Acireale / Importanti conferme sulla storia della seicentesca “copia picta” della Sacra Sindone, custodita nella Basilica di San Sebastiano

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Giovedì 6 aprile, presso la Basilica di San Sebastiano, si è tenuta un’interessante conferenza dal titolo Copia picta. Aspetti storici e artistici della preziosa copia della Sacra Sindone, organizzata da don Vittorio Rocca, decano della Basilica, in collaborazione con l’Arciconfraternita del SS.Crocifisso in San Sebastiano ed il Rotary Club di Acireale; relatore l’archivista-storico Saro Bella.

A presentare l’incontro culturale è stata la presidente del club-service acese, Marina Rapisarda. Ha introdotto la conferenza l’ing. Rosario Russo, rettore dell’Arciconfraternita, che ha fatto cenno alla storia dell’antica congrega, la quale a metà del seicento ricevette in dono la copia della Sindone, che veniva anticamente piegata e riposta sotto l’altare dedicato all’Addolorata (nel braccio sinistro del transetto). Ciò nel tempo ha creato increspature e  grinze, che rischiavano di danneggiare irreversibilmente l’antica copia. L’ing. Russo, accortosi della precarie condizioni del manufatto, si è adoperato al fine di proteggere il telo di lino, sistemandolo disteso in un’apposita teca e preservandolo, così, anche dai vari agenti atmosferici (luce, umidità, ecc.). Da qualche anno, la quinta domenica di Quaresima, si organizza in Basilica una solenne ostensione dell’immagine, che suscita nei fedeli profonda commozione e riflessione sulla passione, morte e risurrezione di Gesù. Si tratta di un importante cimelio storico-religioso, un telo di lino che misura cm 390 x 96, dipinto nel 1644 ed “extractum ex originali”. Di copie così datate e simili per dimensioni (l’originale misura 113cm x 441 cm) non ne esistono in Sicilia (in Italia si contano diciotto copie). Si presume che anche quella acese, come alcune altre, abbia assunto il carattere di reliquia sacra “per contatto” con l’originale.

Lo storico Saro Bella, utilizzando un’accattivante presentazione, ha poi analizzato le caratteristiche del lino sindonico, custodito a Torino, attraverso i segni che vi sono impressi, cioè le ferite da flagellazione e crocefissione. Le prime foto realizzate nel 1899, le ricostruzioni in 3D e l’applicazione delle tecnologie moderne hanno fatto, via via, venire fuori nuovi elementi per la migliore comprensione dell’immagine dell’Uomo della Sindone. Il relatore ha poi ricostruito i vari passaggi che hanno portato la Sindone dalla Terra Santa a Torino, ricordando che le “copiae pictae” si sono diffuse a partire dal XVI sec., da quando cioè si estese la consuetudine dei esporre la Sindone (ostensione); le copie venivano poi donate dai Savoia a corti e monasteri. Una settantina sono quelle note (forse in totale sono più di cento), mentre numerosi sono poi i quadri di autori famosi che hanno per oggetto la Sindone. Tornando alla copia acese, nonostante si fosse pensato fino a poco tempo fa che fosse pervenuta all’Arciconfraternita solo dopo le leggi eversive del 1866-1867, Saro Bella ha trovato conferma della presenza in Basilica di uno “scrigno per la Sindone“, già nella seconda metà del ‘700, dalla lettura di alcuni inventari conservati presso l’archivio storico diocesano. Altra importante e recente scoperta archivistica è quella di don Giuseppe Guliti, vicecancelliere della diocesi di Catania: un documento del 1666 contenente una supplica dell’Arciconfraternita del SS.Crocifisso in San Sebastiano alle autorità ecclesiastiche del tempo, a cui chiedeva di essere autorizzata a svolgere una processione con la copia della Sindone il giorno del Venerdì Santo. Una tradizione secolare di culto che viene attestata ancora dal periodico locale “Lo Zelatore cattolico” nel 1907  e che verrà poi “mandata in soffita” nel periodo post-Concilio Vaticano II.

Di estremo interesse risulta, quindi, la storia di questa preziosa copia e del culto a cui è legata: “salviamo la memoria di questo straordinario manufatto, di antico valore storico e religioso” ha concluso il relatore.

Guido Leonardi

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