Il prossimo 21 ottobre si terrà ad Acireale, presso la chiesa di “San Rocco”, la presentazione del libro “Una Vita di Parola” (qui l’ebook acquistabile) curato dal giornalista Mario Agostino, volto a celebrare la memoria di Padre Pino Puglisi. Il volume nacque prima della pandemia in virtù di una serie di interviste fatte dallo stesso a circa quaranta amici di Padre Pino. Tenutisi tra il 2018 ed il 2019, i dialoghi del giornalista furono la risposta ad un’iniziativa ideata dal Movimento Presenza del Vangelo che ha sempre professato una particolare abnegazione nei confronti del ricordo del sacerdote, viste le tante tappe di formazione ed evangelizzazione condivise per decenni.
Acireale / Don Pino Puglisi e “Una Vita di Parola”: da cosa nasce?
Alla base dell’iniziativa risiede il desiderio di diffondere la vera – e pia – natura di padre Puglisi. L’immagine di un sacerdote “compagno di strada”, “fratello” e soprattutto la sua propensione ad essere un uomo di Parola, da qui il titolo del libro. Quella Parola che attinge direttamente dalla Verità evangelica. Una promessa che non mancò mai di mantenere nei confronti della propria vocazione, accompagnando tanti giovani nei propri percorsi di vita. Nell’anniversario della memoria liturgica di padre Pino Puglisi, ad intervenire con l’autore ci saranno il vescovo della diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti, Paola Geraci, Presidente del Movimento Presenza del Vangelo, e Giuseppe Vecchio, Presidente dell’Associazione La Voce dell’Jonio (nostro editore), moderati da Barbara Condorelli, docente e responsabile del Servizio regionale Insegnamento della religione Cattolica in Sicilia.
Storia / “Una Vita di Parola”: chi era Don Pino Puglisi?
Padre Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto tra i suoi amici come “3P”, è ricordato oggi spesso frettolosamente, a volte superficialmente per semplificazione, come una sorta di simbolo dell’opposizione religiosa alla mafia. Certo è stato un sacerdote originario di Palermo, di fatto indirettamente opposto alla mafia negli anni ’90 grazie al suo amore per il Vangelo ed i ragazzi. Del resto, da palermitano, Puglisi è cresciuto in uno dei quartieri controllati dalla criminalità organizzata. Una realtà diffusa in tutto il tessuto sociale siciliano all’epoca.
Determinato nell’opporsi ai “potenti”, non solo allontanando indirettamente i giovani dalla manovalanza di Cosa Nostra, ma anche sostenendo la comunità povera della zona. Questo lo ha portato ad essere una figura di grande stima e rispetto, sia per i laici che per i religiosi. Padre Pino Puglisi, simbolo della dedizione per il bene comune, si è guadagnato forse per questo, con distorta semplificazione, l’appellativo di “prete antimafia”. Ma purtroppo, anche la tragica sorte di essere una delle vittime della criminalità organizzata.
Storia / Le origini di Padre Pino Puglisi e la sua attività sacerdotale
Pino Puglisi nacque in un quartiere della periferia di Palermo, Brancaccio. Proveniva da una famiglia umile: il padre faceva il calzolaio, mentre la madre lavorava in ambito sartoriale. All’età di sedici anni s’incamminò per la via sacerdotale entrando a far parte del seminario arcivescovile di Palermo. Dopo aver completato i suoi studi al seminario, fu ordinato sacerdote all’età di 22 anni. In seguito, passò un paio d’anni presso la borgata di Settecannoli in qualità di vicario cooperatore della parrocchia “Santissimo Salvatore” e rettore della chiesa di “San Giovanni dei Lebbrosi”.
Nel 1963 divenne cappellano dell’orfanotrofio “Roosvelt” e vicario della parrocchia “Maria Santissima Assunta”. Il 1° ottobre del 1970 divenne il parroco di Godrano, sempre nel palermitano. Lì vi rimase per circa 8 anni, ricoprendo diverse cariche religiose e sociali. Il 29 settembre del 1990 fu nominato parroco a Brancaccio, nella chiesa di San Gaetano. Fu assassinato il 15 settembre del 1993 davanti l’entrata della sua abitazione. Il caso ha voluto – o forse la mafia – che il giorno del suo 56° compleanno dovesse coincidere con il giorno della sua morte. Tutte tappe riscontrabili nella ricostruzione di Mario Agostino.
Storia / Don Pino Puglisi e la sua attenzione rivolta ai giovani
Padre Pino, oltre che essere un fedele cristiano cresciuto all’insegna dei valori della chiesa, era anche palermitano. Questo è un dato che non può passare inosservato agli occhi dei siciliani. Era sì – per professione e per fede – propenso a suggerire la retta via per sé stesso e per gli altri. Ma conosceva sin da bambino le complesse dinamiche della “politica” adottata da Cosa Nostra e dalla criminalità organizzata in generale.
Lui sapeva quale fosse la natura della mafia e sapeva anche che la Palermo degli anni ’90 non offriva altra occupazione ai giovani se non quella della manovalanza mafiosa. Per questo, sosteneva che l’attenzione delle istituzioni e della Chiesa in particolare dovesse rivolgersi proprio ai giovani. Nel suo piccolo, lui accolse tra le sue braccia proprio i bambini, i ragazzini. Poi, il suo piccolo ha raggiunto il “grande” e tutti, ad oggi, riusciamo a trarre ancora degli insegnamenti da lui. La speranza nel lungo – e a volte tortuoso – cammino della vita.
Storia / Don Pino Puglisi: una “vita di parola” ed un educatore eccezionale
Fu proprio negli anni della sua formazione sacerdotale che il desiderio di “salvare” quanti più giovani dagli affari illeciti della criminalità organizzata si concretizzò. In particolare, maturò la sua attività educativa. A titolo d’esempio, potremmo parlare di come già negli anni ’70 l’opera di evangelizzazione di Don Pino riuscì a sedare una lotta feroce tra due delle famiglie mafiose più influenti a Godrano. Non perché fosse propriamente un prete anti-mafia (come poi è stato denominato), ma perché consapevole del fatto che a pagare le conseguenze di quella lotta sarebbero stati gli innocenti.
Don Pino sapeva che un mafioso diventava tale per mentalità oltre che per i crimini commessi. E la mentalità di un individuo – mafioso o no – si plasma a partire dalla più tenera età. Egli cercava di mostrare il cammino della retta via a tutti coloro che per background socio-culturale potevano – erroneamente – essere attirati dalla mafia, finendo per considerare i boss degli idoli meritevoli di riverenza. Organizzava attività e giochi per i bambini, mostrando come sia possibile ottenere il rispetto altrui essendo sé stessi e nel rispetto della legge.
Storia / Don Pino Puglisi: l’insegnamento nelle scuole
Da buon educatore quale era, si è sempre distinto per la sua passione educativa. Padre Pino Puglisi ha condotto una vita di parola non solo dal punto di vista evangelico, ma anche su questo livello del segmento sociale palermitano. Soprattutto per i più piccoli. Per questo, ad affiancare le sue attività di sacerdote, c’era la professione di insegnante in diverse scuole della realtà palermitana. A scuola, sebbene fossero pochi i bambini a frequentare le lezioni, ha insegnato per quasi tutta la sua vita. Ad accogliere Don Pino, furono per prima gli istituti di scuola media “Archimede” e “Villafrati”. Successivamente l’istituto magistrale “Santa Macrina” ed il liceo classico “Vittorio Emanuele II”.
Storia / Don Pino Puglisi: il Centro di Accoglienza “Padre Nostro”
Il Centro di Accoglienza “Padre Nostro” è un’associazione nata nel 1991, inaugurata nel 1993 nel quartiere palermitano di Brancaccio. Non si potrebbe parlare dell’opera di evangelizzazione di padre Pino se si omettesse la narrazione e l’importanza capitale di questo Centro. “La sua infaticabile azione pastorale e pedagogica, portata avanti insieme ai volontari del Centro, ha permesso il recupero di un numero indefinito di minori e adolescenti costantemente esposti al rischio di emarginazione e reclutamento da parte della criminalità organizzata” – riporta tutt’oggi la pagina di presentazione del Centro. Il Centro è nato come un’iniziativa volta, nel contenuto e negli scopi, a progetti di riscatto senza riserve. Dopo la morte del suo fondatore, il Centro di Accoglienza “Padre Nostro” ha continuato ad ispirarsi ai principi e ai valori professati da Don Pino.
Storia / Don Pino Puglisi: perché la mafia lo ha ucciso?
Dire che Don Pino Puglisi era un prete anti-mafia e che per questo la criminalità organizzata ha complottato contro di lui fino ad assassinarlo sarebbe riduttivo dell’intera narrazione che oggi si fa su questo sacerdote esemplare. L’interesse principale di Don Pino non era di certo sradicare la mafia dal suo “habitat” naturale: Palermo. Nella sua lungimiranza, sapeva che le radici mafiose che affondavano nel sottosuolo palermitano erano difficili da estirpare e che certamente con le sue attività ricreative non sarebbe stato in grado di contrastare la mafia fino ad eliminarla. Ma non era quello il suo intento. La causa che gli stava a cuore erano in tutto e per tutto i giovani.
Conosceva la realtà del tempo, conosceva i meccanismi di accesso alla vita criminale. Molti suoi coetanei – a differenza sua – s’incamminarono per quella via. Non era direttamente ostile alla mafia, ma desiderava sottrarre da quelle logiche chi aveva ancora il cuore puro e le mani “pulite”. La sua influenza contribuì a cambiare il destino di moltissimi adolescenti che, avvicinandosi ai valori ed ai principi mostrati dal sacerdote, si sottrassero da quel marchingegno criminoso che era la mafia. Alla mafia, dunque, cominciò a mancare la “manodopera”. E se Don Pino non era direttamente un prete anti-mafia, la mafia attribuì le cause della mancanza di manodopera criminale a lui. Per questo, Don Pino Puglisi doveva morire.
Storia / Don Pino Puglisi: l’assassinio
“Padre, questa è una rapina!” – gli urlò Spatuzza, un mafioso diventato poi collaboratore di giustizia. “Me lo aspettavo” – confessò padre Pino ai suoi uccisori – si dice – sorridendo. Non dovrebbe sorprendere che un’anima pia come la sua sia riuscita a perdonare la morte prima che questa stessa lo prendesse con sé. Salutò la morte, probabilmente considerandola parte di un disegno divino più grande. Sicuramente Don Pino Puglisi non è morto invano. Nonostante il presunto rigido codice su cui si fondava la mentalità mafiosa vietasse di fare del male ai membri della chiesa, Don Pino morì per mano di Gaspare Spatuzza e Salvatore Grigoli. L’uno richiamò la sua attenzione, l’altro gli sparò alla nuca, di spalle. Tipico iter di uccisione mafioso.
Storia / Don Pino Puglisi: la beatificazione
Puglisi è la prima vittima della mafia ad essere beatificata dalla Chiesa. Il 28 giugno del 2012 papa Benedetto XVI° ha concesso la promulgazione del decreto di beatificazione per il martirio in odium fidei. Il 15 settembre dello stesso anno il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, ha reso nota la data della cerimonia di beatificazione di padre Pino Puglisi, avvenuta il 25 maggio 2013. Ad insignire l’operato di Don Pino, però, non fu soltanto la Chiesa. Ma anche lo Stato. Infatti, l’eccelso sacerdote ha ricevuto una medaglia d’oro al valor civile “per l’impegno di educatore delle coscienze, in particolare delle giovani generazioni. Nell’affermare la profonda coerenza tra i valori evangelici e quelli civili di legalità e giustizia. In un percorso di testimonianza per la dignità e la promozione dell’uomo…”.
Grazia Patanè