Ad Acireale, nel salone della chiesa di San Paolo, si è svolto in due pomeriggi l’aggiornamento per gli insegnanti di religione della Diocesi.
«…Un numero consistente di giovani non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono significativa per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono di essere lasciati in pace» (Francesco, Christus vivit, 39).
Da questo concetto hanno preso l’avvio gli incontri dal titolo “La fede e le nuove generazioni”, tenuti in remoto da don Armando Matteo, docente di Teologia Fondamentale all’Università Urbaniana di Roma. L’organizzazione è stata curata da padre Sebastiano Raciti, e dalla professoressa Barbara Condorelli, coordinatori di tutti i docenti.
I temi centrali: I dati più rilevanti delle indagini sociologiche. La condizione giovanile in Italia. L’eclissi dell’adulto. Cambiamento di mentalità pastorale.
I giovani sempre più lontani dalla religione
La relazione si è incentrata, soprattutto, sul fatto che nelle nuove generazioni non c’è più una sostanziale differenza di genere in merito alla realtà religiosa. Anzi i mutamenti più evidenti sono esattamente sulla linea femminile.
Si evidenzia che nei giovani italiani la religione rimane, quasi sempre una sorta di “rumore di fondo”. Pur avendo essi per lunghi anni frequentato la parrocchia, gli oratori, le associazioni, i movimenti e l’insegnamento di religione a scuola.
«Abbiamo creato una cultura che, da una parte, idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna, ma, paradossalmente, abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento. Perché lentamente li abbiamo emarginati dalla vita pubblica obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono. O che non permettono loro di costruirsi un futuro.
Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini che permettano loro di essere protagonisti attivi nella vita della nostra società. Ci aspettiamo da loro ed esigiamo che siano fermento di futuro. Ma li discriminiamo e li “condanniamo” a bussare a porte che per lo più rimangono chiuse» (Papa Francesco).
La disaffezione alla religione nasconde il bisogno di spiritualità
I ragazzi sottolineano che la novità di cui sono portatori, cioè la disaffezione alla religione, ha radici lontane. Sicuramente nei genitori o forse anche negli stessi nonni. Però, è venuto fuori ed è palpabile che i giovani necessitano di spiritualità. Ma non sono, forse, sufficientemente attenzionati per distrazione o per una ferma volontà di tenerli distanti dalla realtà economica. E dalla stessa società che ambisce, sempre di più, all’eterna giovinezza.
Forse avrebbero bisogno di essere ascoltati e, ancora di più, di essere chiamati per nome come fa solamente chi ti vuole veramente bene e ti conosce.
Chissà quante volte Dio li chiama ma i rumori della notte, che essi stessi producono per non soffrire, li rendono sordi e indifferenti alla chiamata più dolce che ogni ragazzo si potrebbe mai aspettare.
Mariella Di Mauro