“Da community a comunità”. Questo il tema dell’interessante incontro-dibattito organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Acireale e dall’Unione Cattolica stampa italiana (UCSI) lo scorso 24 gennaio, giornata in cui la Chiesa celebra la memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Il titolo prende spunto dal tema (“Siamo membra gli uni degli altri. Dalla community alle comunità”) scelto da Papa Francesco per la 53a Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che sarà celebrata domenica 2 giugno, solennità dell’Ascensione.
Nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Acireale, moderati dal consigliere nazionale dell’UCSI Gaetano Rizzo, dopo i saluti del direttore dell’Ufficio diocesano, don Arturo Grasso, e del presidente regionale dell’UCSI, Domenico Interdonato, hanno partecipato al dibattito, offrendo interessanti spunti di riflessione, il vescovo della diocesi di Acireale e vice presidente della C.E.I., mons. Antonino Raspanti, e il direttore del quotidiano “La Sicilia”, Antonello Piraneo.
Piraneo ha voluto anzitutto evidenziare, da un lato, la vicinanza e l’attenzione che il giornale da lui diretto pone alla comunità col suo territorio e, dall’altro, al ruolo del giornalista che, oggi più che mai, è quello di in-formare l’opinione pubblica, di mediare tra la piazza virtuale e la notizia: “Dobbiamo saper veicolare una corretta informazione per offrire un prodotto finito di qualità rispetto al prodotto grezzo che si può trovare sul web; un ruolo importante e anche gratificante, soprattutto quando si diffondono le buone notizie. Questa è la grande sfida dei nostri tempi”. Sul ruolo delle nuove tecnologie ha poi aggiunto: “Il Papa in prima persona dimostra che delle tecnologie non bisogna avere paura, ma vanno capite e gestite, anche per dare una corretta informazione. Community deve essere l’evoluzione stessa di comunità perché il web ormai affianca la carta stampata, a cui è destinato un ruolo di approfondimento della notizia, che subito viene lanciata sul web”
Mons. Raspanti ha sottolineato come la comunità deve riprendere consapevolezza del suo ruolo in questa società, che qualcuno ha definito “liquida” o addirittura “nebulosa”; liquidità di cui è un segno la perdita di credibilità delle istituzioni, che non godono oggi di stima e di fiducia perché non ritenute credibili a causa di certi comportamenti e azioni compiute delle persone che le rappresentano. Ma – ha aggiunto – la società non può fare a meno delle istituzioni, l’obiettivo è, dunque, quello di rigenerare le istituzioni stesse per superare questa “caoticità”. Tra comunità e community, in ultima analisi, c’è in ballo la questione dei valori: “Se dietro ci sono dei valori condivisi, allora si costruisce la comunità”. Il mondo dell’informazione ha una grande responsabilità in tal senso. Serve, quindi, una vera alleanza costruttiva, basata su nuove parole, che siano pilastri di un progetto di rinascita, affinché le parole diventino fatti.
Entrambi i relatori hanno concordato sul fatto che la parola-chiave è impegno; impegno nella costruzione della comunità/community anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Al termine si è registrato anche l’intervenuto del nostro direttore, Peppino Vecchio, il quale ha evidenziato che il ruolo del giornalista è quello di educare i lettori a capire dove cercare le notizie affidabili, la corretta informazione; dare la notizia, infatti, è una responsabilità grandissima, che parte sempre dalla verifica delle fonti.
Guido Leonardi