Il 4 ottobre, nella Sala “Cristoforo Cosentini” della Biblioteca Zelantea, si è dato inizio all’anno sociale dell’Accademia con la consegna dei diplomi ai nuovi soci; in assenza giustificata del presidente dell’Accademia, il vice, dott. Aldo Scaccianoce saluta cordialmente i convenuti. Il prof. Francesco Calì traccia le linee essenziali della vita socio-culturale sia dei due soci effettivi, dott. Salvatore Leonardi, già consigliere nazionale Meic, e mons. Giovanni Mammino, vicario generale della diocesi di Acireale, sia di ciascuno dei sette nuovi soci corrispondenti: prof. Antonino Catara, prof. Santi Longo, prof. Salvatore Angelo Marano, tutt’e tre dell’Università di Catania; dott. Giuseppe Meliadò, presidente della Corte d’Appello di Catania; dott. Giuseppe Reforgiato Recupero, già dirigente di ricerca del Crea di Acireale; can. prof. Vittorio Rocca, decano della Basilica di San Sebastiano di Acireale; dott. Salvatore Scalia, procuratore generale della Repubblica di Catania.
Il cardinale Paolo Romeo, socio d’onore, tiene una interessante ‘lectio magistralis’ su “Don Pino Puglisi, un sacerdote di frontiera”, nato nel 1937,” martire dell’orrendo male oscuro della mafia”, recentemente proclamato Beato. Il relatore ne illustra la straordinaria vita, dedita soprattutto ai giovani, durante il Concilio Vaticano II. Nel 1970 il card. Pappalardo ne individua le virtù di educatore, eleggendolo a professore di religione negli Istituti Superiori, dove viene apprezzato per il suo sorriso sempre aperto, nell’evangelizzare e nella promozione umana. I poveri, come sostiene il card. Romeo, sono al centro della sua attenzione: aiuta le famiglie in difficoltà e “costruisce comunione in esse”. Molto impegnato, don Pino Puglisi nel campo delle vocazioni, ovvero la vita come risposta al piano di Dio, lavora nella Fuci.
Dopo un trentennio di ministero, nei terribili anni degli attacchi della mafia allo Stato e del boom del narcotraffico, è inviato quale parroco nel famigerato quartiere Brancaccio, dove tuttora ci sono arresti mafiosi. Anni delle uccisioni di Mattarella, di Dalla Chiesa e della moglie, di forze dell’ordine. Il relatore fa una critica bene approfondita sul comportamento della mafia nei confronti della Chiesa; cita l’eccezionale numero di confraternite presenti a Palermo: 383; inoltre, la sfida di Giovanni Paolo II alla mafia, invitandone i suoi rappresentanti alla conversione, ad Agrigento.
Don Pino Puglisi, fidando nella Provvidenza, fonda il Centro “Padre nostro”: “ se ognuno fa qualcosa, insieme possiamo fare molto”. Urge dare un’alternativa di vita civile, sicché don Pino si batte, per istituire nel quartiere Brancaccio le scuole Elementari e Medie, una biblioteca comunale e un ambulatorio sanitario. E’ il tempo delle uccisioni di Falcone e Borsellino; l’anno appresso sarà la volta sua e dirà ai suoi carnefici: ”Me l’aspettavo”.
Anna Bella