Acireale e l’Unesco – 4 / Eric Falt, funzionario alle Nazioni Unite: “Ci impegniamo ogni giorno per proteggere i beni culturali in pericolo”

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Al convegno Internazionale dei club Unesco nel mondo, svoltosi ad Acireale il 7 e l’8 aprile, si è vista la presenza di personalità di rilevanza mondiale.
Tra loro Eric Falt (Francia), un alto funzionario francese alle Nazioni Unite, vice direttore generale delle Relazioni Esterne e Cooperazione  – attualmente direttore della Divisione Relazioni Esterne del Dipartimento di Pubblica Informazione delle Nazioni Unite. Prima di entrare alle Nazioni Unite, Eric Falt  ha lavorato con  il Ministero francese degli Affari Esteri a Chicago e New York, inoltre, ha prestato servizio come assistente del direttore generale per le relazioni esterne e la Pubblica Informazione presso la Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) con sede a Parigi, con il grado di vice segretario generale.

Nella sua capacità di corrente, supervisiona il lavoro dell’Organizzazione nel campo politico e coordina le attività orientate verso la società civile. Egli guida anche le comunicazioni dell’Organizzazione e gli sforzi di informazione al pubblico, è stato direttore della Divisione Outreach del Dipartimento delle Nazioni Unite per la Pubblica Informazione a New York e contemporaneamente ha lavorato come direttore della Comunicazione per il Programma delle Nazioni Unite e Direttore del Centro di Informazione delle Nazioni Unite a Nairobi , in Kenya , è stato direttore del Centro di Informazione delle Nazioni Unite a Islamabad, in Pakistan, quando si sono verificati gli eventi dell’11 settembre.

Nel corso degli anni ‘90, Eric Falt ha tenuto diverse posizioni nel mantenimento della pace delle Nazioni Unite e le operazioni umanitarie. Nel 1992 e nel 1993 è stato  a Phnom Penh, in Cambogia, come portavoce dell’Autorità transitoria delle Nazioni Unite in Cambogia. Allora ha servito a Port-of-Prince 1993-1997, in qualità di portavoce e responsabile della informazione per la missione delle Nazioni Unite ad Haiti ed è stato alla sede di Baghdad per l’Ufficio come coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per l’Iraq.

Personalità di grande carisma e di notevole cultura, invitato dalla presidente nazionale  Maria Paola Azzario e ospite della presidente di Acireale Nellina Ardizzone,ha risposto con gioia alle domande che i ragazzi del Liceo Regina Elena di Acireale gli hanno posto.

Mr. Falt,cosa rappresenta la Sicilia per l’Unesco, parlando dei suoi monumenti e del suo patrimonio culturale?

“Prima di tutto devo sottolineare l’importanza dell’intera Italia per l’Unesco. L’Italia è uno dei paesi con la più lunga storia di cooperazione con l’Unesco, con una cultura rimarcabile e molti collegamenti  con l’organizzazione. Ciò si estende, ovviamente, anche alla Sicilia, dove abbiamo un numero di meravigliosi siti che registrerei nel patrimonio mondiale. Abbiamo anche lavorato molto con la Sicilia, anche se tante delle attività vengono sviluppate nella “parte principale” dell’Italia, quindi è stato molto interessante venire in Sicilia. È anche la mia prima volta”.

In una società caratterizzata da un momento di crisi internazionale, cosa fa l’Unesco per aiutare i Paesi che ne hanno bisogno?

“Innanzitutto il mandato dell’Unesco è molto ampio, dal momento che si lega alla cultura, all’educazione, alle scienze e a ciò che noi definiamo “comunicazione ed informazione” che essenzialmente tratta della libertà di stampa e la libertà d’espressione. In questo momento, specialmente durante lo scorso anno, ci siamo concentrati molto sulla protezione dei beni culturali in pericolo. Sai che in Siria e in altri paesi i monumenti sono stati minacciati, quindi abbiamo agito in numerosi modi per cercare di proteggere il patrimonio culturale. Tuttavia, l’Unesco non ha un esercito per farlo, ma per la prima volta abbiamo fatto sì che la distruzione dei beni culturali venisse presa in considerazione dal Consiglio di Sicurezza dell’ ONU, come una minaccia alla pace internazionale e alla stabilità. Abbiamo sostenuto il concetto che la distruzione di questi monumenti è legata anche alla sicurezza. Questo è qualcosa di innovativo, infatti nel passato nessun Consiglio di Sicurezza vi prestava attenzione. Abbiamo operato insieme ai nostri partner dell’INTERPOOL e anche dell’UN Office for Drugs and Crimes, lavorando per far sì che il traffico illegale di beni culturali  rubati, venissero bloccati alle frontiere o intercettati e ciò è anche nuovo per la loro protezione.  Durante il mio discorso ho menzionato la campagna “United for Heritage”, attuata per far crescere la consapevolezza dei giovani, in particolar modo. Qualcuno dice che i giovani non sono a conoscenza dell’importanza dei beni culturali. Non è assolutamente vero, ma certamente dobbiamo fare di più per motivarli e far loro capire che i monumenti che vedono fanno parte della loro stessa identità. Quindi abbiamo lavorato ad una campagna basata sui Social Media, un modo differente da quello utilizzato nel passato. Questo è solo un assaggio per dare un’idea di ciò che facciamo in un solo campo”.

– Qual è il messaggio che l’UNESCO vuole mandare ai giovani? E come crede che essi possano fare la differenza?

“L’UNESCO è stata fondata settant’anni fa, ma ha bisogno di continuare ad essere rilevante, deve esserlo, per raggiungere i giovani e sottolineare l’importanza di ciò che rappresentiamo per loro. Penso che stiamo pressando molto su dove abbiamo bisogno di lavorare di più, per e con i giovani. Le parti interessate sono i nostri interlocutori, persone che agiscono nei campi della cultura e dell’educazione, le quali origini sono forse più vecchie ma stiamo cercando di far sì che i giovani siano una priorità per noi, quindi abbiamo un certo numero di nuove misure per raggiungere i giovani di tutto il mondo. Ho menzionato una grande iniziativa in Italia che è stata creata dal Youth Committee of  the National Commition formato da un gruppo di giovani con origini da tutta l’Italia che si sono mobilitati per essere attivi. È differente, ma allo stesso tempo complementare, al lavoro svolto dai Club UNESCO.”

Come sappiamo, il mondo sta cambiando. Come reagirà l’UNESCO per adattarsi a questi cambiamenti?

“Come ho detto durante il mio discorso, l’UNESCO in sé ha bisogno di riformasi per continuare ad avere una certa rilevanza e quindi negli ultimi otto anni o qualcosa del genere, abbiamo iniziato un processo di riforma di tutta l’organizzazione per essere più “immersi” nella società e in particolare con i giovani. Pertanto, in termini di programmi, attività e anche attraverso i media che usiamo, stiamo cercando di stare al passo con i tempi e ciò è stato avvertito in molti modi. La mia impressione personale, per esempio, è che alcune cose di cui discutiamo all’UNESCO sono molto legate alla libertà d’espressione, molto importante, all’interno del bacino mediterraneo in modo particolare. Ecco perché abbiamo creato un programma chiamato “NET-MED YOUTH” che si concentra sui giovani all’interno del bacino mediterraneo, cercando di trovare una piattaforma d’espressione in modo che, per esempio, i ragazzi italiani possano parlare con i tunisini, i marocchini eccetera. Le istituzioni non dovrebbero rimanere “sigillate”, devono cambiare se vogliono esistere. Dobbiamo adattarci ai tempi, altrimenti l’UNESCO non avrebbe avuto modo di esistere da settant’anni ad oggi.”

Giorgia Li Pira

Margherita Ferro

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