In una splendida giornata di sole, in mezzo alla natura rigogliosa della Timpa, davanti ad un mare meraviglioso, con un’aria tersa e limpida che permetteva agevolmente di vedere in lontananza le coste della Calabria, è stato dato l’avvio ai lavori di abbattimento dell’ecomostro che da più di quarant’anni sovrasta la costa ionica tra Santa Maria La Scala e Santa Caterina. Sembrava quasi che anche la natura fosse impaziente di riprendersi ciò che la mano dell’uomo le aveva stoltamente strappato, deturpando quell’angolo meraviglioso di natura costituito dal declivio della Timpa.
E così il 2 dicembre, alle 12 in punto, è stato staccato il primo pezzo di manufatto che è stato poi sollevato da un’alta gru e depositato nell’apposita area del cantiere. Erano presenti le massime autorità locali e provinciali, a cominciare dal sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, dal sindaco metropolitano Enzo Bianco e dal prefetto Maria Guia Federico; ma c’erano pure il questore Marcello Cardona, i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza (accompagnati dai comandanti delle rispettive unità locali di Acireale), il vice comandante della Capitaneria di Porto di Catania, i rappresentanti del Genio Civile e alcuni rappresentanti della Regione Siciliana (l’ex assessore alle Infrastrutture Nico Torrisi e l’on. Nicola D’Agostino).
Erano inoltre presenti i vertici della Procura della Repubblica di Catania, il procuratore capo Carmelo Zuccaro ed il procuratore aggiunto Michelangelo Patanè; ma per sottolineare l’impegno della Procura etnea nella lotta all’abusivismo edilizio c’era pure l’ex procuratore capo di Catania Giovanni Salvi (adesso procuratore generale di Roma).
E tutti erano lì, su una terrazza a strapiombo sul mare approntata per l’occasione, assieme a tanti giornalisti e video operatori delle più importanti testate locali e regionali, impazienti di vedere il primo atto risolutivo di una situazione durata ormai troppo a lungo.
“Con la demolizione dell’ecomostro della Riserva naturale della Timpa, simbolo di uno scempio edilizio in piena Riserva naturale, si concretizza, dopo 40 anni di lotte, la vittoria della civiltà, della legalità e della bellezza. Questo non è un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza per la nostra città e il nostro territorio; dobbiamo tutelare, valorizzare e rendere veramente fruibili i nostri luoghi meravigliosi”, ha dichiarato per l’occasione il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, che sprizzava contentezza e soddisfazione da tutti i pori.
Il cosiddetto “ecomostro della Timpa” è ciò che rimane del progetto di un albergo di lusso che doveva nascere a strapiombo sul mare (“Aloha mare”), la cui costruzione iniziò nel 1975. Una serie di denunce ed esposti ne bloccò i lavori dopo un paio d’anni, ma ci sono voluti quarant’anni di ricorsi e controricorsi, e varie sentenze del TAR e del CGA, per arrivare a questa giornata. Da ultimo, nel 2013, è stata la Procura della Repubblica di Catania ad interessarsi della questione, a seguito della sentenza del CGA che nel 2012 intimava ai proprietari la demolizione della struttura ormai fatiscente. Adesso sta intervenendo l’Amministrazione comunale di Acireale che, attivando un percorso condiviso con la Procura di Catania, con l’Assessorato regionale Infrastrutture e Mobilità, con il Genio Civile di Catania e con l’Azienda regionale Foreste Demaniali, sta procedendo direttamente all’abbattimento della struttura, in danno alla ditta proprietaria inadempiente.
La durata dei lavori è prevista in tre mesi (dovrebbero quindi concludersi a febbraio del 2017), con un costo di 155 mila euro, importo che sarà suddiviso tra il Comune di Acireale e l’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità. Per l’esecuzione dei lavori è stata approntata un’area a monte dello scheletro in cemento armato, che ospita il cantiere (con baraccamenti di servizio e deposito per il materiale di risulta) ed in cui è stata montata una gru alta circa 30 metri e con uno sbraccio di 51 metri. I lavori di smantellamento del fabbricato si svolgeranno secondo prescrizioni precise dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente, rispettando il periodo riproduttivo e migratorio delle specie faunistiche, dal momento che ci troviamo all’interno di un’area protetta. Tutta l’area è stata inoltre delimitata e messa in sicurezza, in considerazione del fatto che si trova in una zona con rischi di smottamento e comunque in un territorio ad alto rischio sismico. La struttura verrà tagliata e smontata pezzo per pezzo, dall’alto verso il basso. Solo la parte delle fondamenta non sarà rimossa, ma rimarrà interrata e sarà poi successivamente ricoperta dalla vegetazione. L’area si trova in prossimità del vecchio tracciato della ferrovia (quello che a breve dovrebbe diventare un percorso ciclopedonale) e, con l’annessione dell’area Gazzena, dovrebbe dare vita al parco suburbano della città metropolitana.
Nino De Maria