Acireale / In abbandono la chiesa di San Francesco di Paola. Torna a vivere solo il 2 aprile, giorno della festa

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Interno della chiesa

Nel centro storico di Acireale all’incrocio di piccole vie di antica memoria sorge la chiesa dedicata a San Francesco di Paola. Essa è famosa non solo per il culto del Santo ma per la caratteristica particolare di essere costruita fra due strade, e quindi non confinante con nessun altro edificio.

La sua costruzione, ad una sola navata a croce latina, iniziò nella seconda metà del ‘500 e completata nel 1602 per cura del vicario don Abramo Grasso, ma il terremoto del 1693 la rovinò completamente, come la maggior parte degli edifici acesi. Fu riedificata su progetto dell’architetto acese Paolo Amico, grazie all’impegno dell’antica confraternita dedicata al Santo e alle tante offerte dei fedeli. I più generosi furono la baronessa Scudieri e il notaio Girolamo Marano. La facciata esterna, con il portale intagliato in pietra antica di Siracusa, venne completata durante la seconda metà del XIX secolo. All’epoca la chiesa doveva essere di magnifico splendore per arredi, opere d’arte e oggetti preziosi legati al culto religioso, purtroppo oggi di quella magnificenza di un’epoca ormai lontana resta ben poco.

Interno della chiesa
Interno della chiesa

Non che sia venuto meno il culto e l’amore dei fedeli per San Francesco, anzi questo è più vivo che mai, prova ne è la festa in suo onore nel 2007 in occasione del quinto centenario della nascita al cielo del Santo, avvenuta il 2 aprile del 1507 all’età di 91 anni nel convento di Plessis-les-Tours, ma per il resto dell’anno nessuna funzione religiosa viene celebrata. Tra le sue mura il silenzio è opprimente, i tasti dell’organo, che un tempo diffondeva incantevoli, suoni sono coperti dalla polvere: da troppo tempo le agili dita di una mano non li sfiorano più. Una visita alla cantoria porta il visitatore odierno quasi a sentire voci e melodie di anni passati, e le scritte sulle pareti laterali dell’antico organo con nomi e date sono la testimonianza dei fanciulli di allora, la maggior parte di essi non più tra noi, che rendevano viva la chiesa e le funzioni che si svolgevano in essa.

Al suo interno quel che resta fra statue, arredi e quadri chiede solo di poter tornare a vivere e accogliere i fedeli che sicuramente sarebbero ben felici di ritrovare il proprio luogo di culto, dedicato ad un Santo tanto amato e dalla vita straordinaria. Si narra che, nella notte della sua nascita, avvenuta il 27 marzo 1416, una melodia celeste echeggiò attorno alla casa dove il Santo venne al mondo. Patrono della Calabria e della Sicilia è anche il protettore dei pescatori e dei naviganti. Uno dei suoi miracoli più celebri è l’attraversamento dello stretto di Messina sul suo mantello a causa del rifiuto del barcaiolo calabro Pietro Coloso che, senza denari, si rifiutò di far traghettare il Santo e alcuni suoi fratelli. Trascorse gli ultimi 25 anni della sua lunga e santa vita in Francia per volere del re Luigi XI speranzoso di essere guarito da San Francesco. Egli non lo guarì del suo male fisico, ma lo guarì spiritualmente aiutandolo ad affrontare da cristiano il momento del trapasso.

Gli altri sovrani che successero a Luigi XI, Carlo VIII e Luigi XII, non permisero al Santo di tornare in patria, anzi contribuirono alla fondazione di due monasteri dell’ordine dei Minimi, ordine fondato dal Santo.

Un ruolo fondamentale ebbe la confraternita dedicata a San Francesco di Paola, essa esisteva già nell’anno 1617, approvata da monsignore don Andrea Riggio vescovo di Catania. Solo gli uomini potevano farne parte; infatti al suo interno erano escluse le donne ma anche i facchini e i servitori. Il socio, al momento dell’iscrizione, doveva pagare sei tarì e consegnare una torcia di cera per suo uso nelle funzioni e candele per uso della chiesa. Inoltre, ogni iscritto doveva versare annualmente due tarì per avere diritto alla sua morte alle seguenti prestazioni: il famiglio, la bara, le barette fornite di torce di cera, la profumeria e la sepoltura e anche quattro confrati per portare la bara fino alla chiesa. Nella Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 1935 con R.D. n°646 veniva riconosciuta dallo Stato alla confraternita i suoi fini di culto. Ogg, da tempo, essa è estinta.

Dal 2008 il geometra Antonio Amore è l’affidatario della chiesa di San Francesco di Paola e, con grande impegno e dedizione, cura il culto del Santo tanto amato. Ogni anno il 2 aprile in occasione della festa a lui dedicata la chiesa torna a vivere, per la gioia di tutti i fedeli.

Sarebbe bello se la chiesa potesse ritornare agli antichi splendori e, finalmente, la coltre di polvere e silenzio fosse rimossa, e voci argentine accompagnate dal suono dell’organo tornassero a risuonare tra le sue mura.

Gabriella Puleo

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