Gettonopoli: così ai più piace chiamare il recente caso che interessa Acireale, come se d’un tratto la città si fosse trasformata in una metropoli o, più semplicemente, non avesse già abbastanza problemi a cui pensare. A far discutere i cittadini è la vicenda, rimbalzata anche sui media nazionali, legata al gettone di presenza cui hanno diritto i consiglieri comunali che partecipano alle riunioni delle varie commissioni; vicenda sollevata dal movimento politico del Movimento 5 stelle, che non è rappresentato in Consiglio. Un tour tra i presepi cittadini, una visita ad un’azienda agricola, sedute nel bel mezzo del carnevale estivo per sondare le reazioni del pubblico: questi gli argomenti trattati che emergono da alcuni dei verbali delle riunioni che gettano ombra sull’operato di alcune commissioni; per ogni incontro è stato percepito un gettone di presenza pari a 63,79 euro lordi. Tra luglio 2014 e febbraio 2015 il costo complessivo soltanto delle riunioni delle commissioni è stato di 225mila euro, ha spiegato la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Angela Foti.
Le sedute sono legittime e sono state tenute per il bene dei cittadini, ribatte il presidente del Consiglio, Rosario Raneri, che aggiunge: «Siamo dispiaciuti che, per una decina di verbali di commissione, redatti probabilmente con uno spiccato senso narrativo, venga sporcato il lavoro di un Consiglio comunale composto finalmente da tanti giovani, che quotidianamente si impegnano a costruire nuove proposte per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’immagine di Acireale». Le risposte e le giustificazioni politiche, tuttavia, non convincono appieno i cittadini indignati dagli sprechi nella gestione della cosa pubblica, ma il dibattito sulla questione non può concentrarsi sulla legittimità di una seduta di commissione o su quanti gettoni siano stati conseguiti dai vari consiglieri; la domanda più importante, semmai, è di natura etica: era davvero necessario riunirsi e spendere quanto è stato speso per riunioni del genere? Certo, tacchini, pavoni e gite all’agriturismo rappresentano un valido percorso per la biodiversità, ma davvero non erano percorribili altre strade per conseguire l’obiettivo di maggiori conoscenze in questo campo?
Sia ben chiaro: mentre l’indignazione dei cittadini si divide sull’opportunità del gettone dipresenza, il problema alla base appare, invece, per tutti lo stesso e riguarda la questione morale, con un interrogativo: in questi tempi di crisi e di gravi difficoltà economica, com’è possibile riunirsi 25 volte al mese con annesso gettone di presenza e non soffermarsi a pensare neanche per un istante che quei soldi potrebbero essere spesi meglio? Sicuramente non tutte le riunioni si basano su gite e sondaggi dal vivo e nessuno mette in discussione l’imperitura dedizione del consigliere che, per amore della propria città, si riunisce in commissione anche di sabato, ma, dopo tutto il trambusto emerso, dopo le urla, l’indignazione, la rabbia, non sarebbe opportuno, magari, un semplice, ma mai sopravvalutato, gesto di scuse?
Chiamiamolo pure errore di valutazione o gesto di leggerezza ma, tra i comunicati politici che si susseguono, alcuni dalla dubbia utilità, e un continuo arroccarsi dietro il buon lavoro e la legittimità delle commissioni, davvero non si riesce a capire, e riconoscere, di avere effettuato un passo falso? Non sarà la proposta di diminuire il prezzo del gettone di presenza a 56 euro a controbattere il malcontento: la ferita che la città cerca di disinfettare non è legata ai pochi euro in più o in meno: il problema è di natura etica e, come tale, non ha prezzo.
Andrea Viscuso