Ad Acireale è nata la “Banca della memoria”, un’ iniziativa popolare promossa dal rettore del Santuario del Sacro Cuore di Gesù, don Orazio Barbarino, e supportata dalla comunità. Responsabili dell’iniziativa le insegnanti Mariella Di Mauro e Gabriella Puleo, con le quali abbiamo parlato.
Da dove e come nasce questo progetto di memoria del quartiere “Sacro Cuore”? Illustra la docente Puleo
Questa iniziativa nasce da padre Orazio Barbarino, parroco del Santuario dal 16 settembre del 2023. Padre Orazio, sin dal suo insediamento nella chiesa del Sacro Cuore, ha manifestato la voglia di costruire. Cioè raccogliere tutto ciò che si può avere a casa, anche fotografie, che racchiuda la storia di questo quartiere del Sacro Cuore.
Nei primi anni ’60 del 1900 la chiesa viene aperta. E’ praticamente coeva al Monastero delle Suore della Visitazione. Ovviamente tutto il quartiere stava nascendo gradatamente.
In quel periodo, dunque, era tutta una zona nuovissima, in parte un po’ impervia e totalmente fuori da quello che era considerato il centro della città. E’ del tutto diverso il quartiere di oggi che invece può essere considerato relativamente vicino al centro della Città.
Il primo sacerdote della parrocchia del Sacro Cuore è padre Michele Micalizzi, è rimasto parroco della chiesa per quasi tutta la sua vita.
Padre Michele Micalizzi riferimento per la comunità
Egli ha costituito quella figura di prete di riferimento per tutti noi nati negli anni ’60-’70, che, praticamente, siamo cresciuti con lui.
Padre Orazio Barbarino ora sta cercando di costituire un gruppo coeso, riempiendo la chiesa durante le funzioni con tanta gente che è molto motivata. Ricordiamoci che oggi il Sacro Cuore è Santuario e non parrocchia. Da qui la voglia di suggerire la realizzazione della memoria fatta anche da tante fotografie.
Qualche idea per coinvolgere attivamente la comunità nella costruzione di questo progetto?
Nonostante ci sia un dibattito aperto sulla partecipazione di varie esperienze, padre Barbarino, pur essendo il rettore di un Santuario, sta cercando di portare avanti il progetto nello spirito di una parrocchia, ma anche con le differenze rispetto ad una parrocchia. Ad esempio dando i locali agli scout dove oggi hanno la sede, la stessa cosa per il gruppo della Misericordia. Egli, oltretutto, è anche responsabile di alcune associazioni importanti, per cui la liturgia viene spesso animata anche da questi gruppi.
Quello di padre Orazio è un progetto valido perché la memoria è importante. Perché noi siamo il nostro presente che è fatto del nostro passato. Quindi, ricostruire l’evoluzione di questo quartiere è un fatto di grande importanza.
Mariella Di Mauro riporta il pensiero originale di padre Barbarino
“Ogni posto – sostiene il parroco – serve per vivere e per ricordare: la cultura è memoria. L’uomo è uno che vive e che abita in un posto ed è il prodotto del posto ed è lui stesso memoria delle generazioni passate. Il problema è ricordare ciò che è accaduto e la saldatura tra le generazioni: grande problema di oggi.
Vivere vuol dire stabilire rapporti tra le generazioni, affrontare la vita con i talenti che ognuno possiede e interrogare la realtà la quale risponderà nella misura in cui facciamo le domande: questo è memoria. L’abitudine di oggi è guardare a noi stessi. Cioè un soliloquio senza pensare all’aggancio che c’è stato prima.
Ognuno ha origine in un luogo, un tempo ed uno spazio. Nel luogo dove si vive, ci si deve porre il problema della memoria, noi, che siamo l’ultima generazione. In banca, di solito, depositiamo le cose più importanti, qui si fa centro sulla vita, sui volti, sulle storie e su ciò che è stato prodotto in primo luogo di spirituale, ciò che è immateriale. Ma anche ciò che è materiale, ciò che si produce, le attività artigianali, le case che hanno costruito, le strade”.
Costruire la memoria del “Sacro Cuore” donando qualcosa di proprio
“La chiesa del Sacratissimo Cuore si trova nell’ultimo quartiere costruito in città e nonostante sia stato fondato alcuni decenni fa rischiamo di vivere nella dimenticanza. Sembra quasi che questa generazione non voglia ricordare. Questa, per dirla con una citazione, è la vita liquida di Bauman e non si vogliono legami e responsabilità. Il primo lavoro da fare come banca, se mi si permette l’analogia, è consegnare questa consapevolezza a tutti: quindi bisogna chiamare le persone e parlare con loro.
Costruiamo le memorie tirando fuori qualcosa di nostro e donandolo alla banca, cioè cose reali: dalla foto ad oggetti a noi cari. Ma, anziché conservare tutto, sarebbe importante la condivisione.
A volte conserviamo il passato come mummificato. E invece una memoria attiva che coinvolge è viva e fa vivere il presente legato al passato. Non si può vivere solo per sé, si deve essere legati alla città, il luogo dove cresciamo e ci apriamo. E non ai non luoghi senza memoria, come ad esempio i centri commerciali”.
Allora, prof.ssa Di Mauro, qualcosa si sta muovendo se ci sono già delle fotoche fanno memoria del “Sacro Cuore”?
Si, ad esempio, se si va in chiesa, appena si entra ai lati ci sono degli espositori con delle foto. Inoltre, è stato donato alla comunità dal geologo Filetti un vasetto che dovrebbe risalire al primo secolo avanti Cristo, ritrovato in quel luogo quando c’è stato lo sbancamento.
Se la comunità volesse contribuire, il referente è dunque padre Barbarino?
Si, è lui il referente. E chiunque volesse, può contribuire anche con una sola foto. Ad esempio, il matrimonio della mamma o della nonna. Anche questa è una memoria, perchè testimonianza di un momento aperto alla comunità. Ed aiuta a costruire poco a poco, come si fa nelle case in cui viviamo.
Questo progetto che nasce da una realtà locale come quella del Santuario si potrebbe estendere anche al quartiere Piazza Dante come step successivo?
Sì. Perché no? Si può estendere anche a tutta la città, padre Orazio ne parla sempre nelle sue prediche. Anche se poi gli altri quartieri hanno storie diverse.
Ritorniamo su Piazza Dante, riportando le parole delle intervistate
Questo quartiere, pur avendo una matrice popolare, specialmente proprio nella Piazza, e pur avendo i piccoli problemi che possono avere tutti i quartieri durante le ore notturne, in realtà non ha subito un eccessivo degrado.
Ci sono stati degli anni specialmente durante l’estate, in cui era piacevole passarci di sera perché magari c’era un po’ di musica, i signori che passeggiavano con i cagnolini…Ha aiutato molto l’aver riadattato la villa come la conosciamo oggi. Diversi anni fa, infatti, la villetta era posta su due livelli e con la poca illuminazione era, forse, più facile trovare un ambiente ostile.
L’amministrazione Garozzo sistemò la villa…
Mariella Di Mauro dice che fu l’ amministrazione Garozzo a sistemare la villa sollevandola e favorendo le passeggiate di anziani e il ritrovo di ragazzi.
Sia padre Orazio che è appena arrivato e sia padre Gabriele, già da alcuni anni, si sono impegnati per migliorare i luoghi della comunità.
Insomma, entrambi stanno lasciando anche la loro impronta. E le cose avvengono perché ci sono persone che si mettono in prima linea. Padre Gabriele si è battuto per ottenere quella illuminazione, perché prima, invece, c’era molto buio. Quindi sono due preti che pur con la loro diversità, padre Orazio ormai settantenne, quindi con una grandissima esperienza alle spalle e padre Gabriele, trentenne, si stanno impegnando tanto.
Fa piacere vedere che c’è fermento in Santuario: c’è la comunità che ogni sera alle 19 si raduna, c’è una sera in cui padre Orazio spiega la Bibbia.
Adesso si dovrebbe realizzare un gruppo di Sant’Egidio.
Grazia Pagano