Ad Acireale, in via Alessi, 5, su iniziativa dell’assessorato alla Cultura retto dal dott. Fabio Manciagli, ha avuto luogo la mostra a cielo aperto dedicata all’artista acese Rosario Grasso(1933-2021). Ha partecipato il sindaco Stefano Alì.
Soprannominato da tutti “Saro di Aci”, il pittore rientra nel novero degli esponenti d’arte contemporanei più iconici del versante locale. Dotato di mirabile talento creativo, le sue opere rispecchiano la grande sensibilità artistica di cui era indiscutibilmente espressione.
L’uso dei colori e la tecnica compositiva delle immagini raffigurate denotano originalità stilistica e spiccata personalità. Alla sua mano, inoltre, si ascrive un nutrito repertorio di riproduzioni pittoriche recante particolare pregio e valore. Una delle più note è indubbiamente la tela che rappresenta il ritratto di “Puddicchia”, donata da Saro stesso alla “Pinacoteca Zelantea” e nella quale, ancora oggi, risulta essere esposta.
Saro di Aci e i carri di Carnevale
Ad ogni modo, la straordinaria abilità di Rosario era alquanto manifesta anche nella decorazione dei carri carnevaleschi. A tal proposito, è doveroso ricordare le strette collaborazioni avvenute con i famosi carristi Rosario Lizzio, Lucio Belfiore e Giovanni Coco. Come chiaramente testimoniato da parte dei figli, l’amore che Saro nutriva per il mondo artistico era a dir poco sconfinato. Spesso, infatti, era solito recarsi nelle spiagge per raccogliere i ciottoli, in vernacolo conosciuti anche come “cocole”, che più si confacevano alla composizione di un personaggio che intendeva realizzare.
A parlarcene in modo chiaro ed esaustivo è proprio una della figlie, la quale ha spiegato che suo padre” si dilettava a ricostruire la fisionomia di alcuni personaggi attraverso il sapiente e preciso accostamento delle “cocole”. “Queste ultime le sceglieva sulla base della forma che possedevano, utilizzandole per comporre specifiche parti anatomiche. Ad esempio, per la corretta resa di un braccio, un naso, una gamba, un orecchio oppure un viso rotondo o allungato”.
Il suo amore per la pittura
“Lui – continua a raccontare la figlia – aveva fatto dell’arte la passione principale della propria vita, esprimendo la sua interiorità attraverso l’utilizzo del pennello e della tela. I suoi quadri, negli anni, sono stati esposti in moltissime mostre godendo di particolare ammirazione. Ricordo pure che, quando eravamo in giro, non di rado mi chiedeva di fotografare alcuni paesaggi per poi contemplarli e dipingerli appassionatamente su tela. “Ogni immagine che osservava e interiorizzava – conclude la figlia- la trasformava in una meravigliosa opera d’arte”.
Non passano, altresì, in secondo piano le parole espresse da un suo amico e collega pittore il quale, con marcata consapevolezza, ha dichiarato che“ l’abilità di Rosario risiedeva nella grandiosa estemporaneità ed intuizione immediata, ovvero in quelle singolari qualità di cui solo i grandi artisti sono investiti”. Degno di nota, in ultimo, è anche il pregevole murale con le figure dei tre paladini, attribuito sempre a Rosario Grasso. E restaurato di recente a causa dei rovinosi danni materiali che nel tempo lo hanno scalfito.
Livio Grasso