Acireale / I vigneti e l’olivicoltura: prospettive per settori da tutelare

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Nell’ambito del mese Ambiente & Biodiversità, lo scorso 17 aprile si è tenuto presso la sede del CREA di Acireale il convegno “Resilienza degli agroecosistemi: metodi di adattamento e mitigazione”. L’incontro ha offerto un’importante occasione di confronto tra esperti del settore agricolo e forestale sulle strategie per rafforzare la capacità di adattamento degli agroecosistemi ai cambiamenti ambientali, comprendendo eventuali strategie per il futuro nell’ambito dell’agricoltura.

In particolare, l’attenzione è stata focalizzata sulle sfide e le prospettive riguardanti l’olivicoltura e i vigneti, settori fondamentali per il territorio, da tutelare con l’aiuto di illustri ospiti. Hanno effettuato degli interventi a riguardo gli affermati agronomi Ercole Aloe e di Massimiliano Solano, con un focus particolare sull’olivicoltura e vigneti ad Acireale e non solo!

Le parole di Ercole Aloe 

Secondo Ercole Aloe, agronomo esperto di colture mediterranee, l’olivo – da sempre simbolo del Mediterraneo e considerato una pianta rustica e resistente – sta mostrando segni di cedimento di fronte alla pressione crescente dei cambiamenti climatici. Alte temperature, ondate di calore fuori stagione, siccità prolungate e piogge irregolari stanno alterando i cicli vegetativi della pianta, compromettendo anche la qualità dell’olio prodotto.

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Fonte: www.crea.gov.it

 

L’agronomo ha sottolineato l’urgenza di una transizione sostenibile. Servono varietà resilienti, irrigazione efficiente, tecniche conservative e il riconoscimento dell’olivicoltura come presidio ambientale e sociale. Ricerca, formazione e filiere corte giocano un ruolo chiave, insieme al coinvolgimento di agricoltori, istituzioni e comunità. Non è solo una questione economica, ma di tutela del paesaggio, della cultura e di un’agricoltura alleata contro la crisi climatica.

Le parole di Massimiliano Solano 

L’agronomo M. Solano, originario di Siracusa, ha raccontato come la sua esperienza sia nata da una serra in vetro gestita con la propria azienda, da cui è poi nato anche il progetto “Libella”. Un percorso che ha portato alla definizione di un modo di fare agricoltura attento non solo alla produttività, ma soprattutto al rispetto per il territorio e per le persone in una tripartizione tra lavoratori, consumatori e comunità.Acireale olivicoltura vigneti

L’idea di fondo, ha spiegato, è quella di un’agricoltura che non distrugga il suolo né sfrutti chi lo lavora, capace invece di produrre cibo sano, dignitoso e dotato di senso. Un’agricoltura che esca dalla logica puramente commerciale. Il progetto nasce a Camporeale, in provincia di Palermo, nel 1998, su impulso di un gruppo di agricoltori che operavano già in forma cooperativa. L’obiettivo era creare opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani, attraverso un’agricoltura sostenibile e basata su relazioni di fiducia.

Nel suo intervento, l’agronomo ha anche messo in discussione alcune semplificazioni legate al biologico. Ha sottolineato come la certificazione non sempre basti a garantire pratiche davvero ecologiche: la monocultura, ad esempio, può persistere anche nel bio, specie nei vigneti. Per questo, ha spiegato, si stanno diffondendo approcci alternativi come la permacultura, l’agricoltura rigenerativa e il “bio 2.0”, che puntano a ripensare l’intero ecosistema agricolo.

Dal punto di vista pratico, l’azienda ha adottato fin da subito soluzioni ecologiche: gestione naturale dell’acqua, varietà rustiche e locali più adatte al cambiamento climatico. In conclusione, ha sottolineato come la sfida oggi sia quella di produrre in modo sostenibile, valorizzando la biodiversità e costruendo un’agricoltura radicata nelle comunità e capace di guardare lontano.Acireale olivicoltura vigneti

Acireale / Tra olivicoltura e vigneti: i due relatori a confronto

Durante l’incontro sono emerse due prospettive complementari sull’agricoltura sostenibile. L’agronomo Ercole Aloe ha illustrato gli effetti del cambiamento climatico sull’olivo, pianta simbolo del Mediterraneo. Ha spiegato come la siccità, i parassiti e le malattie stiano mettendo in crisi le coltivazioni. Tra le soluzioni proposte: varietà più resilienti, irrigazione efficiente e tecniche conservative. Ha ribadito l’importanza di una transizione sostenibile, basata su ricerca e collaborazione locale.

Accanto a questa visione più tecnica, si è inserita quella di Solano. Quest’ultimo ha raccontato un’esperienza concreta di agricoltura etica e partecipata. Il progetto nasce per creare lavoro, soprattutto tra i giovani. Promuove un modello agroecologico, attento al territorio e alle persone, andando oltre le logiche commerciali e le certificazioni formali. Due approcci diversi: uno scientifico, l’altro comunitario. Entrambi però puntano nella stessa direzione: un’agricoltura più giusta, consapevole e capace di affrontare il futuro.

Giorgia Fichera