I veri protagonisti della giornata di ieri sono stati loro, i rifugiati politici, per la maggior parte giovani tra i 18 ed i 25 anni, provenienti da varie nazioni africane, ma anche dal Medio Oriente, e qualcuno dalla Palestina. Divisi in cinque squadre (Acireale, Catania, Ragusa e due di Caulonia, in provincia di Reggio Calabria) si sono affrontati amichevolmente in un mini torneo di calcio a cinque, che alla fine, però, è stato vinto da una sesta squadra formata da operatori del consorzio “Il Nodo” (l’ente che ha organizzato la manifestazione e che gestisce i centri per rifugiati politici di Acireale e Catania), cioè una squadra composta da coloro che ogni giorno seguono da vicino nel loro cammino di inserimento e integrazione le persone costrette ad abbandonare i loro luoghi d’origine lasciando alle proprie spalle tutto quello che avevano: beni materiali, affetti, abitudini di vita, esperienze di lavoro, di studio, di religione.
Gli operatori sono quelli, cioè, che “un calcio al razzismo” lo danno ogni giorno, e non solo calcisticamente. Il torneo, disputatosi presso il Palavolcan, è giunto alla terza edizione (le prime due si sono svolte a Pordenone e a Caulonia), ma da quest’anno dovrebbe rientrare stabilmente tra le iniziative collaterali del Carnevale di Acireale. Il maltempo non ha favorito la partecipazione del pubblico, ma anche numerose scolaresche di Acireale hanno calcato gli spalti del Palavolcan ed hanno tifato per le squadre partecipanti. Come già preannunciato nel numero scorso del nostro giornale, nel pomeriggio della stessa giornata, dopo la premiazione dei vincitori e di tutte le squadre partecipanti al torneo, si è svolta una tavola rotonda sul tema: “Percorsi di accoglienza. Quale futuro per i richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione internazionale?”.