Ha parlato di riscatto e dignità, che gli acesi devono riconquistare seguendo l’esempio dei santi ed in particolare di Santa Venera. Lo ha fatto il vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti, in occasione dei festeggiamenti dedicati alla traslazione delle spoglie della Santa Patrona, il 14 novembre scorso, ribadendo quanto aveva poco prima affermato nell’omelia del pontificale celebrato in Cattedrale. E lo ha fatto proprio davanti al Municipio, dove il busto-reliquiario della Santa Patrona è stato portato per il saluto alla città, alla presenza del Sindaco, delle autorità e dei numerosi fedeli intervenuti.
Santa Venera “d’inverno”, come viene comunemente denominata questa ricorrenza, ricorda almeno tre eventi, succedutisi nel corso dei secoli, a cominciare da quando, nel IV secolo, alcuni cristiani portarono il corpo della santa a Roma, trasferendolo da Ascoli Piceno dove era arrivato dalla Gallia successivamente alla sua decapitazione. E pare che questo spostamento sia avvenuto proprio un 14 novembre. Era ancora il 14 novembre, ma dell’anno 1652, quando le spoglie mortali di Santa Venera, che nel Medioevo erano state trasferite nella sua città d’origine, vennero traslocate dalla chiesa di Gesù e Maria, dov’erano conservate, alla più importante chiesa della città (l’attuale Cattedrale), per potere ivi celebrare più degnamente il culto della Santa concittadina che proprio l’anno precedente era stata eletta principale patrona della città.
Il terzo evento risale a tempi più recenti, e qualcuno forse ancora lo ricorda personalmente. Il 14 novembre 1941, durante la seconda guerra mondiale, subito dopo le celebrazioni vespertine in onore di Santa Venera, gli aerei dell’aviazione britannica bombardarono la città. Fu una notte memorabile per i cittadini acesi dell’epoca ed un evento alquanto insolito (l’unica volta per la nostra città durante tutto il conflitto). Quando la mattina dopo si constatarono i danni e si contarono le vittime, il bilancio fu di 21 morti e di 29 feriti, ma la situazione avrebbe potuto essere ben più tragica se il bombardamento fosse avvenuto prima, mentre c’erano ancora in corso le celebrazioni per la Santa Patrona e molta più gente per le strade. E inoltre l’area colpita fu molto ridotta, concentrata all’incirca nella zona compresa tra corso Savoia, via Atanasia e via Marchese di Sangiuliano. Subito si gridò al miracolo e all’intervento protettore di Santa Venera, per avere evitato danni più rilevanti alla città e per avere permesso ai cittadini di renderle onore adeguatamente partecipando alle funzioni religiose a lei dedicate, ma permettendo anche alle persone di rientrare in tempo utile nelle proprie abitazioni.
In numerose occasioni la protezione di Santa Venera si è manifestata nei confronti di Acireale e dei suoi abitanti, ma vogliamo qui ricordarne una, la più recente. Il 5 novembre 2014 il centro storico e un’ampia zona del territorio acese furono colpiti da una terribile tromba d’aria che per una serie di circostanze fortuite – e fortunate – causò solo danni materiali, e non ci furono né morti e nemmeno feriti. La città ne uscì con le ossa rotte, e le conseguenze si risentono ancora oggi, ma non ci furono – come dicevamo – vittime da piangere. Ebbene, tutto questo avvenne a nove giorni di distanza dalla ricorrenza della traslazione delle spoglie di Santa Venera, e tutti gli acesi vollero vedere, anche in tale occasione, la protezione della Santa concittadina, patrona della città. Se ne fece portavoce, proprio durante le celebrazioni del successivo 14 novembre, anche il vescovo mons. Antonino Raspanti, con una speciale preghiera di ringraziamento.
I festeggiamenti di quest’anno hanno visto – come di consueto – la partecipazione dei cori delle scuole medie acesi che hanno animato, in particolare, la messa solenne del mattino sotto la direzione della maestra Clotilde Fiorini; e l’offerta dell’olio per la lampada votiva della cappella di Santa Venera da parte del sindaco di uno dei comuni della diocesi, e quest’anno è stato il turno del primo cittadino di Fiumefreddo, Sebastiano Nucifora. Ma ci sono state anche due novità importanti. La prima è stata l’offerta di un prezioso medaglione da parte della delegazione greco-ortodossa del Convento Patriarcale di Santa Venera di Megara, che ha visitato la nostra basilica Cattedrale il 30 ottobre scorso; in quell’occasione l’Abate del Convento megarese, padre Chrysostomos Koulouriotis, ha celebrato la Divina Liturgia proprio nella cappella dedicata alla Santa vergine e martire, che in greco viene chiamata Paraskevì (Parasceve, che è il nome del venerdì santo, giorno in cui, secondo la tradizione, sarebbe nata Santa Venera nell’anno 100); l’artistico medaglione è stato apposto sul busto reliquiario di Santa Venera dal cappellano – nonché parroco della Cattedrale – don Roberto Strano. La seconda novità è stata la mancanza assoluta di fuochi d’artificio, vietati dalle autorità di pubblica sicurezza e di protezione civile a seguito del crollo di intonaci all’interno della Cattedrale, nell’estate scorsa; pertanto la processione con cui il busto reliquiario di Santa Venera è stato portato in Municipio, è stata animata solo dalle preghiere e dalla benedizione del Vescovo; una parte dei fondi raccolti a tale scopo è stata utilizzata per l’acquisto di giocattoli che sono stati donati al reparto di pediatria dell’ospedale di Acireale.
Ne è risultata nel complesso una celebrazione più raccolta e più spirituale, così come era già avvenuto con i festeggiamenti estivi dello scorso mese di luglio.
Nino De Maria