Acireale / Intitolato a Don Milani un plesso dell’istituto Giovanni XXIII

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Bertè e Raspanti Scuola Don Milani Giovanni XXIII Acireale

Lo scorso 11 gennaio l’istituto Comprensivo Scuola Giovanni XXIII  sito in via Firenze, ad Acireale, ha intitolato il proprio plesso a Don Lorenzo Milani. È stato il vescovo di Acireale Antonino Raspanti, insieme al sindaco Roberto Barbagallo e alla dirigente dell’istituto scolastico Alfina Bertè ad intitolare la scuola  a don Milani ricordando agli studenti la figura carismatica del sacerdote, come si evince dalle sue significative parole: “Un esempio educativo che ha la capacità di tirare fuori dal cuore di ogni bambino e bambina, anche i più disagiati, il meglio e non lasciare indietro nessuno”.

Alfina Bertè ha svelato le targhe, di cui due mettono in evidenza due progetti che l’IC intende portare avanti sull’esempio di valori intrapresi da Don Milani ma che già l’istituto aveva a cuore da tempo come da lei stessa affermato. “Avere cura degli spazi, dei tempi che sono più adeguati ai ragazzi e anche di tutte quelle risorse e degli interventi che sono necessari. C’è un lavoro che viene da tanti anni anche nell’ambito del PCTO per portare i giovani verso competenze professionali senza annoiarli”.

“I care”: per un’istruzione diversa e inclusiva 

Nella nostra società, nella quale l’inglese è ormai onnipresente, leggere “I care“,”avere a cuore“, non provoca una grande meraviglia. Mercoledì 10 gennaio, giornata precedente all’inaugurazione dell’Istituto, si era già tenuto nello stesso un incontro sulla visione inclusiva di scuola proposta da Don Milani. A illustrarne il pensiero, in particolare il professor Sebastiano Vecchio, insieme a don Orazio Barbarino e alla professoressa Rosaria Battiato. Milani viene così evidenziato come merita quale figura esemplare votata all’istruzione e alla dedizione verso i più giovani. Sempre pronto ad averne cura proprio in relazione a quel messaggio, I Care, continuamente incarnato dal rivoluzionario sacerdote e poi dai “suoi” ragazzi. Nell’occasione, alcuni studenti erano intervenuti con alcune stimolanti letture, che hanno permesso ai presenti di rivivere quando tutto nacque a Barbiana, un povero borgo tra le montagne toscane del comune di Vicchio, negli anni ’50.

Una volta raggiunta la scuola del paese, ancora oggi, si nota il celebre cartello che riporta esattamente scritto in rosso quell’ “I CARE”. Era il messaggio di benvenuto che accoglieva quanti volessero entrare. Sarà anche questo che spinge ancora maestre e maestri di tutta Italia a salire per la strada polverosa di Barbiana, nonostante sia trascorso oltre mezzo secolo. Probabilmente la ricerca di un messaggio profondo, radicale, coerente e affascinante. Quello di una didattica che parta davvero dalla realtà, dall’incontro con i problemi veri e sentiti degli alunni. È la voglia di approfondire un messaggio che parli di inclusione, di didattica non freddamente frontale e di superamento del concetto di affidamento al solo libro di testo.

Istituto Giovanni XXIII Don Milani Acireale

Una scuola innovativa e meno noiosa 

L’autore di una scuola molto più inclusiva e per questo innovativa era appunto Don Lorenzo Milani che, attraverso l’espressione americana “I Care”, è riuscito a far cambiare la visione e la missione della scuola e non solo. È il motto della migliore gioventù americana, ed è l’esatto contrario del motto fascista ‘Me ne frego’. È stato l’iniziatore di una scuola veramente democratica, nonché del declino della scuola italiana originale (fascista). Queste, alcune delle definizioni più comuni care a Don Milani.

Il “priore di Barbiana” lanciava un messaggio alla scuola del suo tempo (e del nostro tempo): il fulcro dell’azione di ogni insegnante non dev’essere il mero svolgimento del programma, ma la valorizzazione delle potenzialità di ogni giovanissimo che si ha di fronte. Ogni studente che l’insegnante incontra sul suo cammino ha dei punti di forza di cui spesso non è neppure consapevole. Devono essere allora i docenti e gli educatori a sostenerli per facilitarli in questa ricerca. E’ proprio questo il bisogno più grande. Il bisogno di costruire una scuola in grado di “avere a cuore” tutti gli alunni, a prescindere dalle loro capacità, ed estrazione sociale, e di portarli tutti, nessuno escluso, verso il successo formativo.

Giuliana Aglio 

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