Acireale / I mascheroni di pietra dei palazzi barocchi nella tesi di laurea della dottoressa Santagati

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Mascheroni palazzo Modò Acireale

I mascheroni delle architetture civili e religiose acesi sono un tratto peculiare del nostro patrimonio storico culturale. Questi importanti e curiosi elementi architettonici sono stati analizzati nella tesi di laurea della dottoressa in Architettura Federica Santagati, dal titolo “Indagine sui misteriosi sguardi di pietra: il caso dei volti di Acireale”.     

 La tesi di laurea è stata presentata nella sala Cosentini della Biblioteca Zelantea di Acireale, sita in via Marchese di San Giuliano, lo scorso 16 gennaio. Sono intervenuti la professoressa Rita Valenti, docente presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Catania ed il presidente dell’Accademia degli Zelanti e Dafnici, dott. Michelangelo Patanè.  Ha moderato l’incontro la giornalista Gabriella Puleo.

L’analisi presentata dalla dottoressa Santagati è stata precisa e puntuale, con una digressione storica che ha illustrato lo sviluppo nel corso della storia dell’elemento architettonico del mascherone all’interno del panorama architettonico acese e siciliano.

Il fascino “silenzioso” dei mascheroni di Acireale

Federica Santagati racconta di essere stata affascinata dal mondo “silenzioso”, ma al tempo stesso, pieno di vita dei mascheroni acesi. Sebbene le sue origini non siano legate alla nostra città, ha deciso di intraprendere una ricerca meticolosa che l’ha portata ad indagare i segreti che si celano dietro i nostri mascheroni.

presentazione tesi di laurea sui mascheroni Acireale
La presentazione della tesi

Il mondo dei mascheroni, spiega la dottoressa, ha un fascino celato in cui lei ha scorto un aspetto quasi umano nascosto dietro le maschere. E questo, spiega ancora, l’ha spinta ad intraprendere la sua ricerca per la tesi.

Mi hanno colpita le sensazioni che queste figurazioni sono in grado di trasmettere all’osservatore – ha evidenziato la dottoressa Santagati. Sicuramente il merito è della bravura dei lapidum incisores nell’intagliare la pietra, conferendo ai mascheroni quella teatralità barocca e quelle espressioni così reali, capaci di cristallizzarsi e attraversare i secoli, continuando a parlarci” pur rimanendo immobili“.

Mi sono resa conto di ciò – ha continuato – scattando le fotografie e quindi trascorrendo molto tempo al cospetto delle protomi. Per cui ho avuto modo di osservarle spesso, da vicino e per diverso tempo, per cui devo dire che ogni giorno riuscivano a trasmettermi qualcosa. Per questo dico che, nonostante l’apparente silenzio del centro storico, non si tratta di un’assenza di vita, ma di una presenza costante che qualifica i palazzi acesi”.

Federica Santagati
La dottoressa Federica Santagati

 Una precisa e puntuale catalogazione dei mascheroni

All’interno del suo lavoro, ha dunque catalogato in una prima parte, l’uso dei mascheroni fino al periodo barocco, analizzando le influenze dell’architettura messinese nel patrimonio architettonico di Acireale. Il suo è stato un lavoro certosino di catalogazione che ha descritto come il mascherone sia un elemento trasversale sia negli edifici religiosi che in quelli civili.

Di mascheroni –  spiega Federica Santagati – ne esistono di differenti tipologie in relazione alla loro espressività. Ed aggiunge inoltre che, ad oggi, i mascheroni acesi non sono stati catalogati come quelli della Val Di Noto. Per questo sono un importante strumento per imparare a conoscere e valorizzare il territorio.  

I mascheroni catalogati dalla Santagati sono stati, poi, digitalizzati con il supporto di software specifici per la modulazione architettonica 3D.
All’interno della sua tesi di laurea, inoltre, è presente un componimento della dottoressa e autrice Rosa Barbagallo, dedicato anch’esso ai mascheroni di Acireale.

A fine presentazione, è seguito un dibattito con il pubblico presente. La tesi di Federica Santagati ha saputo toccare le corde intime di un patrimonio culturale, per questo ha ricevuto un’entusiastica accoglienza. E grazie anche alla sua tesi di laurea, la varietà di mascheroni si può apprezzare e riconoscere come un vero e proprio museo a cielo aperto.

Alla dottoressa Santagati abbiamo chiesto: qual è l’aspetto più umano che ha trovato nello studio dei mascheroni di Acireale?

Umane in realtà sono le emozioni che hanno portato gli uomini, tra il ‘600 e il ‘700, a trovare un sistema per esprimere e allo stesso tempo scongiurare la paura per l’ignoto ma soprattutto un timore legato a eventi del passato. Primo tra tutti la furia del sisma del 1693 che ha interessato, seppur in forma più lieve, il patrimonio architettonico-artistico acese.
In questo modo ai cosìddetti mascheroni apotropaici è affidato il compito di allontanare le sciagure e le possibili catastrofi future. Quando l’uomo è sopraffatto da dubbi o preoccupazioni tende ad affidarsi ugualmente all’irrazionale, a strumenti che possano alleviare o esorcizzare tali preoccupazioni.

D’altra parte, i sentimenti umani di cui si fanno carico queste figurazioni, sono anche sentimenti più frivoli come l’invidia tra le famiglie abbienti. Queste prediligevano mascheroni dalle espressioni beffarde e scherzose per i loro palazzi che sfoggiavano per prendersi gioco le une delle altre. Inoltre, il mascherone diventa uno strumento usato per esprimersi liberamente, ma in modo discreto. Poiché in alcuni casi si raffigurano caricature di persone realmente esistenti per innescare battibecchi o rispolverare vecchi rancori. Credo che il mascherone, possa avere non solo fattezze umane ma anche zoomorfe. E ha come ragion d’essere un’emozione o un sentimento umano, che sia esso paura, invidia o “innocuo” sberleffo.

Quanto ha impiegato nella redazione della sua tesi?

Ho impiegato circa otto mesi, di cui i primi dedicati alla ricerca delle informazioni utili presso la Biblioteca Zelantea di Acireale. Successivamente ho impiegato del tempo per scattare le fotografie a ciascun mascherone delle architetture in esame. Infine, ho impiegato gli ultimi mesi per redigere la tesi nella sua componente teorica e pratica.

Giulia Bella