Acireale / La presenza dei Domenicani nella chiesa di san Rocco

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chiesa san Rocco

Da diversi anni, ormai, la presenza dei padri Domenicani ad Acireale esiste solo in quello che hanno lasciato. La chiesa di San Rocco in Acireale, dopo la fase iniziale legata alla peste del 1526, fu affidata, agli inizi del ‘600, ai Frati di San Francesco di Paola che ben presto la abbandonarono perché malandata.

Teniamo presente che ad Acireale le Confraternite svolsero un ruolo fondamentale sia nella costruzione e gestione di varie chiese e sia nella diffusione delle devozioni e del culto.
Per oltre due secoli, resse questa chiesa la Confraternita di San Rocco che mantenne viva la presenza della “Opera della Compagnia di orazione e morte”. E si occupò della cura dell’edificio sacro e accolse l’eredità del canonico Giambattista Grasso agli inizi della seconda metà del 1800 per abbellire l’opera.

Dal convento san Domenico alla chiesa san Rocco

Il convento nacque dopo la nascita della Diocesi di Acireale poiché il primo vescovo mons. Genuardi volle che i Padri Domenicani si occupassero della chiesa ed edificassero un nuovo Convento nel 1881.
Esisteva, infatti, già ad Acireale il Convento San Domenico accanto alla omonima chiesa. Quella chiesa di San Domenico era nata come “chiesa di San Giuseppe” per opera della Confraternita San Giuseppe agli inizi del 1500.

chiesa san Domenico Acireale
Chiesa San Domenico

Agli inizi del 1600 si pensò di ospitare i Domenicani che, per opera del Domenicano Padre Basilio Amabile da Messina edificarono il Convento, inaugurato il 26 dicembre 1639. I Padri Domenicani non mantennero gli impegni assunti con la Confraternita San Giuseppe che decise di abbandonare l’accordo e fondare una nuova chiesa dedicata a San Giuseppe a poca distanza. E, così, la prima chiesa dedicata a San Giuseppe cambiò nome e divenne chiesa San Domenico, gestita dai Padri Domenicani. Questi la ristrutturarono e la ingrandirono dopo il terremoto del 1693.

Ebbe una bella storia quel Convento, ma il 22 dicembre 1861 una apposita Legge dispose l’occupazione di Case religiose per renderle disponibili al servizio pubblico. Il Convento San Domenico passò definitivamente al Comune di Acireale con la Legge del 7 luglio 1866 articolo 20. Ai Domenicani rimase la cura della chiesa e una insignificante parte di alcune stanze attaccate alla chiesa. Ecco perché Mons. Genuardi concesse la chiesa di San Rocco ai Domenicani che vi edificarono un nuovo maestoso Convento nel 1881.

chiesa san Roccco
Chiesa San Rocco

Ristrutturazione della chiesa di san Rocco

Le persone che hanno una certa età ricorderanno lo stato della chiesa di San Rocco sino al primo dopoguerra.  L’interno della chiesa era fortemente condizionato dalla presenza di archi molto bassi che soffocavano l’insieme che era strutturato in tre navate che limitavano l’uso degli spazi. Il padre provinciale Ambrogio Gullo, originario di Linguaglossa, in stretta intesa con padre Bernardo Scammacca, idearono e realizzarono la ristrutturazione dell’interno della chiesa, lasciando intatta la facciata.

E tanti acesi ricorderanno anche la presenza dello studentato dei novizi domenicani che accoglieva e formava i giovani della Provincia Domenicana di Sicilia e Calabria. Lo studentato era anche sede del Padre provinciale. E ricorderemo l’impronta lasciata dai Padri Vincenzo Romano, Reginaldo Cambareri e Giovanni Calcara.

E’ interessante citare qui la saggia decisione adottata dal sindaco del tempo avvocato Cristoforo Filetti, che concesse in comodato d’uso al sacerdote – teologo Salvatore Privitera quelle stanze usate per l’ultima presenza dei Domenicani alle spalle della chiesa di San Domenico, con ingresso da Via Lilibeo. Le stanze accolsero l’Istituto Siciliano di Bioetica fondato dallo stesso don prof.  Privitera che tanto prestigio ha dato alla nostra città in campo internazionale.

Alcuni mesi fa un fulmine, entrato proprio dalla stanza occupata dal compianto teologo moralista, ha gravemente danneggiato il primo piano a alcuni mobili. Fortunatamente, i libri della prestigiosa biblioteca, curata e custodita dai soci acesi dell’Istituto di Bioetica, erano stati trasferiti nei locali del Seminario. Lì sono rimasti soltanto quelli pubblicati dallo stesso Istituto di Bioetica, che non sono stati danneggiati dal fulmine.

 Nino Leotta