Si è parlato di musica, giornalismo, poesia, in particolare poesie – preghiere, e anche di calcio e di problemi giovanili nell’incontro svoltosi nei giorni scorsi nell’Istituto penitenziario per minori di Acireale, con la partecipazione di un gruppo di professionisti legati a “La Voce dell’Jonio”, testata cattolica acese.
Con i giovani ospiti della struttura e i loro educatori, Girolamo Monaco, Rita Scandurra e Marinella Patanè e il cappellano don Francesco Mazzoli, hanno partecipato i giornalisti Giuseppe Vecchio, direttore de “La Voce dell’Jonio”, Mario Agostino, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della cultura, e Maria Pia Risa, che è anche pedagogista, e il medico-musicista Gesuele Sciacca.
Il senso dell’incontro, con parole diverse, è stato spiegato da don Francesco, dal coordinatore del gruppo di educatori, Monaco, e dal direttore de “La Voce”: conoscenza reciproca, scambio di esperienze, confronto franco, collaborazione.
Così è stato facile per la giornalista-pedagogista Risa parlare della sua raccolta di poesie-preghiere, edita da “Agorà”; per il direttore de “la Voce dell’Jonio” illustrare brevemente il ruolo della testata e offrire ai giovani detenuti la possibilità di collaborazione; per Mario Agostino parlare del valore dello sport e, in particolare, del calcio; per Gesuele Sciacca, conosciuto soprattutto perché mette in musica le poesie, spiegare questo suo particolare genio creativo e declamare suonando e cantando alcune opere in versi.
I giovani ospiti hanno seguito con attenzione l’intervento della Risa, svolto in un ambiente nel quale non si distinguevano relatori e pubblico tanto che la presentazione del libro si è risolta in una tavola rotonda. L’autrice della raccolta ha parlato, innanzitutto, della poesia in generale, definendola “una forma d’espressione estemporanea, un dettame del cuore” per poi spiegare la singolarità delle poesie della raccolta, che hanno “una forma orante, e la particolarità del rivolgersi a un Tu, cioè una invocazione con versi che esprimono la gloria di Dio, passando attraverso gioie, dolori, desideri, patemi d’animo, analizzando poeti di epoche molto diverse tra loro, basti pensare che l’antologia percorre ben oltre otto secoli. Si può pregare anche facendo poesia – ha sottolineato la Risa -. La poesia è una innata esigenza spirituale, una formidabile modalità di preghiera”.
La poesia, dunque, dà voce all’anima, così come la musica; a questo punto è entrato in campo il maestro Gesuele Sciacca, con la sua voce e la sua musica, che è riuscito a trasportare ancor più i ragazzi con la declamazione cantata di alcune poesie; ha anche fatto cantare-recitare un giovane rap presente, coautore di un interessante testo in sui si parla della vita in carcere, del pianto delle madri di ragazzi detenuti, rassicurate, infine, con un ripetuto “ce la faremo”; un altro ragazzo ha accompagnato con un tamburo africano il maestro Sciacca, dimostrando anche lui una particolare sensibilità per la musica. Il maestro Sciacca ha voluto dedicare un pensiero al suo papà, “che non abita più con noi” e che aveva prestato servizio proprio in questa struttura, quando ancora non ospitava giovani.
Nel dibattito tra i presenti trattati anche i temi dell’immigrazione e della religione e del suo ruolo nella società.
La presentazione della raccolta di poesie-preghiere è stata fortemente voluta dall’autrice come momento portante dell’incontro, in considerazione del fatto che “c’è bisogno di rincuorare gli animi”, come la stessa Risa ha scritto nella dedica del libro donato ai ragazzi e da lei depositato nella loro biblioteca: “Per chi è stato meno fortunato di noi, è necessario farsi portatrici di speranza, soprattutto dove questa vacilla, per rischiarare e scaldare il cuore e la mente nelle più tenebrose delle notti”.
A quanto pare l’incontro è stato fruttifero considerando che sono in cantiere progetti che vedranno impegnati in prima persona i ragazzi, con la musica, sotto la guida di Gesuele Sciacca, collaborazioni giornalistiche con “La Voce dell’Jonio” e altro.
L’incontro si è concluso con tanti sorrisi e strette di mano e anche con l’impegno di rivedersi.
L. V.