Domenica 3 febbraio, nei locali della basilica di San Sebastiano, s’è svolto un incontro culturale sul pittore Renato Guttuso (1912- 1985) , di livello europeo per la sua adesione alla contemporanea figurazione naturalistica.
Don Vittorio Rocca parla della biografia dell’artista, nato nel 1912 a Bagheria, comunista. Guttuso “credeva di non credere”: il figlio adottato racconta che, prima di morire, il padre volle che fosse celebrata una santa Messa nella stanza, dove era degente. Don Rocca, servendosi del video, traccia le linee essenziali e i valori artistici delle sue più significative opere d’ispirazione sacra e sociale, quale “Crocifissione”, opera molto originale del 1942, discussa a lungo per la crudezza della rappresentazione della Maddalena, nuda, immagine dell’umanità, che implora la salvezza dinanzi al Crocefisso. “La fuga in Egitto” del 1983, con i protagonisti in costumi palestinesi, affresco al Sacro Monte di Varese. “I solfatari”, quadro molto realistico, raffigurante il lavoro penoso dei solfatari, costretti a lavorare nudi; tra di essi è raffigurato Cristo, nudo. Interessante il richiamo a Guttuso, che giustifica la nudità dei personaggi, in quanto sarebbe stato banale vestirli: è la nudità a sottrarli ad una collocazione temporale. E’ tempo di guerra: il paesaggio con la sua natura morta rappresenta la distruzione contemporanea, i drammi. Cubista, lo stile di Guttuso.
Segue la relazione di Fabio Grippaldi su “Crocifissione”, Premio a Bergamo nel ‘42; tre anni, la preparazione di Guttuso. Grippaldi sottolinea come il quadro dalla Chiesa cattolica venne giudicato “eretico”; mons. Bernareggi emanò un editto con il divieto di visitare la mostra, pena la scomunica; ovviamente, appoggiò il falso moralismo dei fascisti. La tematica di “Crocifissione” nasce da una profonda meditazione dell’artista sulla seconda guerra mondiale e sulla sua opposizione al regime fascista; inoltre, denuncia le ingiustizie nel mondo
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Interessante la rappresentazione dei due siciliani innocenti, Sacco e Vanzetti, giustiziati con la sedia elettrica. L’opera era destinata ad un privato, non alla Chiesa. Il relatore riferisce che su “L’Osservatore romano” comparve un articolo con la condanna dell’artista, altro episodio di “violenza fascista”. Viene fatto un accostamento di “Crocifissione” a “Guernica” di Picasso, dono all’intera umanità d’oggi, nel Museum of Modern Art di New York.
Anna Bella