Acireale / Festa di San Camillo, occasione per approfondire la conoscenza del “santo degli infermi”

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festa San Camillo

La festa di San Camillo de Lellis, un’ occasione per approfondire la conoscenza del “santo degli infermi”. La festa è in svolgimento in questi giorni nella chiesa di via Galatea, celebra quest’anno i 276 anni di presenza dei padri crociferi. Si susseguono presso quella chiesa e l’attiguo centro di accoglienza le varie celebrazioni, che culmineranno nella giornata della festa solenne di domani, domenica 14 luglio.

Acireale / Festa di San Camillo, occasione per approfondire la conoscenza del “santo degli infermi”

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La figura del santo, patrono degli operatori sanitari, è tratteggiata nelle giornate del triduo di preparazione alla festa, secondo tre diversi aspetti. Il Santo innamorato della Madonna, del Crocifisso e dell’Eucaristia. Le sante messe pomeridiane sono state animate nei tre giorni da alcune comunità parrocchiali della città.

Un momento di particolare riflessione è stata, inoltre, una iniziativa di catechesi in diretta Facebook dalla pagina ‘San Camillo ci parla ancora’ per comprendere come, pur a distanza di ormai oltre quattro secoli, la figura e l’opera del Santo abruzzese si rivelano ancor oggi molto attuali, anche con le varie iniziative quotidianamente curate nel centro di accoglienza acese e nelle altre realtà diocesane curate dai padri e/o dalle suore dell’Ordine camilliano.

Acireale / Festa di San Camillo, occasione per approfondire la conoscenza del “santo degli infermi”

Ha concluso, infine, l’ultima giornata del Triduo, una solenne adorazione eucaristica animata da una riflessione di fratel Carlo Mangione, sodale dell’Ordine dei Ministri degli Infermi, alla presenza dei Giovani del campo vocazionale, dei volontari e della famiglia camilliana laica. Di particolare rilievo la liturgia vigiliare, inserita in una giornata di preghiera pergli ammalati e gli operatori sanitari.

San Camillo, infatti, è anche fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi, frutto di una forte conversione che lo vide abbandonare tutto ciò che prima di quel momento lo aveva visto giovane scapestrato che, come tanti coetanei, credeva di trovare piena soddisfazione in gioie effimere, per poi decidersi, invece, per un’opera che il Signore stesso gli ispirò di portare a compimento.

la cura degli infermi presso i luoghi di cura, un mondo che egli stesso, malato, aveva imparato a conoscere. Egli si rese personalmente conto delle condizioni di assoluto abbandono in cui versavano molti degenti. Quando, infatti, Camillo credeva di non potercela fare, il Signore, attribuendosi la piena paternità dell’opera, interveniva dicendogli di andare avanti senza alcun timore. Ecco, allora che Camillo rende alcuni amici partecipi dei propri propositi e l’ardente carità del Santo e del minuscolo gruppo di collaboratori comincia ad manifestarsi pienamente nei fratelli sofferenti, che per Camillo diventano immagine viva delle sofferenze del Cristo Signore.     

Nando Costarelli

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