L’ufficio informazioni turistiche di Acireale, che ha sede in piazza Duomo, ha come obiettivo principale quello di garantire un’informazione esauriente e dirigere i turisti nelle loro visite.
Abbiamo incontrato Antonio Coniglio, assessore con delega al Turismo, alla Cultura e allo Sviluppo economico, e lo abbiamo intervistato per scoprire di più sulla gestione dell’ufficio stesso, sui punti di forza e di debolezza della nostra città, sulle sue carenze e limiti.
– Da chi è gestito l’ufficio del turismo di Acireale?
«Quando parliamo di ufficio del turismo dobbiamo considerare due realtà, una è quella comunale che dipende dall’assessore al Turismo, dal dirigente Alfio Licciardello e dal dott. Rosario Strano che si occupa di organizzarlo, l’altra riguarda l’ufficio servizio turistico regionale; abbiamo fatto la scelta nel corso del 2016 di mettere insieme queste due realtà perché il sistema di informazione turistica deve essere un unico sistema. É nato così al Duomo l’ufficio dove troviamo dipendenti sia del servizio turistico comunale che regionale, ci stiamo avvalendo di entrambe le realtà. Nel 2017, al palazzo del turismo, nascerà il nuovo box office di informazioni turistiche permanente».
– L’obiettivo principale?
«Garantire un’informazione costante ed esaustiva. Da un certo punto di vista, nonostante le risorse dell’ente siano scarse, sono stati fatti passi in avanti anche in termini di coperture o aree, bisogna ancora operare perché siamo molto indietro nella formazione del personale e, soprattutto sotto il profilo delle competenze linguistiche, dobbiamo ulteriormente rafforzarci; questo è fondamentale. L’obiettivo è quello di garantire che il servizio turistico regionale possa operare con un indotto turistico che opera 24 ore, quindi chiese, musei aperti, il turista deve sapere dove andare».
– Quali quindi i punti di forza e quelli di debolezza di Acireale?
«I punti di forza di Acireale non sono merito nostro né delle amministrazioni precedenti, ma riguardano le bellezze architettoniche, il barocco, il centro storico, i musei, l’opera dei pupi, la Zelantea; abbiamo un percorso naturalistico eccellente, grandi potenzialità oltre agli eventi come il Carnevale e la festa dei fiori; dall’altro lato ci sono i punti di debolezza, abbiamo insufficienze di posti letto e, quindi, al momento una scarsa ricettività, speriamo che apra “La perla Jonica” per recuperare in questa direzione, il nostro problema poi è quello di garantire i servizi essenziali, quindi la mobilità al visitatore, un centro storico decoroso, abbiamo anche dei limiti nella programmazione».
– In termini di bilancio, quale il risultato ottenuto la scorsa estate?
«Gli eventi sono andati molto bene, il Carnevale, la festa dei fiori, la nivarata; la stagione estiva ha avuto una buona partecipazione di pubblico, però organizzare bene gli eventi non significa fare turismo. Per fare turismo bisogna avere un progetto organico di sviluppo, servizi garantiti in modo costante, bisogna avere una programmazione un anno prima. Quando parliamo di arrivi turistici i dati non sono sconfortanti ma non possono essere entusiasmanti perché i posti letto prima di tutto sono insufficienti; questo è un problema infrastrutturale».
– Secondo lei, com’è cambiato il settore del turismo nel corso degli anni?
«Penso che è cambiato nel senso che non si può più improvvisare, occorrono competenze, esperti, non ci sono più le risorse assistenzialistiche del passato, bisogna far quadrare i conti; penso sia giusto procedere seguendo l’intuizione che avevamo già avuto, come città, a cavallo tra l’88 e il ‘92, che è l’intuizione del turismo culturale; la città deve prendere il patrimonio storico artistico che ha ed elevarlo al sistema, fare di questo la sua offerta turistica. Il minestrone si fa con gli ingredienti che si hanno, il nostro ingrediente principale è questo; tutti gli sforzi verranno capitalizzati dalla logica di professionalizzare il settore turismo e puntare sul turismo culturale, un’idea antica rimasta incompiuta e spero di potermi muovere in questa direzione».
Graziella De Maria