Lo stupendo concerto “Il canto delle fate” della giovane musicista Ginevra Gilli ha concluso, prima della pausa estiva, il ciclo degli eventi musicali e culturali organizzati presso la chiesa “Santa Maria della Neve” di Acireale. Stavolta è stato il suono melodioso dell’arpa a pervadere il suggestivo scenario della grotta lavica, inebriando il pubblico, che ha manifestato il suo apprezzamento con continui e convinti applausi. Ad introdurre la serata è stata Paola Riccioli, che ha presentato la Gilli: arpista e raffinata cantante (classe 1993), ha conseguito la laurea di primo e secondo livello presso il conservatorio “V.Bellini” di Catania e per due anni consecutivi (2014-2015) ha vinto il primo premio assoluto al concorso internazionale d’arpa “Nicanor Zabaleta”; negli ultimi anni si è dedicata all’approfondimento della musica celtica e siciliana, vantando diverse e prestigiose collaborazioni.
L’artista, considerata l’ambientazione del concerto, ha iniziato e terminato il suo spettacolo con due pezzi sacri, due preghiere (“Dolce sentire” e “Alleluja”). Dopo l’esecuzione di un brano tipico, utilizzato nei secoli passati dagli irlandesi per animare i combattenti in lotta contro gli inglesi, la trama del concerto si è dipanata lungo un percorso di musiche celtiche incentrate sul tema dell’amore, “una forza superiore a qualunque altra energia che c’è sulla Terra” (cit. Gilli). Amore visto nelle sue diverse declinazioni e fasi, dall’amore carnale a quello etereo: l’incontro, il corteggiamento, l’infatuazione, le prove d’amore. Quale migliore strumento dell’arpa per rapire il pubblico e far passare il messaggio che il vero amore si sublima in una dimensione spirituale. “L’arpa – sono parole del musicista Carlos Salzedo (1885-1961) – è per la musica ciò che la musica è per la vita”.
Meravigliosa l’interpretazione strumentale e vocale della Gilli, che ha eseguito anche due brani di musica siciliana (“Amuri, amuri!” e “A barunissa ri Carini”), perché – ha spiegato – anche in Sicilia, come in Irlanda, l’amore è vissuto come una realtà piena di intensità sentimentale. Un passo di un brano eseguito, laddove l’amante dice “amo la mia donna e la terra su cui cammina”, dà l’idea dell’attaccamento alla terra degli irlandesi, un po’ come dei siciliani. Naturalmente scontato, al termine, il bis chiesto dal pubblico.
Le organizzatrici Paola Riccioli e Giuliana Pistarà, da noi sentite, ci confermano che si riprenderà ad ottobre con un calendario di nuovi appuntamenti (che è in via di allestimento). Per l’estate, invece, è previsto un evento straordinario, di cui verrà data notizia attraverso i consueti canali di informazione. “Dal dicembre dello scorso anno sono state organizzate venti manifestazioni, che hanno registrato una partecipazione media di cento spettatori a serata. Spettacoli musicali di diverso genere ma sempre apprezzatissimi nonché altri eventi culturali, come conferenze, presentazione di libri, incontri di teologia e, da ultimo, un interessantissimo incontro sulla normativa in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno famigliare (la legge n. 112/2016 sul “dopo di noi”). Il lusinghiero successo di pubblico riscontrato ci ha consentito, anzitutto, di riaprire stabilmente e rendere fruibile ai visitatori il presepe settecentesco; quindi, di avviare il lungo iter burocratico finalizzato al restauro dei pastori. Abbiamo anche costituito l’associazione “Presepe Settecentesco”, che ha proprio lo scopo di gestire e promuovere gli eventi che organizziamo al fine della raccolta fondi. Ci stiamo anche mettendo in contatto con tour operator italiani e stranieri per inserire il presepe settecentesco negli itinerari di visita. Abbiamo poi ricevuto importanti e prestigiosi riconoscimenti per il lavoro svolto dal presidente della Fondazione dei Musei civici di Venezia, dott.ssa Maria Cristina Gribaudi, e dal dott. Sandro Barbagallo, responsabile delle Collezioni storiche dei Musei Vaticani”. Un plauso, comunque, va all’intera comunità parrocchiale, guidata dal dinamico parroco don Francesco Mazzoli.
Guido Leonardi