Il nuovo sistema di accoglienza dei migranti ad Acireale è stato illustrato qualche giorno fa dallo psicologo dott. Gabriele Spina, uno dei responsabili del consorzio di cooperative “Il Nodo”, che opera già da diversi anni tra Acireale e Catania, in collaborazione con lo Sprar (il Servizio per l’accoglienza dei richiedenti asilo politico e rifugiati del Ministero dell’Interno) e con gli enti locali.
Chiuso infatti il centro di accoglienza che da qualche anno funzionava presso l’ex Collegio Santa Venera di via Dafnica, sono stati presi in affitto alcuni appartamenti nel centro di Acireale, in cui sono ospitati dei piccoli gruppi di extra comunitari.
“I vantaggi di questa nuova soluzione di accoglienza – afferma il dott. Spina – sono numerosi: intanto una condizione generale di vita senz’altro migliore, perché nel vecchio centro, anche se ampio e accogliente, c’erano delle stanzette piuttosto piccole ed un sistema di gestione dei servizi comuni che richiamava quasi il funzionamento di una caserma. Ed era sempre costante il rischio di creare delle forme di ghettizzazione. Con il sistema degli appartamenti, inseriti nei condomini e nel tessuto vitale della città, si favorisce invece l’integrazione e la socializzazione dei migranti sia con la popolazione, sia con la società e la cultura locali, mentre d’altra parte si riesce anche a dar loro una maggiore indipendenza e autonomia personali.” “La frammentazione e l’ampia distribuzione su tutto il territorio cittadino potrebbero, di contro, rappresentare uno svantaggio, ma a questo si è ovviato con l’aumento degli operatori, perché per ogni gruppo-casa c’è un operatore responsabile.”
Grazie a questo nuovo sistema degli appartamenti, è stato possibile aumentare il numero delle persone accolte ad Acireale, per cui si è passati dai 20-25 ospiti del vecchio centro di accoglienza, ai circa 80 attuali, distribuiti in una decina di case. Con il servizio Sprar gli immigrati, quando rientrano nelle condizioni previste per l’ottenimento dello status di rifugiati politici, vengono inseriti in un progetto della durata di sei mesi (rinnovabili fino ad un massimo di 18), durante i quali vengono assistiti sia nelle procedure burocratiche finalizzate, per l’appunto, al conseguimento dell’asilo politico, sia sul piano personale, per il recupero di documenti personali, titoli di studio, patente di guida e quant’altro necessario; sia sul piano dell’assistenza sanitaria; e sia, ancora, per l’inserimento sociale con la ricerca di un lavoro o di un alloggio autonomo. Sono molti – come è stato anche mostrato in un video proposto dal dott. Spina – gli immigrati che si sono inseriti nella nostra zona nel mondo del lavoro, acquisendo delle valide competenze in campo commerciale, artigianale o anche imprenditoriale.
Nino De Maria