è collegato, evidenziando la differenziazione come aspetto dell’autonomia, esaltando le specificità dei territori e delle loro vocazioni. La differenziazione maggiore dell’autonomia si applica solo alle materie non di competenza esclusiva dello Stato, come definite nell’articolo 117. Le leggi delle regioni e dello Stato sono poste sullo stesso piano e devono rispettare i vincoli della Costituzione, del diritto internazionale e dell’appartenenza all’Unione Europea.

Acireale / Autonomia Differenziata: Diritti e servizi civili

I diritti nazionali italiani sono definiti dall’articolo 117, che stabilisce elementi essenziali delle prestazioni civili e sociali che devono essere garantiti uniformemente nel territorio nazionale. L’autonomia differenziata si può realizzare a condizione che siano determinati i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), che deve essere determinata sulla base dei costi standard, valutando il territorio, la popolazione e il contesto.

Prima bisogna determinare i LEP per poi implementare l’autonomia differenziata. Si spera che il sistema venga adottato basandosi sui principi costituzionali per calcolare diritti sui fabbisogni e costi standard. Nel 2001, la questione dell’insularità, che prevedeva norme speciali per le isole, era sparita, ma è stata reintrodotta con il governo Draghi nell’articolo 119, comma 6.

L’insularità costa alla Sicilia 6 miliardi di euro all’anno, influenzando i diritti fondamentali delle isole, come la circolazione e lo spostamento, specialmente durante i periodi festivi. Necessitano norme che aiutano l’insularità, come le tariffe aeree agevolate. La procedura estesa come clausola alle regioni a statuto speciale può servirsi dell’autonomia, a condizione che i LEP siano garantiti a tutti, evitando differenziazioni.

Critiche e spunti di riflessioni finali sull’autonomia differenziata

Durante l’incontro, è emersa la necessità di determinare LEP prima di procedere con l’autonomia differenziata. Questi livelli essenziali, che comprendono servizi fondamentali come l’istruzione e la sanità, devono essere garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale. La mancata determinazione dei LEP potrebbe portare a una frammentazione e a disparità territoriali significative. La necessità di conciliare l’autonomia locale con l’unità nazionale rimane un tema centrale. I principi di sussidiarietà e solidarietà devono guidare il processo, garantendo che le differenze regionali non diventino un fattore di divisione, ma piuttosto una risorsa per rafforzare l’unità del Paese.

– L’indicazione per lo Stato era di unire, non dividere le regioni, amministrare i comuni per garantire un’adeguata amministrazione pubblica, “autosufficienza e responsabilità locale”.

– Forse si dovrebbe andare verso una distinzione superando le regioni ordinarie e speciali, così creando un ordinamento che riconosca le funzioni legislative e amministrative degli enti locali.

– Criticare la legge che non differenzia i LEP sul territorio e che nasconde un tavolo centralista e statalista. Il principio di sussidiarietà deve restare un faro, valorizzando le risorse del territorio a partire dal singolo. Non deve esserci una narrazione parassitaria che continua a vivere sulle spalle dello Stato o del nord, ma un ordinamento che valorizza il piccolo, con un intervento solidale del grande.

Questi preziosi spunti storici e culturali emersi in occasione dell’incontro hanno rappresentato un’importante occasione per riflettere sul futuro dello Stato italiano e sulla necessità di un equilibrio tra decentramento e unità. Per continuare a costruire un’Italia che valorizzi le sue diversità senza compromettere la coesione nazionale.

Marika La Mela

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