Nel corso di una conferenza, organizzata congiuntamente dall’Arciconfraternita del SS.mo Crocifisso, pio sodalizio operante presso la Basilica Collegiata dei Santi Pietro e Paolo in Acireale, e dalla sezione Fai (Fondo per l’ambiente italiano) di Acireale, è stato trattato presso la stessa Basilica il tema ‘La Via Crucis e la Processione del Venerdì Santo’, argomentazioni certamente attuali vista l’imminenza delle celebrazioni dei riti della Settimana Santa.
Relatori della conferenza, introdotta dai saluti del Rettore della stessa Arciconfraternita, dott. Arcangelo Patanè, e del Vicario generale della diocesi mons. Giovanni Mammino in rappresentanza del vescovo, sono stati il prof. Francesco Calì e l’avv. Guido Leonardi.
Il FAI, sodalizio che si occupa della valorizzazione di monumenti ed angoli storici della nostra città, era rappresentato dalla prof.ssa Antonella Mandalà, capo delegazione FAI di Catania e dall’architetto Loredana Grasso capo gruppo FAI di Acireale.
Nel primo intervento, il prof. Franco Calì intratteneva l’interessato e folto uditorio sul tema ‘La Via Crucis’, in riferimento ad una tradizione ormai estinta ma parecchio sentita nel corso dei secoli passati: la ‘Via Crucis, usanza molto antica (una processione simile si svolgeva a Gerusalemme addirittura nel quarto secolo d. C.), nella forma attuale, risale comunque al Medioevo.
Nell’ambito del perimetro urbano di Acireale, la pia pratica della Via Crucis fu istituita nel 1656 dal predicatore quaresimalista padre Luigi La Nuza, per devozione del quale fu costruito l’attuale ‘Calvario’ contrassegnato da tre croci proprio in quella zona alta, oggi nel perimetro urbano, ma all’epoca, in aperta campagna.
Sin da allora, la Via Crucis si è svolta lungo il percorso dell’attuale processione del Cristo Morto; già prima di quella data, però, la Via Crucis si svolgeva fuori dal perimetro urbano della nostra città, con inizio nella chiesetta della Madonna dei Miracoli, oggi inglobata nell’ambito del cimitero acese; dopo essere transitata attraverso l’attuale zona San Biagio, essa si concludeva nella parte alta dell’attuale corso Savoia, nei pressi dell’attuale chiesa del Santissimo Salvatore (oggi ‘u calvariu, punto di partenza della processione del Cristo Morto). L’attuale chiesetta della Madonna dei Miracoli presenta un antichissimo dipinto, ritrovato nel corso della prima metà del ‘400 nella primitiva cappelletta ivi esistente, che fece gridare al miracolo, tanto che si avviò subito la demolizione della stessa cappelletta per far posto all’attuale chiesetta, che presenta alcuni pregevoli dipinti di autore ignoto, ma di ottima fattura, come attestato da esperti del settore.
Nel successivo intervento, l’avv. Guido Leonardi riferiva sul tema ‘La Processione del Cristo Morto’ che si svolge sin dal 1732, come già evidenziato dallo Statuto dell’Arciconfraternita del SS.mo Crocifisso, approvato nel 1912. Il simulacro del Cristo Morto, in cartapesta, donato alla congrega dal sac. Pietro Paolo Valerio, viene condotto in processione adagiato sulla preziosa lettiga che sostituisce un precedente manufatto, donato nel 1896 alla chiesa di Carruba.
La silenziosa processione si snoda lungo l’intero corso Savoia (da notare che detta strada si concludeva anticamente nell’attuale piazza di porta Gusmana, così chiamata per la presenza dell’antica porta, poi demolita nel 1808, quando la strada fu estesa all’attuale tracciato) per confluire, attraverso via Rosario Currò, in piazza Duomo sul sagrato antistante la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, ove ha luogo il sermone conclusivo, oggi pronunciato dall’Ordinario (il Vescovo) diocesano, che un tempo era invece prerogativa di un sacerdote incaricato e, successivamente, del predicatore quaresimalista della Cattedrale.
Da sempre, il ‘Calvario’ è stato identificato dagli acesi con la chiesa del Santissimo Salvatore e solo nel 1957, a causa di lavori di restauro della chiesa, esso venne provvisoriamente trasferito nella chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo, sita nell’omonima piazza antistante la Villa Belvedere.
Il prezioso simulacro del Cristo Morto rimane esposto nella chiesa del Santissimo Salvatore per tutta la giornata del Venerdì Santo, sin dalle primissime ore del mattino quando, ancora a notte fonda, vi viene trasferito dalla Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in forma privata; a sera, si rinnova annualmente una tradizione ormai tricentenaria con il commovente corteo verso la stessa Basilica in piazza Duomo, ove esso rimane poi esposto fino alla sera del Sabato Santo, per poi celebrare la notte della Veglia Pasquale con la gloriosa Risurrezione del Signore.
Nando Costarelli